Il meglio di IFN
Prezzi stellari ma qualità scadente: così non ci siamo
Quando il distributore osa ma gli errori sono sotto gli occhi di tutti
Osare in ortofrutta, con primizie o articoli nuovi, non sempre porta i risultati sperati; questo accade soprattutto se alcuni fattori - come il rapporto qualità/prezzo e la comunicazione - non sono gestiti nella maniera corretta.
Durante l’ultima rilevazione di IFN in alcuni punti vendita della GDO abbiamo visto problemi talmente evidenti, che ci chiediamo se sia mai possibile che un responsabile di reparto possa fare errori simili?
Il primo esempio che vi vogliamo sottoporre riguarda la vendita di nespole dalla Spagna, una primizia di stagione, con prezzo di vendita di 12,90 euro al chilogrammo. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, troviamo giusto proporre prodotti nuovi che, tra qualche settimana, avranno - si spera - consumi sostenuti e saranno in assortimento per oltre un mese, ma ad un prezzo di vendita così “importante” deve corrispondere una qualità del prodotto impeccabile. In questo caso era proprio il contrario. Intendiamoci, le nespole non erano da buttare ma nemmeno adeguate ad un prezzo così elevato, che deve portare a tendere alla perfezione, altrimenti diventano difficilmente vendibili e rischiano di alimentare solo gli “sfridi” a negozio.
Stessa situazione, ma con altri risvolti, per i kiwi gialli italiani, proposti a 13,90 euro al chilogrammo in vassoio da 4 frutti (belli esteticamente, anche se molto maturi, per non dire troppo), posti in vendita mediamente ad oltre 8,00 euro al pezzo. In questo caso - oltre al prezzo di vendita “fuori mercato”, visto e considerato che nella stessa piazza si trovano a poco più di metà prezzo - ci deve essere stata una errata valutazione del potenziale di un prodotto del genere che, senza le rotazioni previste, era già ad un livello di sovra maturazione, almeno per la vendita. Sul destino delle confezioni vi sono perciò pochi dubbi. L'aumentare del gettato non farà che ridurre la propensione all'alto di gamma e ciò porterà ad un nuovo errore: ridurne il referenziamento, che andrebbe invece aumentato ma gestendolo bene.
Nei convegni si parla poi tanto dell’importanza della comunicazione a negozio, soprattutto per i prodotti nuovi, ed ecco che ci troviamo davanti i frutti di due varietà di pere relativamente nuove, come Angys e Sweet Sensation, mescolate fra di loro e vendute ad un prezzo di tutto rispetto: 4,98 euro al chilogrammo.
In primo luogo, è illegale mescolare due prodotti diversi nello stesso imballaggio; in secondo luogo, a livello di comunicazione non c’era nessuna informazione a supportare il consumatore nella scelta, in modo da trasferire il valore di queste nuove cultivar. Evidentemente il caporeparto è il primo a non percepire il valore della proposta, visto il trattamento riservato ai frutti in esposizione. Questo è il classico esempio di come una non corretta gestione a reparto rischi di vanificare i tanti sforzi fatti a livello produttivo.
In conclusione, è sicuramente vero che esiste una fascia di consumatori che sono disposti a spendere qualche euro in più, ma “solo” per quei prodotti che sono veramente di qualità, esposti e raccontati bene. Diversamente è un boomerang che si ripercuote negativamente su tutta la filiera.