Il meglio di IFN
Fruit Logistica, andante ma non troppo
Il modello tedesco resta il riferimento ma mostra qualche timido segno di stanchezza
Per misurare il successo di una fiera si possono usare parametri quantitativi, più oggettivi, oppure qualitativi, più soggettivi, o un mix di questi. Sui primi, Fruit Logistica – sia a livello di espositori che di visitatori - conferma una leadership indiscussa nello scenario internazionale. Percepita, però, come la fiera di riferimento anche per Spagna e Italia, i due principali produttori europei di ortofrutta, ha visto nelle ultime due edizioni ridimensionato soprattutto qualitativamente questo ruolo a seguito dello sviluppo di Fruit Attraction, prima e, ora, anche del Macfrut. La prima le ha rubato un po’ la scena per i mercati di lingua spagnola, per le campagne invernali e per quelle del controstagione su tutto lo scenario commerciale a livello internazionale; la seconda, più focalizzata sulla filiera, ha dato risposte più convincenti sul fronte delle tecnologie, della ricerca e dell’innovazione.
Proprio su quest’ultimo punto Fruil Logistica quest’anno ha tentato di colmare il gap con un programma ben articolato di incontri di alto livello. Il problema è che, in una fiera che ha fatto degli incontri commerciali il suo punto di forza, il tempo per seguire workshop e incontri non c’è. Fruit Logistica continua a funzionare benissimo se organizzata con un appuntamento ogni trenta minuti, perché in due giorni si fatica a coprire anche solo una piccola parte del potenziale offerto (clienti esistenti più prospect), e questo anche al netto di alcune defezioni di peso alla kermesse, sia sul fronte degli espositori, italiani e non solo, sia sul fronte della distribuzione, soprattutto italiana.
È vero che il caos dei voli ha contribuito ad accentuare il fenomeno, soprattutto il pomeriggio del secondo giorno, ma è innegabile che vi siano due elementi strutturali dietro alle defezioni che, se non affrontati, avranno impatti anche nelle prossime edizioni quando, speriamo, non avremo l’imprevisto degli scioperi.
Mi riferisco ai costi di trasferimento per un visitatore e di allestimento e gestione di uno stand per un espositore. Chi dovrà fare scelte fra tre fiere in Europa, non è detto che non penalizzi Fruit Logistica, soprattutto in un’analisi costi benefici. Infatti, paradossalmente, per sfruttare tutto il potenziale occorrerebbe aumentare la dimensione degli stand per garantire maggiore accoglienza e, di conseguenza, il personale commerciale coinvolto per utilizzare al meglio i due giorni (il terzo è oramai solo sulla carta), ma questo ha impatti significativi sui costi che ne mettono a rischio la fattibilità.
Per le imprese di produzione e commercializzazione non è in discussione la qualità delle presenze, anzi credo di poter dire che questa è aumentata, visto che i costi hanno selezionato i visitatori verso l’alto, ma se il gioco, pardon il costo, valga la candela e se non si possa fare diversamente. Il discorso dei costi si esaspera ulteriormente per le imprese delle tecnologie, dove il tema dello spazio è ancora più cruciale per ovvi motivi, e dove stare in un piano diverso dalle imprese di produzione e commercio rende un po’ critica anche l’affluenza.
Concludo con un plauso al ministro Lollobrigida. Pur con una situazione molto critica sul fronte della protesta in Italia (Clicca qui per approfondire), ha partecipato attivamente alla Fiera per due giorni, percorrendo in lungo e in largo i padiglioni per raccogliere istanze e osservazioni dagli espositori. Lo stesso evento all’Ambasciata ha avuto un connotato più strategico e operativo che mondano, mi auguro che questo sia il preludio a un cambio di passo anche sulla messa a terra dei provvedimenti urgenti per il settore.
Copyright foto di apertura: Messe Berlin