La mosca bianca degli agrumi prende casa in Liguria

Nello spezzino delimitata una nuova zona infetta

La mosca bianca degli agrumi prende casa in Liguria

In Liguria ha fatto la sua comparsa solo due anni fa, nel Comune di Arenzano (Genova). Ora, per la prima volta, invade anche lo Spezzino, in particolare la Val di Magra. L’Aleurocanthus spiniferus, insetto fitofago, dannoso per piante e frutti, originario dell’Asia tropicale ma diffusosi ampiamente in varie zone del pianeta, è stato individuato anche nel comune di Luni, costringendo la Regione ad adottare un decreto ad hoc secondo quanto previsto dal regolamento europeo, al fine di delimitare la zona infestata e individuare quella ‘cuscinetto’: della prima fa parte il territorio a cavallo tra i comuni di Luni e Castelnuovo Magra, della seconda ne fanno parte anche piccole porzioni dei territori comunali di Sarzana e Ameglia.

Indicate agli enti le misure da adottare per contenere l’espansione dell’insetto, il cui primo avvistamento in Italia risale al 2008 in Puglia. L’ Aleurocanthus spiniferus, ritenuto dall’Unione europea un "organismo nocivo da quarantena", attacca principalmente gli agrumi – limone, pompelmo, mandarino, arancio –, ma può essere ritrovato anche su piante di rosa, vite, melo, pero, kaki e anche su piante ornamentali. Gli insetti, pungendo i tessuti, sottraggono linfa alla pianta, provocandone il deperimento. Il danno più evidente è l’elevata quantità di melata zuccherina che l’insetto produce, e che ricopre frutti e foglie favorendo lo sviluppo di fumaggine, che riduce la fotosintesi e la respirazione fogliare portando a diffusi disseccamenti. Un danno dai risvolti anche economici, perché i frutti una volta attaccati risultano invendibili.

Al momento il Settore fitosanitario regionale ritiene "di difficile attuazione l’applicazione di misure di eradicazione dell’insetto, a fronte di più agevoli misure di contenimento", in quanto secondo quanto emerso dai sopralluoghi "il nuovo focolaio è radicato in una ampia porzione del territorio nel quale si alternano aree residenziali con verde privato ed aree agricole (olivicole, viticole e seminative in prevalenza) e nella parte collinare aree boscate, per cui non sono tecnicamente proponibili interventi di abbattimento e distruzione delle piante infestate per l’eradicazione dell’insetto su vasta scala", ma soprattutto perché al momento "in questo ambiente l’aleurodide non provoca danni economici diretti alle produzioni, ma solo danni estetici, dovuti a produzione di melata e di conseguente fumaggine; gli alberi di agrumi, la piante di rose e l’altra vegetazione interessata, in quel determinato contesto hanno esclusivamente una valenza di natura paesaggistica e ricreazionale".

Fonte: lanazione.it