«Mele bio, redditività compromessa»

Op Nordest analizza la campagna in corso

«Mele bio, redditività compromessa»

Il biologico ha subito un tentennamento nell’ultimo anno dovuto ad un calo generico dei consumi di ortofrutta. Lo stesso viene registrato per le mele anche da Op Nordest, organizzazione di Verona che commercializza i propri prodotti biologici con il marchio Gli Orti di Giulietta Bio ed ha notato richieste inferiori rispetto allo scorso anno, soprattutto per le vendite all’estero.
 

La produzione di mele dell’Op veneta spalmata su 23 aziende, è destinata in gran parte all’industria; la superficie destinata alla produzione di mele per la commercializzazione come prodotto fresco è di circa 40 ettari. Le principali varietà prodotte sono Gala e Golden, con circa 6mila quintali di produzione all’anno ciascuna. A seguire Fuji e Store Ino Red (2mila quintali) e Dallago (1500 quintali) e Granny Smith (circa 500 quintali)
 

“L’andamento climatico caldo e siccitoso ha determinato una riduzione delle pezzature sulle varietà precoci, mentre le altre hanno potuto beneficiare delle piogge della seconda quindicina di agosto e del mese di settembre con pezzature soddisfacenti”, spiega a IFN Luigi Frigo, responsabile vendite di Op Nordest e a sua volta produttore.
 

Infatti, i quantitativi di Gala sono leggermente inferiori al previsto a causa dell’andamento stagionale molto caldo ed hanno subito maggiormente il cracking essendo una varietà molto sensibile al fenomeno. I danni ai frutti raccolti dopo le piogge ammontano al 50%. Mentre per quanto riguarda le Golden le produzioni sono buone e di qualità elevata”.
 

Peccato però che il fronte commerciale non sia troppo ricettivo. “Stiamo commercializzando Gala verso Danimarca, Inghilterra, Germania e Italia con volumi inferiori alle aspettative, ma siamo fiduciosi che dopo un primo periodo di grande offerta sul mercato causata dalla paura dei costi di frigo-conservazione si possa riprendere con più soddisfazione la vendita”.
 

Per Fuji, Story Inored, Dallago e Granny non è ancora iniziata la raccolta, spiega Frigo, ma la stagione sta procedendo in modo soddisfacente.
“Da un punto di vista commerciale le richieste sono inferiori rispetto l’anno scorso, soprattutto per le vendite all’estero. Anche i prezzi sono inferiori a fronte di maggiori costi, non soltanto nella fase di produzione per energia e concimi in particolare, ma anche e soprattutto nella fase di commercializzazione. Mettendo insieme tutti questi elementi la redditività è fortemente compromessa”.
 

Nella prima fase di commercializzazione ha influito molto anche la paura degli operatori legata ai costi di conservazione molto alti e all’incertezza sui consumi che ha avuto come conseguenza una forte offerta sul mercato. “Piuttosto di aggiungere costi di conservazione si è preferito in molti casi accontentarsi di un prezzo più basso pur di vendere. Ora la raccolta è terminata per molte varietà  - conclude il responsabile vendite - e si spera che nei prossimi mesi questa eccessiva offerta possa ridursi per lasciare spazio a prezzi più congrui”.