Monitor
Bio vs convenzionale, prezzi a confronto
Frutta, si dimezza il differenziale. Ortaggi più stabili. Non mancano sorprese

Il biologico costa più del convenzionale. Vero, ma in parte. Il divario tra le due categorie si va assottigliando sempre di più, corretto ma non per tutti i prodotti. Con questa analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter cerchiamo di sviscerare alcuni numeri chiave per comprendere l'andamento dei valori in ballo per le principali referenze ortofrutticole bio a peso imposto vendute nella Gdo (discount compresi).
Partiamo da frutta e agrumi. Il paniere biologico nel 2016 costava mediamente poco più dell'80% in più rispetto al non bio, ma nel giro di sei anni si il differenziale di prezzo si è praticamente dimezzato. Nel caso dei limoni poco è cambiato - quelli bio costavano il 31% in più nel 2016 e il 27% in più lo scorso anno - ma per altri frutti come mele, kiwi, pere, fragole e (fino al 2018) banane ci sono i differenziali più alti e in questi casi riduzioni quasi vertiginose.

Però ci sono alcuni prodotti in cui si nota una crescita del delta prezzo (arance, avocado, ciliegie). I mirtilli hanno avuto un andamento altalenante con una crescita fino al 2018 (90%) e poi un crollo del delta prezzi dal 2019 in avanti.
Passando alle verdure la situazione è diversa. Il differenziale nei valori di vendita tra biologico e convenzionale mostra una forbice più ampia ed è si diminuito negli anni, ma la contrazione è stata più dolce: dal 120% nel 2016 al 90% del 2021.

Nelle carote e nei finocchi si rileva il salto più alto tra bio e convenzionale (tra 100% e 150%); mentre nelle zucchine c’è il delta più basso. In referenze che nel paniere hanno un peso inferiore - come asparagi e cetrioli - il differenziale è in crescita; mentre in prodotti più consolidati - come pomodori, cipolle e patate - la tendenza è in diminuzione.
Copyright 2022 IFN Italiafruit News
Partiamo da frutta e agrumi. Il paniere biologico nel 2016 costava mediamente poco più dell'80% in più rispetto al non bio, ma nel giro di sei anni si il differenziale di prezzo si è praticamente dimezzato. Nel caso dei limoni poco è cambiato - quelli bio costavano il 31% in più nel 2016 e il 27% in più lo scorso anno - ma per altri frutti come mele, kiwi, pere, fragole e (fino al 2018) banane ci sono i differenziali più alti e in questi casi riduzioni quasi vertiginose.

Però ci sono alcuni prodotti in cui si nota una crescita del delta prezzo (arance, avocado, ciliegie). I mirtilli hanno avuto un andamento altalenante con una crescita fino al 2018 (90%) e poi un crollo del delta prezzi dal 2019 in avanti.
Passando alle verdure la situazione è diversa. Il differenziale nei valori di vendita tra biologico e convenzionale mostra una forbice più ampia ed è si diminuito negli anni, ma la contrazione è stata più dolce: dal 120% nel 2016 al 90% del 2021.

Nelle carote e nei finocchi si rileva il salto più alto tra bio e convenzionale (tra 100% e 150%); mentre nelle zucchine c’è il delta più basso. In referenze che nel paniere hanno un peso inferiore - come asparagi e cetrioli - il differenziale è in crescita; mentre in prodotti più consolidati - come pomodori, cipolle e patate - la tendenza è in diminuzione.
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