Premium e IV gamma sono l’ancora di salvezza del radicchio?

Il prodotto Igp traina la categoria verso l’alto di gamma

Premium e IV gamma sono l’ancora di salvezza del radicchio?

L'arrivo dell'inverno coincide con l'aumento dei consumi dei radicchi che oltre alle produzioni pregiate I.G.P. del Veneto come Chioggia, Treviso Precoce, Treviso Tardivo, Verona e Variegato di Castelfranco, sono affiancati da quelli di campo, quali, cicorini, Milano o pan di zucchero. L’assortimento è quindi più che completo, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a dei consumi tendenzialmente in calo, probabilmente influenzati da un inverno sempre più mite. 

In termini di assortimento, la Gdo, soprattutto nelle zone del Nord Italia dove è più consumato, non si tira indietro. Infatti, nelle nostre rilevazioni settimanali li abbiamo trovati in assortimento con belle esposizioni nei banchi con numeriche fino a 8-10 articoli nei negozi più grandi. In prevalenza sono venduti sfusi, mentre il prodotto IGP è valorizzato da packaging che spiccano all’interno dell’assortimento e che ne certificano una qualità impeccabile.

Molto diffusa anche la vendita dei radicchi a peso imposto (anche a MDD o PPL), in questo caso a pezzi singoli o da due, con grammature diverse in base alla grandezza dei radicchi.

Ci sono quindi molte aspettative per capire come proseguirà la stagione e se lo sviluppo in termini di posizionamento e assortimento del prodotto premium I.G.P., potrà dare slancio alle vendite. Non è nemmeno da sottovalutare anche la progressione del prodotto di IV gamma presente fino a maggio nei banchi refrigerati degli assortimenti delle insegne anche a MDD. 

In affiancamento ai più famosi e conosciuti radicchi, sviluppano vendite interessanti anche i cicorini verdi-rossi o radichi di campo, che fanno della loro freschezza, tipicità e localismo la loro forza nei consumi in varie regioni del Nord.

Seppur molto accattivanti e belli visivamente (quando freschi), sono però molto delicati da gestire a negozio perché tendono ad appassire velocemente. Su questi ci deve essere quindi la massima attenzione a generare rotazioni veloci, evitando la massificazione. Viceversa, si rischia di trovare del prodotto stanco non più idoneo al consumo, come ci è capitato di vedere in diversi punti vendita.

Ad ogni modo, la filiera del radicchio, che rimane un vanto della cultura orticola nazionale nonché un simbolo del Made Italy, deve lavorare per far sì che ci sia maggiore continuità durante l’anno, nonostante il clima in campagna di certo non aiuti. Sul prodotto premium e di IV gamma si notano spunti interessanti e incoraggianti mentre sul resto della gamma c’è un certo pressapochismo all’interno del reparto che di certo non aiuta i consumi.

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli