Marca Fresh: dal 2023 si tragga insegnamento

Percepito dei consumatori e strategie della distribuzione a confronto

Marca Fresh: dal 2023 si tragga insegnamento

Il 2023 è stato un anno senza precedenti: le anomalie climatiche hanno colpito il 90% delle referenze all’interno del reparto, tanto da provocare una sorta di inflazione “climatica”. C’è da capire se siamo di fronte ad un anno particolarmente sfortunato, o ad una nuova normalità” Le parole di Claudio Mazzini, Responsabile Commerciale Settore Freschissimi presso Coop Italia, durante il convegno inaugurale di Marca Fresh organizzato da SGMARKETING, dal titolo “Ortofrutta: i nuovi paradigmi di acquisto e consumo”, sintetizzano le criticità che il settore ha dovuto affrontare nell’anno appena trascorso.

Un’opinione condivisa anche da Michele Sabatini - Responsabile Acquisti Deperibili presso Magazzini Gabrielli e da Carmelo Carriero - Responsabile Freschissimi MDD presso Crai, che assieme al manager bolognese si sono confrontati sui possibili scenari futuri che la filiera dovrà affrontare.
È chiaro ed evidente che in un contesto di incertezza delle forniture, a causa delle ben note problematiche climatiche, la programmazione diventa un concetto fine a sé stesso. 

“Il 2023 ha portato a galla il lato peggiore della produzione o, meglio, di una parte di essa, - sottolinea Mazzini – che ha speculato fin troppo sulla carenza produttive, salvo poi chiedere aiuto quando un chilo in più di prodotto determina il crollo delle quotazioni. È evidente che nelle relazioni commerciali occorra reciprocità e collaborazione, soprattutto in questo momento storico dove stiamo assistendo ad una polarizzazione dei consumi.”

“Il sistema, in questo modo non può durare perché è sbagliato nei confronti del consumatore. Ricordo che a ogni punto di inflazione si perde all’incirca mezzo punto a volume. Occorre aggregare la produzione in modo da limitare le perdite produttive e allo stesso tempo, ottimizzare i costi di produzione. Probabilmente non sarà la soluzione definitiva a disastri ambientali che dimezzano le produzioni, ma è un punto di partenza imprescindibile”.

I manager concordano sul fatto che la qualità costante deve essere il faro che illumina il reparto e che, allo stesso tempo, occorre puntare su assortimenti ampi invece che profondi, evitando di inserire referenze ridondanti. “Un esempio calzante in Coop, riguarda l’uva senza semi Fior Fiore, che cresce al ritmo del 20% annuo e costa il 50% in più della classica, a dimostrazione che se il prodotto è buono la risposta da parte del consumo c’è eccome. Il Biologico è forse il segmento che più sta soffrendo la crescita del premium e non dobbiamo certo dimenticare il prodotto di primo prezzo che comunque deve possedere un livello qualitativo di tutto rispetto.”

Secondo Carriero: “Occorre imparare anche dagli altri reparti. Per esempio, adesso c’è il trend del prodotto proteico tanto che si trova l’acqua proteica, dicui non capisco l’utilità, ma nel reparto ortofrutta c’è poco o nulla. Sono tutte occasioni perse. Dobbiamo cercare di immaginare il reparto del futuro provando a prevedere l’evoluzione del consumatore. Sarà sempre più importante segmentare in modo intelligente per trovare le risposta giuste, partendo da convenienza, freschezza e qualità. Bisogna cambiare la visione del reparto per ribaltare la dinamica attuale dei numeri.” 

Salvo Garipoli

“Non dimentichiamo, infine, il ruolo cruciale degli operatori all’interno del reparto ortofrutta – specifica Michele Sabatini – perché senza personale formato in grado di mettere a “terra” le strategie ipotizzate, è impossibile pensare di poter rispondere alle esigenze del consumatore”.
È evidente, dalle parole dei distributori, come il 2023 sia stato un anno sfidante e c’è la seria impressione che, se il 2024 avrà le stesse dinamiche, si prospettano cambiamenti profondi all’interno della filiera.