La Grande Bellezza Italiana: aggregare per crescere (e, a volte, sopravvivere)

Melinda, UNAPera e La Grande Bellezza Italiana a confronto

La Grande Bellezza Italiana: aggregare per crescere (e, a volte, sopravvivere)

Durante il Macfrut si è svolto un interessante incontro organizzato dalla Grande Bellezza Italiana per mettere a confronto diversi modelli organizzativi nel mondo ortofrutticolo nazionale. In particolare: Melinda, il modello di aggregazione più strutturato, poiché nasce alla fine degli negli anni ’80 e, oggi, rappresenta quasi tutto il trentino melicolo. Poi, il nuovo modello di UNAPera, costruito sulla base territoriale dell’Emilia Romagna ma fra aziende con diversa struttura giuridica, quindi una pluralità di soggetti con diverse esigenze, più difficile da mettere in relazione; infine LGB, un modello ancora più complicato, e unico nel suo genere.

A introdurre e moderare l’evento Roberto Della Casa, fondatore di Agroter, che esordito dicendo che sul mercato di oggi “per progredire, ma spesso anche solo per sopravvivere, bisogna aggregarsi; è una condizione irrinunciabile. Go big or go home è lo slogan corretto. Se il più grande distributore europeo si sta avviando a raggiungere i 200 miliardi di Euro di fatturato, come si potrà servirlo con imprese di pochi milioni di euro di volume d’affari?”

Come ha ricordato il direttore Marketing di Melinda, Andrea Fedrizzi: “La storia di Melinda inizia negli anni ’70, con i produttori della valle che iniziarono a unirsi perché era vivevano un agricoltura di sussistenza, quindi per sopravvivere e non emigrare. Prime cooperative, poi più grandi, un primo salto di qualità, a fine anni 80, per far fronte comune e proteggere la produzione. Così nacque la marca Melinda, simbolo che tiene unita ancora oggi la nostra Val di Non, e che distingue la produzione delle nostre valli da quella che sta fuori. Il percorso poi continua: da 16 cooperative a una struttura di consorzio di secondo grado come è oggi, con un'unica centrale commerciale, acquisti e marketing, 1.300 dipendenti. Un esempio di aggregazione unico in Italia. Riusciamo a investire, a comprare nuovi macchinari, ci siamo inventati la follia delle celle ipogee, ad agosto inaugureremo la prima funivia della mela al mondo. Una base di 4mila produttori, tutti uniti, dà la possibilità di compiere anche queste imprese. I costi li pagano i chili di mele e la differenza per noi è stata il conferimento obbligatorio di ogni singolo chilo di mele alla cooperativa”.

UNAPERA è un caso diverso, anche qui una grande fatica, perché c’era una complicazione in più: la pera non è il fulcro della frutticultura dell’Emilia Romagna; quindi imprese pluriprodotto, con natura giuridica diversa: cooperative e privati. Così è nato il consorzio UNAPera, che oggi è un modello in Europa, con una ventina di aziende che gestiscono la pericoltura emiliano romagnola.

Come ha ricordato Adriano Aldrovandi, Presidente di UNAPERA: “Siamo partiti nel 2010, dopo anni difficilissimi dal punto di vista commerciale, con performance orribili, 25-27 centesimi al chilo di media. Nel 2014 abbiamo fatto i primi ragionamenti per trovare valore da distribuire ai nostri agricoltori. Ma dal 2020 avevamo anche un problema in più, la riduzione delle produzioni, per cui abbiamo iniziato a ragionare di nuovo, costituendo una AOP all’interno della quale abbiamo convogliato aziende che erano molto diverse: privati, aziende multiprodotto, ecc.. Lo scopo era fare reddito, e - per farlo - la prima cosa necessaria è l'organizzazione, partendo dalla problematiche agronomiche, in campagna, con centri di ricerca specifici sui problemi di campagna. Organizzare l’offerta in una AOP riconosciuta ai sensi del Regolamento Omnibus, in cui le imprese continuano a gestire la quotidianità individualmente ma su una strategia costruita insieme. 

È stata poi la volta di Leonardo Odorizzi, Presidente di La Grande Bellezza Italiana, che ha esordito ringraziando i presenti ed evidenziando che “LGBI è partita 7 anni fa, come rete di imprese, con 6 fondatori. Poi tanti nuovi inserimenti, come il consorzio della pesca di Verona IGP, su un prodotto che ha 2000 anni. Da 4 produttori volenterosi, abbiamo attratto produttori giovani, oggi ne abbiamo 20. Dopo quattro anni di avviamento del consorzio, arriva il primo interesse dalla Gdo, mentre ora abbiamo quasi tutte le catene italiane partner. Ho voluto questo incontro perché credo che l’aggregazione sia il problema dei problemi: è importante condividere esperienze qualificate di valorizzazione della produzione. Chiaramente, in Italia abbiamo una biodiversità incredibile e ognuno deve trovare il suo modello”.

Nelle conclusioni Della Casa ha ricordato che “in Italia ci sono pochi casi di aggregazione rilevanti ma sono quasi tutti di successo. Sono ‘mosche bianche’ che dovrebbero servire da stimolo per invertire la prospettiva. Da c’è sempre una buona ragione per non fare aggregazione a c’è sempre una buona ragione per fare aggregazione, perché - quando viene fatta e fatta correttamente - dà soddisfazione a tutti gli attori della filiera”.

Foto apertura, da sinistra: Adriano Aldrovandi, Andrea Fedrizzi, Leonardo Odorizzi e Roberto Della Casa