Castagne, non era tutta colpa del caldo

Il produttore emiliano Franceschelli: «Il calo termico non ha sortito l’effetto sperato»

Castagne, non era tutta colpa del caldo

Non era tutta colpa del caldo direbbero molti produttori e commercianti di castagne che, con il calo termico, speravano in una svolta dei consumi. E invece si attraversa ancora una situazione di impasse totale. Questo è anche il punto di vista del produttore emiliano Gabriele Franceschelli, titolare della società agricola La Vallata. “L’arrivo del primo freddo non ha migliorato il trend dei consumi di marroni e castagne - afferma - purtroppo le persone stanno facendo i conti con i rincari quotidiani e dunque la porzione di spesa dedicata a frutta e verdura si riduce drasticamente”.

L’imprenditore emiliano preoccupato per i consumi nazionali ridotti al minimo puntualizza che il problema non riguarda la qualità del prodotto: “Il caldo ha influito sulla pezzatura ma non sulle caratteristiche organolettiche delle castagne che potrebbero avere un’ottima campagna commerciale”. 

I caldarrostai riducono i loro tipici cartocci all’intero dei quali mettono marroni e castagne e di conseguenza la distribuzione organizzata diminuisce gli ordini. “Anche la Gdo va a rallentatore – aggiunge Franceschelli – le piattaforme prendono 10 colli al giorno quando solitamente consumavano 2-3 pedane. All’estero la situazione è un po' più rosea ma nulla di eclatante”.

La castanicoltura affronta anche il problema dei rincari. “Vendite lente a prezzi non adeguati – puntualizza il produttore – le spese sono triplicate e non riusciamo ad adeguare il prezzo di vendita delle castagne, con quotazioni insostenibili che non coprono neppure i costi di produzione. Anche i costi energetici di conservazione della merce sono triplicati e i consumatori attendono di aumentare il loro budget di spesa in vista delle festività ma credo che il Natale non stravolgerà lo scenario attuale”.