Fitofarmaci: la politica si sveglia ma l’ortofrutta scompare

Un milione di ettari persi in Europa dal 2011 al 2023

Fitofarmaci: la politica si sveglia ma l’ortofrutta scompare

Come d’incanto, anche la politica sembra essersi finalmente accorta del nodo cruciale rappresentato dalla revoca degli agrofarmaci, accompagnato dalla mancanza di soluzioni alternative e dalla scarsa reciprocità normativa tra gli Stati membri dell’UE e i Paesi extraeuropei. Un cambio di passo che appare evidente ascoltando le recenti dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, il quale – in occasione dell’inaugurazione del Macfrut – ha ribadito con forza queste anomalie, ormai diventate ricorrenti nella sua comunicazione pubblica. Sulla stessa linea, seppur con toni più moderati, si è posizionato anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, che ha sposato l’impostazione del ministro, pur tenendo conto della sensibilità ambientale ancora forte all’interno del Partito Democratico.

Dura anche la posizione espressa da Coldiretti, con il presidente Ettore Prandini che non ha risparmiato critiche, in linea con le posizioni di Confcooperative. Proprio quest’ultima ha fatto della battaglia contro la revoca indiscriminata degli agrofarmaci uno dei suoi cavalli di battaglia.
Anche a Bruxelles si percepisce un’inversione di rotta rispetto alle passate legislature. Lo dimostrano le prese di posizione del Commissario europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Christophe Hansen, il cui approccio si rivela decisamente più vicino alle istanze del mondo agricolo e meno allineato alle spinte ideologiche dei movimenti verdi. Persino Ursula von der Leyen, con il pragmatismo politico che la contraddistingue, sembra aver colto il cambio d’aria che soffia tra i banchi del Parlamento europeo, allineandosi a una visione più concreta e meno ideologica.

Resta però l’interrogativo che molti si pongono: questa nuova fase si tradurrà in scelte politiche di reale impatto? E, soprattutto, in che tempi?
Difficile oggi dare risposte certe, ma è evidente che per misurare un cambiamento effettivo serviranno anni. La macchina burocratica europea, si sa, procede con lentezza e scardinare assetti consolidati richiederà tempo, determinazione e coesione tra le forze che oggi invocano una nuova rotta. 
Il tempo, più di ogni altra variabile, è quindi il vero nemico. Il cambiamento climatico sta accelerando in modo esponenziale le criticità produttive nelle campagne europee, e il timore — sempre più concreto — è che si stia tentando di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, per citare un vecchio adagio contadino.

Allarmati sì, ma allo stesso tempo soddisfatti (sempre i politici) degli ultimi dati Eurostat, pubblicati nei giorni scorsi, che certificano il minimo storico nelle vendite di fitofarmaci sia in Italia sia a livello europeo. Nel 2023, all’interno dell’Unione Europea sono state vendute 292 mila tonnellate di prodotti fitosanitari, in calo del 18% rispetto al 2011. Se si escludono i Paesi che nel 2011 non avevano dati disponibili, il totale scende a 280 mila tonnellate, segnando una flessione del 20%.
Tra i big dell’agricoltura comunitaria — Italia, Francia, Germania e Spagna, che da soli rappresentano la metà della superficie agricola dell’UE — è proprio il nostro Paese a guidare la classifica dei virtuosi, con un crollo del 44% nei volumi di vendita. Seguono la Spagna, con -27%, e la Germania, con -8%. In controtendenza, la Francia segna addirittura un +7%.

Entrando nel dettaglio, i fungicidi — che rappresentano la categoria principale, con il 40% del mercato — registrano un calo di oltre 20 punti percentuali, seguiti dagli erbicidi a -13%. Ma c’è anche un dato in controtendenza: dal 2011 gli insetticidi sono aumentati del 35% a livello UE e addirittura del 69% in Italia. Un incremento legato all’emergere continuo di nuovi parassiti, come la ben nota cimice asiatica, e al ritorno di numerosi insetti nocivi che erano stati tenuti sotto controllo da molecole oggi revocate.
A diminuire, purtroppo, non sono solo i fitofarmaci, ma anche le superfici coltivate. Analizzando i dati FAOSTAT nel periodo 2011-2023 per le principali colture ortofrutticole — pomacee, drupacee, vite, agrumi, piccoli frutti, solanacee, brassicacee, patate e cipolle — emerge che l’UE a 27 ha perso complessivamente un milione di ettari, passando da 8,3 a 7,2 milioni di ettari coltivati: una flessione del 14%. L’Italia, in questo scenario, registra una perdita di “soli” 130 mila ettari, pari al -9%.
È evidente che la riduzione delle superfici coltivate non può essere attribuita esclusivamente alla revoca di principi attivi, ma è altrettanto chiaro che questa ha giocato un ruolo importante. E comunque, perdere un milione di ettari di colture ortofrutticole in Europa è un dato allarmante, che merita la stessa attenzione — se non di più — con la quale fino ad ora si sono tagliati i presidi fitosanitari. Speriamo che il vento sia cambiato sul serio. (aa)