Salinità dei suoli in aumento, rischio per la frutticoltura

Nel Ferrarese fenomeno preoccupante. Leis (Vivai Mazzoni): «Problema sottovalutato»

Salinità dei suoli in aumento, rischio per la frutticoltura
“La salinità nei nostri suoli ha raggiunto un livello di guardia tale che, nei prossimi anni, se non saranno apportati dei correttivi, correremo il rischio di non poterci più coltivare”. Potrebbe sembrare un allarmismo esagerato, ma se la dichiarazione proviene da un professionista di lunga data del settore frutticolo come Michelangelo Leis, general manager dei Vivai Mazzoni, come minimo occorre approfondire un tema fino ad ora ignorato dagli operatori. Anche perché il territorio in questione è quello della provincia di Ferrara, importante areale frutticolo e terra della pera per eccellenza.

“In effetti – spiega Leis – il tema della salinizzazione nei suoli del Ferrarese, in particolare nel bacino del Po di Volano (praticamente mezza provincia estense), non è considerato con la giusta attenzione dalle autorità preposte, nonostante la gravità del problema sia ormai sotto gli occhi di tutti”.



Per affrontare il problema è necessario capirne l’origine. “Tutto parte dall’acqua di irrigazione proveniente dal Po di Volano che raggiunge facilmente valori di 2.000 ms (unità di misura della conducibilità elettrica delle acque direttamente correlata alla concentrazione salina, ndr) da fine estate a primavera avanzata – illustra l’esperto - per poi attestarsi su valori medi di 900-1000 ms per lunghi periodi durante l’estate. Se poi analizzassimo i valori in prossimità del litorale, dove il fenomeno della risalita del cuneo salino è noto già da diverso tempo, vedremmo dei valori ben maggiori”.

“Il problema - prosegue Leis - è che nell’ultimo decennio il fenomeno si è esteso anche nell’entroterra, dove a causa della siccità prolungata nel periodo estivo, si sta attingendo ad acqua di falda che è tendenzialmente salmastra. In pratica, stiamo spargendo sale nei nostri terreni, e chiunque abbia nozioni agronomiche sa bene che questo fenomeno porta alla ‘morte’ del terreno, soprattutto se argilloso, in quanto il sale forma un legame con l’argilla irreversibile, che ne impedisce la coltivazione delle principali colture, una su tutte il pero. Per quanto riguarda i terreni sabbiosi il problema è meno grave, però occorrerebbero irrigazioni abbondanti, o meglio, delle piogge abbondanti per eliminare l’eccesso salino, ma sono diventate una rarità negli ultimi anni”.



Quali potrebbero essere le possibili soluzioni? “In primis occorrerebbe aumentare la portata del Po di Volano in modo da limitare la risalita del cuneo salino – risponde il general manager dei Vivai Mazzoni - Però questa è una misura tampone per arginare il problema nel breve periodo. Occorre una presa di coscienza da parte di tutta la comunità che porti ad una soluzione condivisa fra agricoltori e gli enti preposti alla gestione dei bacini idrici, e bisogna fare in fretta, perché, con il cambiamento climatico in atto, la situazione non potrà che peggiorare”.

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