L’unione fa la pera! Ma non basta

Dal Convegno alla Fondazione Navarra nuove speranze frutto dell’aggregazione

L’unione fa la pera! Ma non basta

Inutile girarci attorno, i pericoltori continuano a espiantare – nell’ultimo anno è andato perso un ulteriore 10% di superficie a livello nazionale – ma il settore, da quando è stata costituita UNAPera appena tre anni fa, ha compiuto enormi passi in avanti a tutti i livelli: tecnico/agronomico, commerciale, marketing/comunicazione, oltre alla capacità di coinvolgimento delle istituzioni, tanto da rappresentare un esempio per tutto il settore frutticolo nazionale. 

Difatti, sono stati creati gli anticorpi per ridare nuova linfa a una coltura che sembrava destinata all’oblio, ma è oggi una corsa contro il tempo per riportare le rese a livelli tali da fermare gli espianti. È quanto è emerso, in estrema sintesi, durante l’incontro "La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive" ideato e realizzato da UNAPera, Consorzio di tutela della Pera dell’Emilia-Romagna Igp, Cso Italy e Fondazione Fratelli Navarra, che si è tenuto ieri sera a Ferrara e che ha visto una grande partecipazione di tutto il mondo produttivo, evidentemente alla ricerca di risposte.

Dopo i saluti di benvenuto da parte del padrone di casa, Nicola Gherardi Ravalli Modoni, Presidente Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra, e di Paolo Bruni, Presidente CSO Italy – che ha poi moderato l’incontro – si è entrati subito nel vivo del lavori grazie all’intervento di Elisa Macchi, Direttore CSO Italy, che ha fatto il punto della situazione, illustrando l’evoluzione della produzione negli ultimi 10 anni: “il problema principale è che a partire dal 2018 c’è stato un abbassamento drammatico delle rese, con punte negative, in alcune areali, di 6-7 ton/ha che equivale ad una perdita netta di 13 mila euro/ettaro. Da qui nasce quell’emorragia di superfici che ha provocato la perdita di 1/3 dei pereti in poco più di 10 anni lungo tutto la Penisola, soprattutto negli areali del Nord Italia, dove ci concentrano oltre i tre quarti degli impianti. Dalle stime in nostro possesso, nel 2024 gli espianti sono proseguiti senza sosta, tanto da perdere, solo in Emilia Romagna, il 14% dei pereti rispetto all’anno scorso. Purtroppo, il tasso di rinnovamento degli impianti è troppo basso per compensare le perdite”.

Tuttavia, la ricercatrice ha concluso l’intervento sottolineando come ci sia la possibilità di tornare in carreggiata: “con un ritorno delle rese medie a 25 ton/ha, il potenziale produttivo, con le superfici attuali, sarebbe pari a 560 mila tonnellate, ben superiore all’intera produzione di kiwi. È chiaro ed evidente che si debba ripartire da qui per invertire la rotta”.

“Il cambio di passo è iniziato alcuni anni fa quando abbiamo attivato quei meccanismi di riorganizzazione del settore, a partire dal Consorzio della Pera IGP dell’Emilia Romagna, che aveva appena 400 ettari e dopo una serie di operazioni siamo arrivati a quasi a 4 mila ettari certificati”, ha illustrato Mauro Grossi, Presidente del Consorzio di Tutela della Pera dell'Emilia Romagna IGP

“Dopo la costituzione dell’OI Pera, si è arrivati, nel 2021, all’ultimo e decisivo passaggio, la creazione di UNAPera che è stata la svolta per il comparto pericolo reso possibile dal regolamento Omnibus (a sua volta favorito dall’attività dell’Eurodeputato Paolo de Castro). UNAPera, infatti, è l’unica Associazione di Op monoprodotto riconosciuta a livello europeo, e coordina tutte le attività strategiche per il settore pericolo, a partire dalla ricerca fino a giungere alla commercializzazione che a sua volta ha nell’IGP il marchio identitario per promuovere le nostre pere sui mercati nazionali e internazionali”. 

Ascoltando i relatori si comprende come oramai all’interno della compagine di UNAPera ci sia un’unità di intenti e di collaborazione per certi versi superiore alle aspettative, soprattutto a livello commerciale, che poteva - invece - essere un terreno di scontro non indifferente. La maggior parte degli sforzi, infatti, si sta concentrando nel riportare le rese a dei livelli accettabili.

Un impianto di Abate Fètel autoradicato

Stefano Foschi, responsabile e coordinatore ricerca, sviluppo e sperimentazione di UNAPera, ha sottolineato l’importanza del nuovo approccio del team ricerca basato sulla condivisione continua delle informazioni, a partire dai bisogni e problematiche tecniche, fino alla progettazione e diffusione dei risultati finali o in itinere. Entrando nel merito del suo intervento, Foschi si è soffermato su alcuni aspetti tecnici particolarmente rilevanti per i produttori: “la rottura del cotico erboso per il contenimento della Maculatura si sta rilevando efficace, ma sappiamo bene essere una misura non priva di controindicazioni, a partire dalla portanza del terreno al passaggio delle macchine agricole. Quindi, stiamo lavorando allo step successivo, ovvero, come ritornare ad avere un inerbimento (e la relativa strategia di gestione) che possa essere meno problematico rispetto a quanto osservato fino ad ora”.

“Per quanto riguarda l’impiantistica vorrei evidenziare due aspetti in particolare: il portinnesto cotogno non è da abbandonare, ma andrà utilizzato solo nelle condizioni pedoclimatiche che lo consentono, e dovrà essere coniugato all’alta professionalità dell'agricoltore che deve sapere come gestirlo. Nelle altre situazioni, a partire dai terreni calcarei che mal si adattano al cotogno, si deve passare ad una radice più vigorosa come per esempio l’autoradicato”.

“Per quanto riguarda l’innovazione varietale ci sono 3 selezioni che stiamo valutando con particolare attenzione: Early Giulia, Fred ed Eden”.

I progetti di ricerca portati avanti da UNAPera spaziano a 360° e non mancano nemmeno le suggestioni con le TEA: “Partendo dal presupposto che la resistenza ad una malattia come la Maculatura bruna può essere indotta dal portinnesto, abbiamo degli esperimenti di Conference autoradicato manipolata tramite TEA che si sta mostrando resistente, per l’appunto, allo Stemphylium vesicarium”.

Se la ricerca applicata ha potenzialità a dir poco sorprendenti, Michele Mariani, Agronomo della Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra, ha ribadito come si debba ripartire dai fondamentali dell’arboricoltura, troppo spesso sottovalutati dai pericoltori, ma che spesso sono la causa di queste rese così basse: “Bisogna tornare all’impollinazione incrociata, e finirla con impianti monovarietali puntando tutto sulla partenocarpia. Idealmente ogni 4 file occorre inserire una varietà diversa, che faccia da impollinatore, e, soprattutto, bisogna verificare che l’impollinante non abbia con sé fattori di sterilità che possono compromettere il buon esisto dell’impollinazione. Per esempio, impollinare l’Abate con la Decana non ha senso perché sono incompatibili. Inoltre, utilizziamo gli insetti pronubi, meglio le osmie e i bombi invece che le api”.

“Un altro aspetto riguarda la gestione della pianta appena trapiantata: spesso occorre intestare (ovvero cimare) l’astone in modo da equilibrare la parte vegetativa con quella radicale, ma questo non viene fatto quasi mai, perché si cerca di accelerare l’entrata in produzione”.

Non poteva mancare un approfondimento sui portinnesti: “La varietà Carmen su cotogno è da evitare a differenza di Santa Maria; Williams va innestata su franco, nonostante il lungo periodo per entrare in produzione, mentre per Kaiser cotogno con intermedio sembra essere una buona soluzione. Per l’Abate vale quanto detto da Foschi. Infine, nella forma d’allevamento ci si sta orientando verso una forma in parete libera: l’importante è coprire gli spazi da una pianta all’altra”.

Conclusa la parte tecnica è stato il momento di approfondire gli aspetti legati alla comunicazione, grazie all’intervento del nostro Direttore, nonché responsabile del progetto di comunicazione di UNAPera, Roberto Della Casa: “Se non si ha nulla di distintivo è inutile comunicare, e nella pera non mancano le cose da raccontare. Il primo passo è stato riportare la pera, attraverso la Pera dell’Emilia Romagna IGP, all’attenzione dell’opinione pubblica per i suoi valori tradizionali (storia, territorio, gastronomia) e nutrizionali (leggerezza, digeribilità) per invertire la tendenza di consumo in Italia. Inoltre, abbiamo costruito sulla pera, attraverso la Pera dell’Emilia Romagna IGP, l’immagine del frutto «gourmand» per eccellenza, che è un elemento caratteristico e distintivo di questo frutto, declinato sulle sfumature di gusto e retrogusto delle diverse varietà dell’IGP a partire dalla Regina Abate per qualificare il consumo”.

“Paradossalmente, il momento di svolta c’è stato proprio nel momento in cui, nella passata stagione, i volumi sono crollati. La tentazione, in assenza di prodotto, era di limitare gli investimenti, ma, al contrario, è proprio nelle difficoltà che bisogna spingere sulla comunicazione: nel momento in cui abbiamo raccontato in tutte le salse che ognuno doveva fare la sua parte, c’è stata una risposta incredibile, come dimostrano tutti gli indici di notorietà in deciso aumento”.

“Un volano che ha avuto un riscontro diretto anche a livello commerciale come dimostra la crescita della quota di pere IGP vendute (raddoppiata da un anno all’altro) grazie ad una proficua collaborazione con la Gdo che ha risposto positivamente, nonostante l’anno scorso non sia stato certamente un anno eccezionale in termini di qualità estetica. Anche in questo caso da un problema nasce un’opportunità, perché siamo riusciti a far passare il messaggio che una pera cinghiata non ha nulla da invidiare a quelle perfette.”

Non poteva mancare la ciliegina sulla torta: “che è stata la collaborazione con McDonald’s (che è venuto a cercarci in prima persona), poco significativa in termini di volume, ma dall’enorme impatto mediatico”.

Al Presidente di UNAPera, Adriano Aldrovandi, è toccato il compito di fare sintesi rispetto all’operato di UNAPera, con particolare riferimento alle sfide ancora da affrontare: “Abbiamo avuto coraggio e visione in un momento critico per il settore, riuscendo ad aggregare buona parte dell’offerta di pere in Italia. L’organizzazione commerciale sta dando le risposte che speravamo favorita dalla distintività in comunicazione con la sviluppo della Pera dell’Emilia-Romagna IGP. Le criticità riguardano soprattutto la sfera tecnica: varietà difficili da coltivare (Abate in primis), tecniche agronomiche da rivedere e problemi qualitativi a partire dall’uniformità dei frutti. Non dimentichiamo nemmeno l’eccesso di capacità di lavorazione e stoccaggio, soprattutto alla luce delle ultime campagne particolarmente carenti. Ultimo, ma non meno importante, le aziende agricole sono allo stremo dal punto di vista finanziario, urgono dei ristori per ridare nuova spinta agli investimenti”.

“Il tema dei ristori non vuole essere la solita richiesta di finanziamenti a pioggia, ma è a ragione veduta, perché in appena due anni abbiamo fatto enormi passi in avanti sotto ogni aspetto, a partire dalla ricerca sulle tecniche che era il campo a mio avviso più complicato da re-indirizzare. Quindi le risorse, quando ci sono, le sappiamo investire con ottimi risultati”. 

“Purtroppo – chiosa Aldrovandi – siamo di fronte ad una situazione di emergenza e senza un intervento straordinario non se ne esce, e non possiamo fare a meno di un settore che è strategico per l’intero Paese”.

La chiusura dell’incontro è spettata ad Alessio Mammi, Assessore all'agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna: “La politica deve fare la sua parte, e come regione Emilia Romagna non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità, soprattutto quando c’è un sistema, come quello di UNAPera, che lavora unito in un’unica direzione nonostante le difficoltà, che sembrano insormontabili. In termini pratici abbiamo sempre sostenuto a livello economico le attività intraprese da UNAPera e a allargando i confini al settore frutticolo in generale, col bando PSR da 70 milioni di euro, sosterremo concretamente tutte quelle aziende che vogliono investire in questo settore che rappresenta un patrimonio, non solo per l’Emilia Romagna, ma per l’intera Nazione. Anzi, proprio a livello nazionale ci aspettiamo delle risposte decisamente più consistenti rispetto a quanto fatto finora”. 

“Ad ogni modo, noi faremo tutto il possibile per sostenere e supportare i progetti come UNAPera che hanno l’ambizioso obiettivo di ridare una visione concreta ad un intero comparto produttivo”.

È proprio il caso di dirlo (rubando la citazione ad Adriano Aldrovandi): Uniti si vince!