Meglio una cena fuori che frutta e verdura di qualità

L’ortofrutta grande assente nelle priorità degli italiani. A Think Fresh le strategie di recovery

Meglio una cena fuori che frutta e verdura di qualità

È disposto a ridurre la qualità dell’ortofrutta che compra per andare una volta in più al ristorante?” è una di quelle domande che i sacri testi sconsigliano di fare in una ricerca di mercato poiché la risposta sarà dettata più dal sentir comune che non dall’effettiva propensione alla sostituzione, per cui quasi nessuno ammetterà l’eventuale inclinazione a un cambiamento che pare indice di poco buon senso. In tanti anni di ricerche, quando abbiamo provato comunque a inserire domande di questo tipo il risultato è sempre stato quello annunciato. Nel 2023, però, l’ortofrutta è caduta così in basso nelle priorità degli italiani che il 24% dei 18-34enni ha ammesso che per andare una volta più al ristorante è disposto a rinunciare a frutta e verdura di qualità. Se i sacri testi hanno ragione, per avere la percentuale reale di chi la pensa così occorre aumentare il dato rilevato fra le due e le tre volte, facendo così precipitare l’ortofrutta nella scala delle priorità, almeno dei più giovani, perché la percentuale degli over 55 che predilige una visita in più al ristorante scende comunque ad un terzo rispetto ai più giovani.

Se pensiamo che gli italiani in povertà assoluta sono ora più di 5 milioni e la percentuale delle famiglie che comunque non arriva a fine mese è arrivata al 23% del totale, possiamo capire quanto questi dati siano preoccupanti. Infatti, se a questi 20 milioni di italiani che all’ortofrutta di qualità faticano a pensare per impossibilità oggettiva, aggiungiamo anche uno zoccolo duro di persone - circa 25 milioni di connazionali - che, pur arrivando più o meno bene a far bastare quanto guadagnano per vivere, non hanno comunque fra le priorità l’ortofrutta di qualità, lo scenario diviene ancor più fosco.
Trovare una soluzione a questo problema di posizionamento non è facile perché, teoricamente l’organizzazione delle priorità dovrebbe avere un fondamento razionale,  ma - nella realtà - non funziona proprio così, per cui il processo di recovery è quanto mai complesso.
Pensiamo, ad esempio, che malgrado l’acqua potabile, salvo casi particolari, sia disponibile in tutto il territorio nazionale, meno del 30% degli italiani la beve, preferendo quella in bottiglia, secondo quanto emerge da un recente studio di European House-Ambrosetti. Fra le ragioni vi è anche l'attribuzione di proprietà nutraceutiche alle acque minerali, nella maggior parte dei casi inesistenti. Quindi l’acqua minerale rispetto a quella potabile è una priorità malgrado costi molto di più e non abbia poi prestazioni così diverse, se non la gradevolezza al palato. 

Analogamente, il 60% degli italiani non va regolarmente dal dentista, per cui 18 milioni di persone sono affette da carie, fra cui il 36% dei bambini, tendenza che risulta persino in aumento, mentre – secondo uno studio dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours – l’89% degli italiani ha in programma almeno una vacanza nel 2023, ponendo i connazionali come i viaggiatori più assidui d’Europa, con un bel 88% che incrementerà o non limiterà i viaggi nel 2023.

In ambito alimentare, infine, l’inflazione galoppante del 2022 ha fatto stringere la cinghia nei primi mesi del 2023 ai connazionali ma non in modo uniforme. Infatti, se cala di oltre il 10% il consumo di prosciutto di Parma, la mozzarella di bufala campana cresce di oltre il 5%. Se, poi, il pesce fresco prosegue la caduta libera iniziata nel 2022, gli alimenti per sportivi mettono a segno nel primo bimestre del 2023 un +28% a quantità, incremento di cui ha beneficiato anche la frutta secca, in crescita del 5,1%, escludendo – quindi – che il solo problema del pesce sia il prezzo elevato, mentre - con tutta probabilità - il vero problema è che i più non possono comprare tutto, per cui comprano quello che ritengono più importante.
Per l’ortofrutta, in pesante crisi di consumo, l’unico elemento positivo è che sia giovani che anziani sono consci che debba rappresentare il 30% della spesa alimentare ma, poi, di fronte all’offerta, non reputano valga la pena destinarvi tanta attenzione, per cui dirottano la spesa su prodotti più appaganti.

Come recuperare priorità per l’ortofrutta sarà uno dei temi caldi del prossimo Think Fresh, in programma al Grand Hotel di Rimini il prossimo 2 maggio. La consueta ricerca su 3.000 responsabili acquisti, rappresentativi dell’universo nazionale, ci ha fornito gli stimoli necessari a suggerire le linee guida del processo di recovery di cui discuteremo durante la convention (per maggiori informazioni clicca qui ).