Il meglio di IFN
Macfrut 2025: dopo la consacrazione occorre guardare avanti
Il record di visitatori è solo l’emblema di un prodotto unico con grandi margini di sviluppo

La nostra testata è stata a fianco di Renzo Piraccini quando nubi nere incombevano sul Macfrut, nella convinzione che l’ortofrutta italiana meritasse una fiera di respiro internazionale con una propria identità, che solo il Macfrut poteva garantire, per cui siamo contenti che questa edizione abbia suggellato l’evento di Rimini come un riferimento in ascesa nello scenario internazionale. Questa volta, accanto al Presidente, permettetemi di sottolineare il lavoro della squadra di CesenaFiera; un manipolo di ‘guerrieri’ che, con caparbietà e abnegazione, ha permesso questo salto di qualità. Anche questo è know how che genera valore per tutta la comunità dell’ortofrutta nazionale.
La filiera era già nel DNA di Macfrut ma occorreva tirarla fuori con più decisione, darle una visibilità nei padiglioni e un respiro internazionale che però, anche solo pochi anni fa, andava ricercato sottotraccia. Nei tre giorni dell’evento di quest'anno, invece, fra gli stand si respirava soddisfazione e, senza se e senza ma, il bilancio per espositori e visitatori è stato ampiamente positivo, a coronamento dei buoni risultati dello scorso anno. Novità, incontri e approfondimenti di livello su tanti aspetti della filiera dell’ortofrutta hanno offerto un menù ricco per tutti i gusti.
Cito solo il record degli oltre 61.000 visitatori, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, riportato nel comunicato pubblicato nella Newsletter di oggi, come emblema del successo del Macfrut 2025 e non mi dilungo su altri primati, poiché vorrei spendere questo ultimo capoverso dell'articolo per ragionare sul futuro, evitando così di crogiolarsi troppo sul presente.
Se la strada è oramai tracciata e il mercato l’ha recepita, c’è però ancora tanto lavoro da fare. In primis, a mio avviso, aumentando ancor più l’integrazione fra espositori e tematiche di approfondimento. Berry Area e Pianeta Rosso, per esempio, hanno dimostrato che si può esporre e, contemporaneamente, costruire progetti esperienziali per approfondire il futuro delle filiere, con ampio coinvolgimento, se non proprio B2B2C, almeno di tutta la filiera professionale, dalla produzione alla distribuzione; già così non è poco e, soprattutto, è distintivo del Macfrut.
Concludo mantenendo il pensiero all’interpretazione del futuro, non prossimo ma anteriore. Robotica, Genetica, Intelligenza Artificiale, solo per fare qualche esempio, determineranno cambiamenti profondi dei paradigmi nella filiera ortofrutticola, con necessità di investimenti ingenti. Occorre però sapere in che orizzonte e come avverranno questi cambiamenti per programmarsi adeguatamente. La disponibilità finanziaria necessaria al salto di qualità, infatti, è solo uno degli aspetti in gioco, ma l’evoluzione del comportamento di consumo, della Generazione Z, per esempio, sarà altrettanto determinante, per cui farne discutere dalla filiera ai prossimi Macfrut potrebbe essere una buona idea e un ulteriore valore aggiunto della fiera nel costruire una sua identità. Il business si costruisce a partire dalle idee, Macfrut insegna.



















