Uva da tavola, tra i produttori c’è tanta voglia di riscatto

Tumino (Mazzarrone): «Diminuiamo le pratiche di forzatura a favore della qualità»

Uva da tavola, tra i produttori c’è tanta voglia di riscatto

La campagna 2022 dell’uva da tavola italiana sarà ricordata come “Annus horribilis”, anche i produttori con più stagioni alle spalle l’hanno definita come “una campagna commerciale fra le peggiori mai viste”. 
Una stagione che resterà negli annali ma, di certo, non ha scalfito lo spirito dei produttori pugliesi e siciliani che sono motivati, per questa stagione ormai alle porte, da una grande voglia di riscatto.

A raccontare a IFN le prospettive per la stagione che verrà è il produttore siciliano Giuseppe Tumino, che ha i suoi appezzamenti nell’areale di Mazzarrone (Catania). “Si avvicina una stagione piena di incognite ma siamo pronti; c’è un comparto che resiste e tutela le proprie uve tradizionali. Sinora anche il clima è stato dalla nostra parte; infatti, sia le uve sotto serra che quelle in pieno campo hanno avuto uno sviluppo in linea con il calendario. L’uva Italia in pieno campo ha iniziato a germogliare e le temperature alte dei prossimi giorni potrebbero sollecitare ancor di più la pianta”.

Per l’uva Italia la parola chiave è qualità. “Se le nostre uve hanno perso appeal non diamo la colpa solo alla “concorrenza” del senza seme ma, in parte, è stata trascurata la qualità a favore della quantità. Bisogna tornare a tecniche di coltivazione che non stressino la pianta per favorire lo sviluppo delle dimensioni dell’acino. Inevitabilmente anche il gusto ne risente e i consumatori si allontanano dal prodotto”. 

“La nostra uva Italia si coltiva da oltre 70 anni e ciò che la premia sul mercato è il gusto, dobbiamo lavorare sulla qualità. Poi sarà il consumatore ad acquistare quello che ritiene opportuno e che trova nei punti vendita. Le ultime stagioni ci hanno fatto capire che serve un cambio di passo, dobbiamo cercare di non forzare le piante. I problemi non sono mancati, oltre ai fattori climatici anche il Mal dell’esca ha fatto i suoi danni anche su impianti molto giovani”.
“Personalmente sono fiducioso, forse temiamo solo i picchi di caldo eccessivo. Anche la situazione idrica è positiva visto che gli invasi destinati all’irrigazione sono pieni”. Manca poco per i primi grappoli e, nonostante le difficolta, i produttori sono pronti al riscatto.