Packaging, la certificazione è sinonimo di responsabilità

L’intervento di Claudio Dall’Agata allo Speciale Frutta & Verdura

Packaging, la certificazione è sinonimo di responsabilità

Come avevamo accennato già nei giorni scorsi (clicca qui per approfondire), il packaging riveste un ruolo cruciale nel racconto dell’ortofrutta. Ma quali sono le leve per inserirlo in comunicazione?
Allo Speciale Frutta & Verdura ne abbiamo parlato con Claudio Dall’Agata, direttore del consorzio Bestack che è stato special guest della 24esima edizione dell’evento.

Dall’Agata ha insistito prima di tutto su una comunicazione fatta in prima persona plurale, vero e proprio mantra del consorzio. “Il noi comunica meglio dell’Io, come Bestack siamo nativi del noi. Ci occupiamo della valorizzazione del settore del cartone ondulato al servizio della filiera ortofrutticola partendo dalla costruzione di benefici collettivi perché è nel beneficio collettivo che sta il beneficio singolo. Il noi è la chiave della comunicazione perché poi possano avere gioco più semplice i singoli io di ognuno. In termini comunicativi si è anche poi più efficaci. Il nostro compito è costruire condizioni migliori in cui poi i singoli si possano giocare ognuno le proprie chance. Per costruire condizioni migliori occorre ragionare sul miglioramento collettivo. Ne abbiamo costante riprova con Spettacoli alla Frutta (clicca qui per scoprire il progetto )che oggi è diventato una piattaforma progettuale di reparto con la Gdo”.

Quindi si ad un ragionamento collettivo e a proposte che coinvolgano più attori, ma come si alza ulteriormente l’asticella della comunicazione?
“Elevare, innovare e certificare per meglio comunicare: ecco gli obiettivi che ci poniamo – ha detto Dall’Agata – Per esempio oggi presentiamo l’ultimo step del processo di garanzia qualitativa degli imballaggi a base carta. Un risultato che si basa su un know how consolidato: 12 anni di certificazione volontaria di prodotto sugli imballaggi di cartone ondulato per ortofrutta, in cui abbiamo fatto 245 audit con 1.183 formati campionati e 16.495 formati analizzati. Oggi abbiamo deciso di mettere questo know how al servizio del mercato delle vaschette”.

E ha continuato: “Della nostra certificazione sull’imballaggio di trasporto il mercato non si è accorto. Sono tutti temi e costi che si è tenuto in pancia il settore ma oggi siamo l’interlocutore di garanzia e certificazione con la GDO, anche all’estero. Abbiamo definito standard logistici e di resistenza oltre ad aver verificato l’alimentarietà. Allo stesso modo faremo con le vaschette di cartone ondulato: consentiremo a tutti i venditori di vaschette di applicare questo schema di controllo a tutela loro e dei loro clienti. A coloro che rispettano la normativa alimentare a fronte dei nostri controlli concederemo un marchio studiato apposta. Vaschette Bestack, con una codifica. A questo punto serve una precisazione importante. Avere il marchio è sinonimo di entrare in un processo mentale di produrre al meglio. Per questo la presenza del marchio non è obbligatoria sulle vaschette ma è aziendale. Ciò significa che saranno controllate a campione tutte le vaschette delle aziende che si sono certificate”. 

La certificazione in dettaglio
Come ha spiegato Dall’Agata, l’utilizzo del marchio vaschette Bestack sarà concesso a tutti colore che vendono vaschette di cartone ondulato, impegnandosi nell’interesse singolo e collettivo e applicando volontariamente il protocollo di verifica delle conformità alimentari a garanzia di tutti, specie del consumatore. 
“Abbiamo già emesso la prima autorizzazione ad una azienda esterna che ha completato il processo di pre test e accreditamento. La certificazione è volontaria e affidata ad enti terzi che posso prelevare campioni sia a magazzino che dai clienti che direttamente sul mercato e nei punti vendita, il nostro obiettivo è misurare la realtà – ha specificato Dall’Agata - Chi sbaglia paga, secondo il regolamento di corretto utilizzo del marchio”.
L’attenzione è altissima nel confronto del marchio, che diventa esso stesso un valore in comunicazione. “Dobbiamo preservarlo per far crescere il valore che ha – ha commentato il direttore del consorzio - Questo significa misurare la realtà oggettivamente per dare dimensione di solidità e serietà del nostro marchio. Nell’interesse della filiera, della GDO e del consumatore stiamo già conducendo le prove preventive sulle vaschette con prelievi dal mercato per testare le condizioni medie e le rispondenze alle normative partendo dalle PL. L’obiettivo è diventare parte di un progetto continuativo di garanzia degli standard di legge richiesti ed eliminare comportamenti pericolosi. L’invito alla GDO a dialogare con i loro uffici qualità per inserire questa procedura nei loro protocolli. E’ aperto a tutti quelli che vogliono fare le cose fatte bene”.

Il logo della certificazione, con una grafica pulita ed essenziale, non è altro che una continuazione dello stesso logo del consorzio. Come ha spiegato Dall’Agata: “La nostra priorità era la chiarezza comunicativa dei valori del brand rispetto al target, quindi fantasia e creatività non erano gli elementi essenziali. Considerato che il marchio sarà un identificativo per i professionisti di settore, dovevamo essere il più chiari possibile. Inoltre dovevamo seguire tre necessità: sfruttare i valori che il mercato dopo anni di lavoro riconosce a Bestack (ovvero la notorietà raggiunta dal consorzio e i significati che a noi vengono accostati come controllo, qualità, igiene), identificare con chiarezza il nuovo ambito controllato e distinguerci dal marchio Bestack che identifica solo i soci.

Credo che il contributo del packaging sia essenziale nell’informare – ha concluso il direttore di Bestack – e oggi dobbiamo evitare che il settore del packaging venga travolto in maniera sommaria da una rivoluzione normativa figlia della sensibilità collettiva. Questa visione ritiene che il packagin sia percepito, dalla maggior parte dell’opinione pubblica, come il principale mostro contro l’ambiente, quando in realtà il sistema packaging da più certezze che impatti (clicca qui per approfondire ). Siamo a questo punto perché abbiamo sbagliato tutta la comunicazione: per comunicare bene servono contenuti solidi, che se vengono da parti contrapposte, necessitano di assunzioni condivise. Da tempo ho lanciato un appello al settore per un Osservatorio sul packaging a disposizione della GDO. Al packaging il ruolo di valorizzare il prodotto in esposizione, di evidenziarne la marca e di farla ricordare a casa del consumatore. Questa certificazione aperta e trasparente è contenuto e premessa di una migliore comunicazione. Chi la farà propria avrà un contenuto in più da comunicare”.

Bestack sul mercato 
A conoscere Bestack è l’80% della filiera ed in particolare il 90% della produzione. Secondo l’indagine di notorietà annuale portata avanti dall’azienda, il 65% del campione tra risposta spontanea indotta identifica in Bestack l’organismo per la standardizzazione dimensionale delle scatole di cartone in ortofrutta, il 67% riconosce i controlli sulla resistenza, poi brevetto attivo il 64% e comunicazione di settore il 69%. Numeri che crescono se ci si concentra sul percepito in GDO.


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