Angurie e meloni: no all’import, sì al servizio

Dopo una partenza shock, ora è venuto il momento di valorizzare i prodotti

Angurie e meloni: no all’import, sì al servizio

Quest’anno la campagna angurie-meloni è e sarà sempre più una gatta da pelare per i distributori italiani. Innanzitutto, la partenza con il melone siciliano è stata shock, a causa del maltempo che ha bloccato i consumi, e quindi deprezzato a valori infimi il lavoro dei produttori. 

Allo stesso tempo il maltempo ha provocato non poche criticità ai vari produttori lungo tutto la penisola alle prese con ritardi nei trapianti o problemi durante la fase di allegagione, che provocheranno degli ammanchi produttivi importanti come sta accadendo in questi giorni (clicca qui per approfondire).

Occorre quindi calma e gesso, perché ricordiamo come angurie e meloni siano due prodotti molto importanti durante il mese estivo per i reparti della GDO - in quanto rappresentano quasi il 20% delle vendite del reparto - su cui ci sono molte aspettative da presidiare bene negli assortimenti, nei prezzi e nella qualità.

Ovviamente più facile a dirsi che a farsi, ma ci sono alcuni elementi da cui partire per cercare di limitare i problemi.

In prima analisi non è certamente il momento delle promozioni aggressive e, probabilmente, sarà così per tutta l’estate. In effetti, nelle ultime settimane non si sono riscontrate promozioni su questi prodotti e va da sé che in un'annata come questa è controproducente cercare di fare leva sul prezzo.

Allo stesso tempo occorre evitare di mettere sui banchi tutto quello che passa il convento, antico vizio duro a morire quando l’offerta è in difficoltà. Occorre buon senso. Magari si possono allargare le maglie per i difetti estetici che per dei prodotti caratterizzati da una buccia spessa sono effettivamente poca cosa, ma evitiamo di abbassare, per quanto possibile, l’asticella della qualità importando senza attenzione prodotto dall’estero (ma purtroppo sembra che ciò stia accadendo).

Ricordiamo, infatti, come la qualità garantita e costante per meloni e angurie sia un elemento fortemente fidelizzante verso l’insegna, tant’è che negli ultimi anni sono proliferate le referenze PPL (Premium Private Label), che fanno il paio con i grandi brand (vedi Perla Nera) e con prodotti certificati (vedi melone mantovano IGP). In sostanza un prodotto garantito dalla produzione che rassicura il consumatore che, se no, non può distinguere un melone dall’altro in fase di acquisto.

Veniamo ora al tema del prezzo che è come sempre quello più critico da gestire. Soprattutto per le angurie di grossa taglia (oltre i 10 chili) - che sono in costante calo come quota di mercato ma che rappresentano ancora una fascia importante - è vitale che non vengano distribuite con un prezzo troppo alto che genererebbe una battuta di cassa problematica per il consumatore.  

Un escamotage per limitare questa criticità può essere quella di aumentare la quota di prodotto tagliato a fette, piuttosto che di IV° gamma, in modo da uscire con una battura di cassa interessante grazie al contenuto di servizio. Ovviamente se si persegue questa strada, si vanno incontro ad altre criticità. In primis, la mancanza di spazio refrigerato, fondamentale per dare spinta a questi prodotti; in secondo luogo il personale deve essere molto attento nel gestire il prodotto a punto vendita. Allestire il banco la mattina e ri-sistemarlo solo il pomeriggio potrebbe essere controproducente. In questi casi sarebbe meglio una gestione puntuale e rapida in modo che il prodotto sia sempre idoneo al consumo. Sovente mi è capitato di trovare prodotto in fase di fermentazione all’interno dei banchi e non è certo il modo migliore per incentivare il consumo di questa tipologia di prodotti.

Chiaramente, anche questo, è più facile a dirsi che a farsi, ma è nei momenti difficili che occorre alzare l’asticella.
 

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli; tutte le foto sono di IFN