«Ortaggi a prezzi folli, meglio non proporli»

Sansone (Dimar): «L’inizio dell’anno ha superato le aspettative»

«Ortaggi a prezzi folli, meglio non proporli»

Gli ortaggi in queste settimane stanno scontando il maltempo e lo si vede dai prezzi con cui vengono proposti in mercato (clicca qui per leggere l’articolo). Nella Grande distribuzione organizzata non è diverso, ma ha senso tenere le referenze oltre una certa soglia di prezzo? Non secondo Giovanni Sansone, responsabile ortofrutta di Dimar, società associata al Gruppo Selex. 
 

“Se non è strettamente necessaria conviene toglierla a mio avviso – spiega a IFN -. Se invece è particolarmente richiesta si cerca di contrarre il margine e di continuare a garantire il servizio al consumatore. È ovvio che con i prezzi molto alti gli acquisti calino e quindi non ci conviene continuare a reperire certi prodotti se c’è una marcata difficoltà nell’approvvigionamento. Per esempio l’iceberg in questo periodo è inutile averla e venderla magari anche a sottocosto. In questo modo il cliente non percepisce la problematica. Inoltre, noi preferiamo rimanere coerenti con la nostra filosofia di proporre il prodotto solo quando è disponibile a livello territoriale. Ci riforniamo dall’estero solo se il prodotto non è sistematicamente presente in Italia”.  

Anche nel mese di gennaio si è in parte verificata questa situazione, ma rispetto a come si era presentato, il primo mese dell’anno si chiude in positivo. “Venivamo da un dicembre difficoltoso dal punto di vista delle vendite a volume rispetto al 2021 – riprende Sansone - e anche le prime settimane di gennaio sono state molto difficoltose, ma fortunatamente c’è stata una ripresa nella seconda parte del mese, complice l’abbassamento delle temperature. Siamo riusciti quindi a recuperare volumi di vendita, che rimangono in linea con l’ultimo trimestre del 2022, anche se performiamo comunque meno rispetto allo stesso mese del 2022. A valore invece il dato è leggermente migliore, perché l’inflazione nel reparto ortofrutta si è appiattita al 2%”.  

In febbraio però si respira un’altra musica. “L’inflazione sta tornando ad alzarsi ed è soprattutto legata all’andamento climatico e alla carenza di prodotti”. Riguardo alle referenze carenti in questo periodo, Sansone elenca peperoni, melanzane, pomodori, zucchine e baby leaf da quarta gamma. “La frequenza con cui manca il prodotto negli anni sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici che rendono sempre più difficile la programmazione”. 

Quello che rimane da capire, secondo Sansone, è come assorbire questi colpi da parte delle aziende. “Ad esempio, i produttori di mele dovrebbero aumentare i listini, ma il mercato non risponde quindi non possono farlo. Fino a quando la resilienza del sistema continuerà a sostenere il conto economico”.