L'assordante silenzio che fa da sottofondo alla crisi

Il settore è un patrimonio, anche dal punto di vista occupazionale. Ma se ne parla poco

L'assordante silenzio che fa da sottofondo alla crisi
Quante sono le persone che lavorano e vivono grazie al settore ortofrutticolo, in Italia? Decine di migliaia. E se consideriamo l’indotto? Si arriva a cifre a sei zeri, probabilmente. E allora ha ragione il presidente del settore ortofrutticolo di Fedagri, Davide Vernocchi, quando dice che “la crisi della frutta estiva rischia di avere ripercussioni devastanti sul tessuto economico e sociale del Paese intero e non solo dell’agricoltura: qui c’è in ballo il futuro dell’Italia, altro che la Fiat...”. 

Ma siamo sempre lì: quando chiude o delocalizza una grande imprese, pubblica, privata o semi-privata, i giornali sono prodighi di titoli e di interviste. Il settore ortofrutticolo non fa notizia. E se alimenta le cronache, di solito, è in negativo: come dimenticare, una decina d'anni fa - quando sembrava che i prezzi di frutta e verdura fossero la causa di tutti i mali - trasmissioni e articoli dedicati a quella che fu allora ribattezzata "Zucchina d'oro?".  

La mancanza di aggregazione pesa, anche nell'informazione. Coldiretti è bravissima a catalizzare l’attenzione, maestra nello sfornare comunicati stampa carichi di pathos nei fine settimana. Ma alla fine gioca la sua partita e ognuno va per la propria strada. O quasi. Mentre, tanto per restare nel settore primario, i “cugini” del latte e del vino, quando c’è stato da alzare la voce, si sono fatti sentire. E vedere.

E sì che i numeri, in termini di fatturato e di forza lavoro, sono imponenti. Con una peculiarità, più volte sottolineata dal presidente di Fruitimprese Marco Salvi in occasione delle ultime assemblee degli esportatori: “il nostro è un settore in cui la componente femminile è preponderante”. 

Bisognerebbe prendere coscienza dei propri mezzi e fare sistema (quante volte l’abbiamo letto e sentito…) affinché questa ennesima, pesantissima, crisi della frutta estiva si trasformasse da avversità in (almeno parziale) opportunità. Anche per levare più alto il grido d’allarme che finora Bruxelles ha ignorato. 
Due colonne taglio basso su Corsera o Repubblica, una mezza puntata di Porta a Porta. E’ chiedere troppo?

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