Le nuove leve in prima linea per la Pesca di Verona Igp

La ventiseienne Desirè Faccio: «Produrre è la mia vita»

Le nuove leve in prima linea per la Pesca di Verona Igp

Produrre pesche e nettarine è la mia vita, e non penso che esista lavoro migliore”, un’affermazione che di per sé potrebbe far storcere il naso ai più, viste le difficoltà vissute dal comparto peschicolo nel corso degli ultimi anni; ma quando a dirlo è una produttrice ventiseienne veronese è chiaro che non si tratta di un Pesce d’Aprile. Vi possiamo assicurare che la storia è assolutamente vera, in quanto la frase è uscita dalle labbra di Desirè Faccio, titolare dell’Azienza agricola omonima, proprio all’interno di un pescheto in fiore in occasione del nostro tour fra le aziende certificate alla produzione della Pesca di Verona IGP.

“Sono la quarta generazione di una famiglia che da oltre 70 anni coltiva pesche e nettarine fra Verona e Bussolengo. Nella fattispecie, su 40 ettari complessivi, circa una decina sono destinati a questa coltura, un tempo simbolo della frutticoltura veronese, ma che sta attraversando un momento di difficoltà da diversi anni, come un po’ in tutto il Nord Italia”.

“Invece, sono convinta che ci sia ancora spazio per le nostre produzioni, a patto che siano di alta qualità, ed è per questo motivo che sono entrata a far parte della rete di produttori certificati della Pesca di Verona IGP. Numeri alla mano, è stata una scelta vincente e spero che altri miei colleghi vogliano entrare all’interno di questo progetto di rilancio della peschicoltura veronese”.

Ciò che stupisce nell’ascoltare le parole di Desirè è la sua determinazione, che si alimenta di una passione autentica: “è senza dubbio un lavoro faticoso, pieno di sacrifici che possono essere spazzati via in pochi minuti da una grandinata piuttosto che da una gelata, ma non sarei in grado di stare tutto il giorno in ufficio chiusa fra quattro mura. Lavorare all’aperto, in mezzo alla natura, lo ritengo un privilegio invece che un sacrificio, così come la soddisfazione che si ha nel raccogliere i frutti di un anno di sforzi è difficilmente spiegabile a parole”.

Tuttavia, i problemi, come ben sappiamo, non mancano: “Gli adempimenti burocratici al limite della vessazione e la difficoltà nel reperire manodopera sono fra le criticità più difficili da gestire; potrebbero essere risolte se ci fosse maggiore attenzione da parte delle istituzioni nei confronti delle aziende agricole. Poi, ovviamente, non possiamo dimenticare gli effetti legati al cambiamento climatico ma, quelli, fanno parte del gioco”.

Nonostante tutto, alla giovane peschicoltrice, l’ottimismo non manca: “Ribadisco che non cambierei questo lavoro per nulla al mondo, e spero che altri giovani frutticoltori possano seguire il mio esempio, perché più saremo capaci di fare rete e più sarà semplice far fronte alle sfide del settore”. (aa)