Dal campo
«Pere, serve un prezzo minimo garantito ai produttori»
Golinelli evidenzia le difficoltà del settore: «Basta polemica calibri, guardiamo la qualità»
L’attenzione sul settore pericolo è alta: tante sono le aziende costrette a fare i conti con i rincari energetici (clicca qui per approfondire) e tra i produttori c’è anche chi preferisce espiantare piuttosto che investire su questa coltura.
Ma c’è anche chi ha le idee ben chiare sulle soluzioni attuabili, come ad esempio l’agronomo e produttore Luigi Golinelli, creatore del gruppo tecnico, informativo ed economico “Pere a due euro” in cui circa 250 imprenditori del settore si scambiano ogni giorno commenti e suggerimenti.
La strada da percorrere, secondo Golinelli, sembra essere una sola: quella del prezzo minimo garantito per i produttori.
“Un prezzo minimo alla produzione servirebbe a stabilizzare un intero settore nel caos, che negli anni passati ha dovuto fare i conti con cimice asiatica, maculatura bruna - alternaria, gelate e tanto altro – spiega a IFN Golinelli – e oggi si ritrova davanti ad una forbice impressionante: gli stessi frutti che vengono pagati pochi euro ai contadini, vengono poi rivenduti dalle catene della Gdo con un rincaro impressionante pari a circa il 500%. In campo i prezzi sono quasi gli stessi di dieci anni fa, quando per la produzione dei frutti gli agricoltori spendono circa il doppio: è una situazione insostenibile a cui va trovata una soluzione urgente prima che le aziende ricorrano agli espianti”.
Sempre ammesso che un espianto sia una spesa affrontabile: “Da produttore – continua Golinelli – ho già ridotto la mia superficie coltivata a pere di otto ettari e me ne rimangono altri 34. Ma quest’anno la ridurrò ancora di altri 15 ettari se vedo che nel settore non si muove niente. Ma anche i costi degli espianti sono altissimi e gli imprenditori spesso non possono permettersi nemmeno quelli: se la comunità europea vuole mantenere una produzione autoctona, allora che ci aiutino altrimenti che siano loro stessi a pagarci le spese per gli espianti”.
Il produttore sottolinea una scarsa attivazione dei consorzi di categoria, che dovrebbero supportare una corretta commercializzazione dei frutti. “Devono agire subito se vogliamo garantire un futuro al settore e soprattutto programmare e non perdersi in discorsi inutili come quelli sul calibro: lo trovo davvero inutile fissarsi sulla dimensione di un frutto quando si parla di pochi millimetri e quando quello che conta davvero è solo il gusto delle pere. Per tutte le pere europee il calibro è diminuito quest’anno considerata l’annata siccitosa, mentre le caratteristiche organolettiche dei frutti sono di gran lunga superiori: quello che conta è gustare il frutto, non guardare quanto è grande. Mi sembra che la questione dei calibri venga usata come scusa per abbassare i prezzi e non riconoscerci un giusto guadagno, ancora una volta…”.
E continua: “Considerati i rincari e le produzioni dimezzate, il giusto prezzo delle pere alla produzione dovrebbe essere 2 euro, proprio come il nome del nostro gruppo”.
Questa volta i produttori non si limiteranno alle parole e a breve passeranno all’azione prima con un convegno e poi con una manifestazione a livello nazionale, in collaborazione con il coordinamento di produttori Copoi. “L’unico modo per risolvere le problematiche del settore è far sentire in maniera consistente la nostra presenza e questa volta lo faremo senza imporci limitazioni”.