Il meglio di IFN
Mentre l’alimentare corre, l’ortofrutta dorme
Olife®, Rocchetta e San Carlo, tre agguerriti competitori per le quote di pancia e portafoglio
Non passa giorno che, analizzando quanto i vari media generalisti riportano sul comparto alimentare, non mi imbatta nel lancio di prodotti, iniziative e campagne di comunicazione o, anche solo, nei risultati economici di qualche gruppo nazionale o multinazionale che minacciano di rubare quote di pancia e/o di portafoglio al comparto ortofrutticolo. Di rado, infatti, i prodotti lanciati in ortofrutta - o le imprese che li realizzano - raggiungono questi canali con tanta visbilità; di solito il nostro comparto balza agli onori della cronaca per due motivi: o il caro prezzi o la crisi dei consumi, entrambi argomenti non proprio positivi ma, si sa, good news no news, come dicono gli anglosassoni.
Porto l’esempio di sabato scorso, dove sui quotidiani è arrivato al grande pubblico OLife®, un infuso brevettato di foglie di olivo che, con 70 ml al giorno da prendere come integratore, promette i seguenti vantaggi:
1. Potente azione antiossidante
2. Supporto al metabolismo dei lipidi e dei carboidrati
3. Azione protettiva nei confronti dei vasi sanguinei
4. Aiuto nel controllo fisiologico di glicemia e colesterolo
5. Aiuto nella regolazione della pressione arteriosa
In poche parole, una pozione quasi miracolosa che, con un semplice bicchierino al giorno, surroga gran parte delle funzioni della scomoda (e spesso poco buona) ortofrutta, con cui – tra l’altro – ti devi cimentare almeno 5 volte al giorno. Grazie a uno speciale processo produttivo, completamente naturale e brevettato (OLIVUM®) vengono estratte, nel totale rispetto della pianta, elevate concentrazioni dei principi attivi presenti nelle foglie d’olivo, tra i quali: l’Oleuropeina, l’Acido Elenolico, la Rutina, il Tirosolo ed il potente antiossidante Idrossitirosolo. Queste molecole agiscono sinergicamente tra loro per migliorare il funzionamento dell’organismo. Un flaccone da 1 litro costa 30 Euro, per cui la dose giornaliera costa poco più di 2 euro, come un kg di mele. Vi pare caro con tutti quei benefici? Certo, per l'operazione, vanno previsti 15 euro alla settimana a persona, 65 euro al mese, quasi 800 euro all’anno. Ma cosa volete che sia? Appena l’equivalente di oltre 300 kg di ortofrutta assortita, considerando un prezzo medio di 2,5 euro al kg!!
Vengo al secondo caso, l’acqua Rocchetta che, cito fedelmente, dichiara: “contribuisce all’idratazione dell’epidermide e ne mantiene la fisiologica rigenerazione cellulare”, come riconosciuto dal Ministero della Salute con il Decreto n. 4415 del 22 novembre 2022. Tanto campeggia in una martellante campagna stampa sui più accreditati settimanali femminili e per la famiglia. Il tutto supportato da fior di ricerche condotte dall’Università di Napoli Federico II e da quella di Milano, pubblicate su accreditate riviste scientifiche. La tesi dimostrata è che Rocchetta mantiene giovane la pelle e ne contrasta l’invecchiamento; questo – al di là del fattore estetico – favorisce la depurazione dei tessuti e la rigenerazione cellulare. Da cui i pay off del marchio: “Rocchetta, acqua della salute” accompagnato da “puliti dentro e belli fuori”, prendono forma e sostanza. L’acqua Rocchetta costa nell’intorno di 60 centesimi al litro (ma solo nelle bottiglie da 1,5 litri che sono le più diffuse, se no il prezzo è superiore). Se si decide di bere acqua Rocchetta per le sue proprietà, al posto di quella del rubinetto, pur purificata con le diverse tecnologie, che così arriva a costare in media 5 millesimi al litro, la spesa annua per l'acqua aumenta di 0,595 centesimi il litro, vale a dire per oltre 500 euro all’anno procapite, considerando un consumo di 2,25 litri al giorno (la media fra la dose giornaliera consigliata per un uomo (2,5 litri) e una donna (2 litri). Anche qui. optando per l'acquedotto, si libererebbero risorse per 200 kg di ortofrutta mista, che però non ha da sbandierare Decreti recenti emanati a suo favore dal Ministero della Salute .
Arrivo all’ultimo esempio. Su un quotidiano economico, in una breve, compaiono i risultati del Gruppo San Carlo, di cui – senza fare pubblicità – sto sgranocchiando un pacchetto delle mitiche “1936”, quelle della rinomata rosticceria di Milano che aprì in quell’anno e che divenne nota proprio per le patatine dal taglio sottile, di cui quelle di oggi ripropongono la ricetta originale.
Cosa c’entra questo esempio con i precedenti, direte voi? C’entra, eccome, non per gli effeti sulla salute ma per i risultati. Cito i dati riportati: fatturato in crescita del 16,3% nel 2022 rispetto all'anno precedente, per quasi 324 milioni di euro; 22,3 milioni di risultato operativo, con un +59% rispetto al 2021; utile di 15,8 milioni, con un +193% rispetto all’anno precedente, malgrado i 12 milioni di investimenti. Verrebbe da pensare che San Carlo non venda a GDO e Horeca come fanno i produttori di ortofrutta; oppure, più semplicemente, che grazie a marca e qualità riesca a fare valere le sue ragioni meglio che l’ortofrutta. Sulla qualità posso garantire: la bustina da 25 grammi del cluster da 6 è già finita e avrei voglia di aprirne un’altra ma non si può, mi sono già concesso il mio sfizio.
Basta dunque aprire i giornali, guardare la televisione o i social per capire che il mondo alimentare sta correndo, forse come mai prima d’ora. Se l’ortofrutta corre confesso che non me ne sono accorto ma, forse, sono io che sono distratto.