Pere: il presente è nel lusso

Prezzi alti, ecco perché sono indispensabili per la pericoltura

Pere: il presente è nel lusso

Se vedeste in vendita una pera Abate Fétel venduta a 7,90 euro al chilogrammo che cosa pensereste? 
Molto probabilmente gridereste allo scandalo, proprio come ha fatto il frutticoltore che ci ha inviato in redazione la foto che vedete in apertura, scattata pochi giorni fa presso un fruttivendolo di Vienna. Invece, a prescindere che siano stranieri o italiani, per fortuna esistono ancora negozi che non hanno paura a vendere un prodotto di eccellenza a prezzi importanti, tanto da farne un prodotto di lusso. E aggiungo, che più ce ne sono e meglio è. 

D’altronde conosciamo bene i problemi che affliggono la pericoltura italiana: scarsa produttività in primis, ridotta quota di prodotto di prima qualità, in secondo luogo; per cui per cercare di dare un minimo di redditività ai produttori è indispensabile spuntare prezzi alti, ma questo è fattibile a patto che ci sia un distributore disposto ad alzare l’asticella del valore. Ovviamente, la qualità che arriva al consumatore deve essere all’altezza delle aspettative. 

Su questo aspetto i pericoltori italiani non hanno nulla da temere, come potete vedere nella rilevazione svolta ieri al mercato di Bologna (clicca qui per leggere l’articolo), così come i prezzi, che sono da extra lusso: l’Abate Fètel 80/85 è venduta fra 3-3,20 euro al chilogrammo e un calibro inferiore è piazzata fra 2,80-3 euro al chilogrammo. Stesso discorso vale per la Decana, per la quale i calibri più grandi sono quotati sopra 3 euro al chilogrammo. Ovviamente, non manca il prodotto da primo prezzo ma gli operatori affermano come la clientela cerchi in larga parte un prodotto “over the top” e snobbi il resto. D'altra parte, con le produzioni di cui disponiamo in questi ultimi anni, perché mai dovremmo essere interessati a un mercato di massa? Al momento sono gli appassionati del prodotto, nostalgici o meno, il nostro target - come si dice nel gergo del marketing - su cui riversare le nostre attenzioni, sperando che continuino a darci la loro preferenza come hanno fatto in tutti questi anni.

Con questi valori è più che giusto che il dettagliante italiano venda pere a 5 euro al chilogrammo così come è altrettanto corretto che il collega austriaco in centro a Vienna le venda a quasi 8 euro al chilogrammo e confido in una boutique della frutta a Copenaghen con i prezzi della Abate italiane a 10 euro al chilogrammo. 
È invece paradossale il produttore che si lamenta perché la sua frutta è venduta troppo cara, quanto invece il problema è l’esatto opposto.