Pere: toccato il fondo si può ripartire

Ecco la ricetta per ridare slancio ai consumi

Pere: toccato il fondo si può ripartire

Quest’anno si prevede un risveglio del comparto pericolo dopo anni di magra grazie a una produzione che torna su volumi accettabili e che mostra una qualità eccellente (clicca qui per approfondire). Basterà per tornare ai fasti di un tempo? O il prodotto è oramai destinato ad essere relegato a una nicchia come si potrebbe intuire dai consumi, dimezzati in 10 anni?
Il tema è stato ampiamento dibattuto durante la diretta IFN dedicata alla pera (clicca qui per rivederla) e si è giunti alla conclusione che la pera è ancora un prodotto strategico per il reparto ortofrutta, e rimarrà tale a patto di risolvere alcune criticità conclamate e, parimenti, di investire a 360° sullo sviluppo del prodotto, dal campo al consumatore. 
Vediamo nel dettaglio le azioni da intraprendere.

La pera è ancora fra i frutti più apprezzati dai consumatori
In prima battuta, il nostro Direttore Roberto Della Casa, ha smentito il classico luogo comune che identifica la pera come un frutto appannaggio dei più anziani: “Ad aprile 2023 il 72% dei consumatori “giovani” affermava di aver acquistato pere durante gli ultimi 6 mesi, e, a distanza di 8 mesi la quota si è alzata all’88%, che è la stessa dei consumatori più anziani. Quindi, non siamo di fronte a un mercato di nicchia, anzi, il potenziale è decisamente più ampio soprattutto se viene sollecitato nei modi giusti. Guardiamo per esempio il caso della Pera dell’Emilia-Romagna IGP: la quota di consumatori che afferma di averla acquistata nell’arco di un semestre è quasi raddoppiata a distanza di 8 mesi, con i giovani che performano meglio delle altre classi d’età. Un risultato, quest’ultimo, frutto della campagna di comunicazione che ha accompagnato l’aumento dei volumi certificati”.

La ricetta per il rilancio della Gdo: qualità, promozione, innovazione e comunicazione 
Che la pera non sia un prodotto di nicchia è un’opinione condivisa anche dai distributori, a partire da Germano Fabiani, Responsabile ortofrutta Coop Italia: “Gli assortimenti e gli spazi assegnati nei nostri punti vendita sono assolutamente significativi, e si possono trovare mediamente almeno 7-8 referenze per quasi tutta la campagna nazionale che, in condizioni normali, dura diversi mesi. La prima raccomandazione che posso dare è quella di concentrarsi ulteriormente sul sapore, soprattutto per le pere di lunga conservazione, che sovente mostrano criticità a tal proposito. Poi, considerando la delicatezza intrinseca del frutto e, consapevoli che sarà sempre più difficile avere dei repartisti preparati, sono convinto che il prodotto confezionato rappresenta una soluzione interessante per salvaguardare il prodotto sul banco del reparto”.
“Infine – conclude Fabiani – un altro aspetto sul quale possiamo fare la nostra parte riguarda sicuramente il piano promozionale, che può essere intensificato (soprattutto in questa annata dove i volumi lo permettono) di concerto con i produttori”.

Giovanni Sansone, Responsabile acquisti ortofrutta Dimar, gruppo Selex, pone l’accento su due aspetti altrettanto importanti come innovazione e comunicazione: “Penso che ci sia lo spazio per varietà cosiddette “crunchy”, visto e considerato la predilezione delle nuove generazioni per questa caratteristica. Allo stesso tempo, si può qualificare ulteriormente il prodotto cercando di spiegare le caratteristiche delle singole varietà a punto vendita, e su questo tema il prodotto confezionato può sicuramente dire la sua. Ad ogni modo, bisognerebbe alzare l’asticella con attività di comunicazione studiate ad hoc, per le quali ci riteniamo disponibili a collaborare con la produzione”. 
“Chiaramente – prosegue Sansone nella disamina della categoria – un elevato livello qualitativo è la base imprescindibile per garantire alla pera un futuro da protagonista del reparto, come è sempre stata. In Dimar siamo convinti di questo, tant’è che questa settimana abbiamo mediamente fra 6-8 referenze in assortimento e in alcuni casi abbiamo la doppia esposizione, come nel caso della Williams con Opera e prodotto locale. Un’attenzione che è testimoniata anche dagli imballaggi utilizzati: per i prodotti premium o per le referenze basso rotanti utilizziamo dei formati 30x40, in modo da ridurre il prodotto esposto ed evitare gli sfridi”. 

Produzione: l’aggregazione sta rispondendo alle sfide, ma occorre supporto finanziario alle aziende 
Le sollecitazioni dalla distribuzione non sono mancate e i produttori non si sono fatti trovare impreparati: “Dalla creazione di UNAPera il miglioramento della qualità in post raccolta è sempre stato uno degli obiettivi più importanti a livello tecnico – spiega Giampaolo Nasi coordinatore del comitato commerciale di UNAPera, che aggiunge: “Il primo passo è stato quello di ideare un protocollo comune con l’intento di uniformare tutte le fasi di lavorazione, dalla raccolta alla conservazione del prodotto. Abbiamo iniziato questo percorso 3 anni fa e siamo già ad un buon livello, ma ci sono ancora margini di miglioramento”.
“Per quanto riguarda l’innovazione varietale, è chiaro come si stia andando nella direzione di tipologie dalla polpa croccante, in linea con i nuovi trend di consumo, ed è un segmento che stiamo seguendo con grande attenzione” conclude Nasi.

“L’impegno sull’innovazione varietale ci vede in prima linea – aggiunge Mauro Grossi, Presidente del Consorzio della Pera dell’Emilia-Romagna IGP – e in collaborazione con UNAPera stiamo monitorando le novità provenienti dai più importanti programmi di miglioramento genetico a livello mondiale. È un processo articolato, a maggior ragione nel pero, dove l’inserimento di nuove varietà è sempre stato difficoltoso. Comunque sia, occorrerà ancora del tempo, e nel frattempo dobbiamo preservare l’Abate Fétel che rimane ancora la nostra punta di diamante, anche se, probabilmente, in futuro non avrà gli spazi del passat; ma ora non possiamo prescindere dalla Regina”. 

Occorre, secondo Adriano Aldrovandi, presidente Consorzio UNAPera trovare un punto di equilibrio a partire dal campo: “Dobbiamo fermare l’emorragia di pereti espiantati, rinnovando con nuovi impianti moderni e resilienti alle principali avversità. Abbiamo le conoscenze tecniche per farlo, ma ci serve un supporto finanziario da parte delle istituzioni che sta tardando ad arrivare. Inoltre, non dimentichiamo la necessità di rimettere in equilibrio gli stabilimenti di lavorazione, a seguito del calo dei volumi lavorati, per evitare inefficienze. Senza dubbio la coesione che ha raggiunto il comparto con UNAPera consente di elaborare strategie efficaci che garantiranno futuro a questo prodotto che non sarà relegato a una nicchia, come testimoniato dagli stessi distributori, e che potrà contare su giovani consumatori sempre più interessati, in particolare se saremo in grado di coinvolgerli a livello emozionale con uno storytelling coinvolgente”.

Nella difficoltà ecco la partnership fra la Pera dell’Emilia-Romagna Igp e McDonald’s  
Che per il settore pericolo ci possa essere speranza lo dimostra la partnership fra la Pera dell’Emilia-Romagna Igp e un colosso come McDonald’s (clicca qui per approfondire): “è stata una esperienza importante di grande visibilità, che vede la pera con il suo partner naturale il Parmigiano Reggiano, e che ci ha permesso di presidiare un target – quello dei giovani – assolutamente strategico” evidenzia Mauro Grossi. “Inoltre, vorrei far notare come sia stata proprio McDonald’s a contattarci, a dimostrazione della visibilità raggiunta grazie agli investimenti in comunicazione. Senza dubbio proseguiremo su questa strada, che ha l’obiettivo di valorizzare tutti i rapporti di collaborazione dal più piccolo al più grande”.

Cercando di tirare le somme, il settore pericolo non è ancora fuori dal tunnel, perché le criticità nei pereti non sono del tutto risolte e i produttori sono alle corde dopo un lustro avaro di soddisfazioni. Tuttavia, rimane ancora fra i prodotti più apprezzati dai consumatori tant’è che gli stessi distributori ritengono la pera una referenza strategica all’interno del reparto. Se, allo stesso tempo, si riuscirà a frenare il crollo produttivo e a rilanciare la coltura investendo in innovazione, comunicazione e promozione il settore potrà aspirare ad un futuro roseo. (gc)