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Cercasi strategia per le susine
Va risolta una segmentazione dell'offerta poco percepibile
Le susine italiane hanno fatto la loro comparsa negli assortimenti della Gdo, ma rispetto alle altre drupacee è difficile trovare qualche spunto interessante. Al di là della classica suddivisione in funzione del colore della buccia, non è stato fatto granchè, a parte qualche progetto di valorizzazione con nuove varietà.
Per comprendere meglio le dinamiche in atto, proviamo ad analizzare i fondamentali della categoria, grazie alle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter.
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Dalla disamina sui consumi nei diversi canali notiamo come, nell’ultimo lustro, i volumi siano cresciuti nel biennio 2021-22, per poi tornare al livello del 2019, nel 2023. I prezzi, invece, sono cresciuti costantemente, toccando l’apice proprio lo scorso anno, soprattutto nel canale discount, che ha superato i 40 punti percentuali di incremento dal 2019.
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Un andamento altalenante, per quanto riguarda i volumi, legato evidentemente alla disponibilità di prodotto, sia per quanto riguarda le susine che per quanto riguarda le altre drupacee. I prezzi sono in aumento rispetto al 2019, in particolare a partire dal periodo post Covid, ma questo trend inflazionistico è comune a diverse altre referenze e, comunque, nel 2023 si è evidentemente toccato l’apice visto e considerato che si è assistito contemporaneamente a una conseguente riduzione dei volumi, che sono tornati al livello di 5 anni fa.
Daltra parte, pare di poter dire che manca una direzione chiara da prendere per la categoria e questo lo si nota bene nella proposta dei diversi punti vendita che attenzioniamo da un po' di tempo a questa parte.
In prima battuta si nota un livello qualitativo estremamente eterogeneo: è facile trovare scarsa omogeneità sia in termini di calibro che di colore, senza dimenticare il sapore. A inizio campagna è facile trovare in vendita confezioni da 1 chilo con un prodotto mediocre che di certo non invoglia i consumatori.
Poi sappiamo che verso settembre, quando saremo in piena campagna, troveremo una miriade di referenze senza una chiara chiave di segmentazione e, per di più, non comunicate e, così, lasciate così al loro destino, come avevamo già evidenziato lo scorso anno (clicca qui per approfondire).
Probabilmente sarebbe più efficace contenere gli assortimenti creando una scala di valore sia in termini di qualità che di prezzo, ben percepibile o almeno provare a “smuovere” la situazione lavorando su un prodotto veramente premium che fidelizzi il cliente e generi valore. In parole povere, bisogna mettere mano alla categoria a 360°, ma ad oggi non sembrano esserci progettualità che vadano in questa direzione. Attendiamo fiduciosi. (am)
Ha collaborato Fabrizio Pattuelli
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