L’inflazione frena anche l’ortofrutta confezionata nel 2023

Primo passo falso nella quota a volume dal 2016, l’aumento dei prezzi si è fatto sentire

L’inflazione frena anche l’ortofrutta confezionata nel 2023

Tutte le vicissitudini che hanno colpito la nostra società negli ultimi anni hanno avuto impatti notevoli sulle vendite, sui prezzi e sulla modalità di acquisto nel reparto ortofrutta della Gdo. Ne è un esempio l’evoluzione della quota del venduto per il prodotto confezionato (a peso imposto). Questa, infatti, ha avuto una crescita a singhiozzo negli anni, il cui trend è stato legato all’andamento dell’economia, soprattutto a partire dal 2018. Nel corso del 2023 la quota di peso imposto è addirittura diminuita leggermente, se si osservano i volumi venduti, ma l’aumento consistente dei prezzi - più accentuato nel peso imposto rispetto al peso variabile - è stato certamente un ostacolo che, tuttavia, ha avuto comunque effetti limitati, considerando l’inflazione registrata.
Dalle consuete analisi sulla quota di vendita dell’ortofrutta a peso imposto (la migliore approssimazione disponibile per il confezionato) del Monitor Ortofrutta di Agroter per ipermercati e supermercati, è possibile esaminare l’evoluzione di questa modalità di vendita dal 2016, legandola ai vari eventi che hanno coinvolto il nostro Paese negli anni. In primis, è possibile notare lo scatto nell’aumento di quota del 2018, anno del provvedimento che introduceva il pagamento obbligatorio delle shopper per gli acquisti dello sfuso (Clicca qui per approfondire).

Nell’analisi predisposta con numeri indice, che ha il 2016 come anno di riferimento, il 2017 mostra una quota di ortofrutta a peso imposto sostanzialmente stabile (102 a valore e 101 a volume), mentre nel 2018 si registra una crescita di ben 9 punti a valore (da 102 a 111) e di 8 a volume (da 101 a 109). Poi, nel 2019, la crescita a quantità è più fisiologica (+1 punto a volume) e legata al normale processo di evoluzione degli assortimenti e dell’apprezzamento dell’offerta (la quota a valore aumento di 3 punti, per un effetto inflattivo maggiore nel peso imposto rispetto al peso variabile).

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Arriva il 2020 e gli sconvolgimenti legati alla pandemia cambiano completamente gli assetti. Il prodotto confezionato viene nettamente privilegiato, sia per una maggiore velocità di acquisto, ma anche per una maggiore sicurezza percepita: la quota a volume del peso imposto schizza di 9 punti rispetto al 2019, sia a valore (da 114 a 123) che a volume (da 110 a 119).
La quota a volume si mantiene simile anche nel 2021 (+1 punto solo), anno sempre parzialmente coinvolto dalla coda del Covid, nonostante una crescita inflattiva notevole nel peso imposto (+6 punti) rispetto ad un peso variabile, che resta in stallo. 
La guerra in Ucraina e l’aumento dei costi energetici del 2022 hanno ancora pesanti effetti sempre a livello di crescita prezzi, questa volta più nel peso variabile (+10 punti rispetto al 2021, +6 punti nel peso imposto), ma la quota a volume del peso imposto cresce ancora leggermente (+3 punti), cosa che non avviene nel 2023, anno in cui la percentuale di ortofrutta venduta a peso imposto decresce leggermente (-1 punto).

Da considerare, però, che nell’ultimo anno la crescita dei prezzi medi per questa modalità di vendita registra il lift maggiore rispetto a tutti gli anni considerati (+14 punti). Con questa chiave di lettura, la quota del peso imposto non subisce chissà quali scossoni, testimoniando la solidità di questa modalità di vendita nelle scelte di acquisto dei clienti della Gdo.
La quota complessiva di vendite per l’ortofrutta a peso imposto, escludendo IV-V Gamma, si posiziona poco sotto il 38% a volume nel 2023. Nel prossimo articolo dedicato a questo argomento, analizzeremo l’evoluzione in valore assoluto della quota negli anni, anche nel dettaglio, considerando frutta e verdura separatamente.(gc)

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