La IV gamma e la sfida di filiera

Ecco la vision di Cultiva. Parola d'ordine: partnership

La IV gamma e la sfida di filiera

Billions. Vale a dire miliardi, mica bruscolini. Sono quelli che muovono gli investitori di capitale di rischio sulle tecnologie agroalimentari: 51,7 miliardi di dollari nel 2021, per un aumento dell'85% rispetto al 2020. Un decollo in risposta alla pandemia, con i finanziamenti all'eGrocery cresciuti di un 188% rispetto al 2020 e che hanno richiesto più di un terzo di tutti gli investimenti agrifoodtech. I numeri contenuti nell'ultimo report AgFunder, curato dalla omonima piattaforma americana di raccolta fondi per l'innovazione tecnologica in agricoltura, sono sbalorditivi e sarebbero da tenere a mente per uno dei comparti più tecnologici e propensi alla digitalizzazione che ha l'ortofrutta: il mondo dei prodotti servizio, a partire dalla I e IV Gamma.

"Sono contento di vedere come l’agricoltura stia vivendo una nuova vita, un boost importante iniziato nell’ultimo decennio - commenta Federico Boscolo, Ceo di Cultiva (vedi foto sotto) - Il digitale è una componente fondamentale di questo cambiamento soprattutto nei sistemi di agricoltura hi-tech: vedendo i deals che sono stati messi a segno sono convinto che ci sia sempre una grande volontà di vendere tecnologia e troppo spesso si pensa che questa possa sostituire l’intervento dell’uomo. La realtà che le aziende agricole hi-tech hanno gli stessi problemi di quelle tradizionali; ma l’agricoltura low/mid-tech come la nostra, è affamata di tecnologia e pronta ad accogliere innovazione". 

Cultiva, che è stata main partner dello Speciale Frutta e Verdura 2022, sta spingendo parecchio su innovazione e digitalizzazione: progetti come Carta (che prevede la semina degli ortaggi a foglia destinati alla IV Gamma su pacciamatura biodegradabile) e Viride (un software di forecasting attraverso la raccolta di dati ambientali ed image recognition con l'obiettivo di ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera) ne sono un esempio. "Cultiva, sia in Italia che all’estero, da anni si impegna su questo - aggiunge Boscolo - Abbiamo sistemi d'irrigazione totalmente automatizzati, palmari e CQ in campo per raccolta dati e un sistema capace di fornire informazioni di filiera ai clienti in real time: analisi, controlli pre-raccolta, quaderno campagna...E poi l'integrazione IT con alcuni clienti, che non è altro che concretizzare un reale concetto di partnership".

E proprio sulla collaborazione di filiera anche Massimo Bragotto, direttore generale p.t. di Cultiva, ha insistito sul palco dello Speciale. "E' importante strutturare una filiera comunicativa e trasparente in modo da migliorare l’accesso alle informazioni di campagna e non avere i soliti problemi di approvvigionamento per mancanza di comprensione verso l’altro - ha ribadito il manager - Gli operatori della filiera si devono conoscere a 360 gradi e devono affrontare le sfide in modo comune”.

"Partnership spesso significa anche dimensioni - annota Boscolo - Per questo Cultiva lavora con pochi produttori di medio/grandi dimensioni: sarebbe impossibile omogeneizzare e responsabilizzare perfettamente aziende agricole sulla food safety ad esempio; o chiedere ad un grower con soli due ettari di spendere migliaia di euro per la digitalizzazione; la Op, invece, può fare questo con i propri soci".

Ma il concetto di partnership andrebbe esteso lungo tutta la filiera. "Noi non siamo mai stati in grado di creare una forte partnership, siamo sempre rimasti fornitori di minoranza - prosegue l'amministratore delegato di Cultiva - In realtà nel mondo della IV Gamma ci sono una miriade di fornitori di minoranza, visto che si contano circa 120 aziende del comparto. Abbiamo stabilimenti che funzionano con il freno a mano tirato e a saturazione di capacità non soddisfacenti: siamo tutti a caccia di volumi e disposti a tutto. Il boom dei costi, in primis quelli energetici, in sostanza, ha ingigantito i contorni di un problema strutturale presente da tempo: negli Usa, una decina di anni fa, è partito un processo di consolidamento e di ottimizzazione dell'offerta che ha bilanciato il rapporto con la domanda. Ci sono state chiusure, certo, ma soprattutto si sono innescate collaborazioni e partnership virtuose. Con un conseguente miglioramento delle pratiche e degli automatismi operativi che in Italia sono invece complessi, poco virtuosi. Parliamoci chiaro: la colpa non è sempre della Gdo ma anche nostra che ci facciamo la guerra per pochi centesimi, della gara per soddisfare ordini dell'ultimo secondo a qualsiasi condizione". 

La soluzioni? Per Federico Boscolo si deve alzare l'asticella della qualità seguendo alcuni punti chiave: collaborazioni, catena del freddo, continuità di fornitura, sostenibilità ambientale e sociale. “Sopravviverà chi sarà in grado di creare partnership d’eccellenza unendo le aree di forza, condividendo qualche rischio, alcuni investimenti, prendendo anche decisioni difficili o scomode e avendo il coraggio di mettere sul tavolo i punti di forza ma anche di debolezza per saper cogliere solo il meglio da offrire a trade e consumatore”, rimarca il manager. Una sfida di filiera, per l'appunto.