Tutti contro la proposta di Regolamento sul packaging

Prandini, De Castro e Buttarelli si confrontano su un tema caldo per tutta la filiera

Tutti contro la proposta di Regolamento sul packaging

Al workshop Think Fresh di ieri è stata data grande centralità al confezionato, uno dei pochi segmenti dell’ortofrutta in cui crescono volumi consumati e valori, mentre In due anni è triplicata la propensione all’acquisto del prodotto confezionato, come ha spiegato Roberto Della Casa, nella sua introduzione. 
"Nelle ultime settimane, però, vi è stata una levata di scudi da parte delle istituzioni e delle organizzazioni agricole contro la proposta di Regolamento del Parlamento Europeo sugli imballaggi presentata lo scorso novembre e che vieta dal 2030 l’uso di confezioni per l'ortofrutta al di sotto del peso di 1,5 kg, salvo casi specifici”. Sul palco se n’è parlato con Carlo Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti e Paolo De Castro, parlamentare europeo, tutti concordi nel bocciare la proposta europea sul tema.  

Main partner dell’evento è stato ProFood, il gruppo merceologico che raggruppa 14 aziende italiane produttrici di contenitori in materie plastiche destinati al confezionamento, alla distribuzione e al consumo di alimenti e bevande. su questo punto è stato evidenziato che gli imballaggi in plastica realizzati dalle aziende di Profood contengono già oggi una percentuale media di plastica riciclata di oltre il 70% e quindi superano già oggi gli obiettivi fissati dalla proposta di Regolamento al 2030.

“Attualmente tutte le commissioni che devono valutare la proposta stanno lavorando in modo coordinato e la linea è quella di vedere il riciclo e il riuso come due facce non in competizione tra loro", ha spiegato De Castro. "Inoltre, anche chi ha redatto il testo del regolamento Ppwr, ‘Packaging and Packaging Waste’ è dell’idea di rivedere il testo sul tema in discussione, se non addirittura di eliminarlo. Bisogna anche considerare che il testo arriverà al voto in aula tra ottobre e novembre, quindi a fine legislatura e non è detto che si riesca a portarlo all'approvazione entro la fine della legislatura”.

Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, rappresentando il mondo della produzione, ha posto l’accento su un altro apsetto. “Il packaging ci ha messo nella condizione di garantire una vita più lunga ai prodotti, premiando soprattutto le famiglie con più difficoltà economiche, riducendo gli sprechi. La norma deve essere quindi necessariamente rivista in alcune sue parti, altrimenti rischiamo che premiare lo sfuso non faccia che aumentare gli sprechi”. 
“La nostra filiera è fragile" - ha proseguito il Presidente, e lo vediamo soprattutto perché ci accontentiamo quando l’export è costante, mentre gli altri paesi crescono ogni anno. Quello su cui dobbiamo puntare per essere maggiormente competitivi è la logistica, che ci penalizza enormemente perché il trasporto è su gomma. Il Pnrr ci deve quindi servire a cambiare rotta, spingendo sul trasporto su rotaia. Mentre paesi come Germania, Francia e Spagna sono intervenuti a sostegno delle filiere, l’Italia lo ha fatto solo marginalmente. Anche a questo livello il ruolo del packaging è centrale per offrire ai prodotti protezione e identità”.

Infine, ha preso la parola Carlo Alberto Buttarelli. Il presidente di Federdistribuzione ha posto l’attenzione sul riciclo, particolarmente all’avanguardia in Italia, e sui consumi agevolati dal confezionato. “Auspico in interventi di correzione perché la fotografia della distribuzione moderna è quella di crescita dei consumi di ortofrutta in piccole confezioni, favorita dallo sviluppo di negozi di piccola dimensione e target di prossimità. Bisogna infatti considerare che il 30% delle famiglie oggi è monocomponente, il che significa che sono non solo anziani, con poca capacità di spesa, ma anche giovani che non hanno il tempo per cucinare e in certi casi nemmeno per informarsi su ciò che acquistano. Se passasse il Regolamento così com’è, una parte dell’assortimento sparirebbe dai negozi di prossimità perché non potremmo gestire tutto lo sfuso nei negozi”. 

“Se consideriamo l’energia consumata da una persona per il consumo settimanale di frutta fresca, secondo quanto già analizzammo nel 2012, solo l’8% deriva dal packaging primario, mentre il 56% deriva dal prodotto. Se non confezionare ci fa alzare gli scarti e gli sprechi di prodotto, appare evidente che ciò è poco sostenibile sia sul fronte economico - per i maggiori costi che comporta - che etico, perché si perdono importanti risorse alimentari", ha concluso Della Casa.