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La genetica corre, l'agricoltura guarda: l’UE tentenna sulle NGT
Entro il 2050 la produzione agricola mondiale potrebbe ridursi del 35%, occorre accelerare

Entro il 2050 la produzione agricola globale potrebbe ridursi fino al 35% a causa del cambiamento climatico, con effetti gravi su redditi agricoli e sicurezza alimentare. Lo rileva lo studio "Building Resilience in Agrifood Supply Chains", realizzato dal Boston Consulting Group e Quantis, rilanciato dall'ANSA.
Secondo l'analisi, il 65% della produzione agricola e il 70% delle calorie globali derivano da appena 15 colture, spesso concentrate in poche aree geografiche. Questo rende l'agroalimentare mondiale vulnerabile a shock climatici e crisi geopolitiche. I margini di milioni di piccoli agricoltori rischiano di ridursi fino al 40%.
Il rapporto propone una strategia di rezione basata su cinque pilastri: innovazione genetica per colture più resistenti, diversificazione, pratiche rigenerative, tecnologie post-raccolta e nuovi strumenti finanziari.
Al primo posto, quindi, figura proprio il miglioramento genetico, in linea con le TEA o NGT (nuove tecniche genomiche).

È noto, oramai, che le NGT modificano il DNA delle piante senza inserire geni estranei, intervenendo solo su materiale genetico della stessa specie o di specie compatibili. Le principali tecniche sono:
• Mutagenesi mirata: modifica precisa del genoma;
• Cisgenesi: inserimento di geni già presenti nella pianta o in specie affini.
A livello globale, il mercato delle piante NGT è in crescita: da 5 miliardi di dollari nel 2021 si stima raggiungerà i 12 miliardi entro il 2025. Vi operano startup e grandi aziende come Corteva e Bayer/Monsanto, che detengono il 40% del mercato sementiero mondiale e oltre 1.500 brevetti sulle NGT. Alcuni esempi includono banane che non si ossidano e more senza semi.
In Europa, invece, la diffusione è quasi nulla: dopo una sentenza della Corte di giustizia UE del 2018, le NGT sono equiparate agli OGM e soggette a una delle normative più restrittive al Mondo. Attualmente, l'unica coltura OGM autorizzata nell'UE è il mais MON810, coltivato quasi solo in Spagna per l'alimentazione animale. In Italia, come in molti altri Paesi, la coltivazione è vietata.
Diversa la situazione negli Stati Uniti, dove la normativa in materia di OGM è tra le più permissive al mondo: qui, così come in oltre 30 Paesi, le colture geneticamente modificate sono ampiamente diffuse e utilizzate sia per alimenti che per mangimi. Eppure, l’Unione Europea – che sostanzialmente vieta la coltivazione di OGM sul proprio territorio in nome del principio di precauzione – continua a importarne a tonnellate, soprattutto sotto forma di soia e mais OGM destinati all’alimentazione animale.
Una contraddizione non certo isolata, che richiama alla mente la gestione europea su altri fronti, come quello degli agrofarmaci: si vietano molecole senza garantire valide alternative, mentre si continuano a importare prodotti agricoli che le utilizzano liberamente altrove.

Ma al di là di questa “ipocrisia green” targata UE, oggi il dibattito si è spostato sulle nuove tecniche genomiche (NGT). Il percorso legislativo è partito il 5 luglio 2023 con la proposta della Commissione europea. Il Parlamento si è espresso nell'aprile 2024, e il Consiglio dell'UE ha autorizzato l'avvio del trilogo (fra Consiglio, Commissione e Parlamento Europeo) il 14 marzo 2025. Il primo incontro esplorativo si è tenuto il 6 maggio, con un nuovo appuntamento previsto per il 30 giugno.
La proposta distingue due categorie di piante NGT:
• Categoria 1: comprende le piante simili a quelle naturali o ottenute con tecniche convenzionali (evitando le resistenze gli erbicidi). Sarebbero escluse dalla normativa OGM.
• Categoria 2: include tutte le altre piante NGT, soggette alla normativa OGM, con obbligo di valutazione del rischio, autorizzazione ed etichettatura.
Le discussioni si stanno concentrando sui temi di etichettatura, tracciabilità e brevetti e si valuta la possibilità per gli Stati membri di vietare le NGT2 o limitarne l'uso vicino a coltivazioni biologiche, dove ogni forma di NGT è già esclusa. Vedremo. Nel frattempo, il fronte ambientalista del Vecchio Continente sta accusando le istituzioni europee, colpevoli di voler "deregolamentare i nuovi OGM". In Italia, il clima è particolarmente ostile: nel 2024 sono stati distrutti campi sperimentali di riso NGT nel Pavese e, pochi mesi fa, danneggiate viti NGT in Valpolicella. Questo nonostante l'EFSA, su richiesta della Commissione, abbia chiarito che i rischi delle NGT sono trascurabili. L’auspicio è che i negoziati portino presto a una normativa equilibrata, che tuteli ambiente e consumatori, ma non dimentichi gli agricoltori europei, spesso lasciati soli dalle istituzioni.



















