Universo ciliegie, la Turchia non conosce rivali

Exploit del Cile: in cinque anni ha triplicato i volumi

Universo ciliegie, la Turchia non conosce rivali

La campagna cerasicola sta entrando nel vivo, nonostante tutte le difficoltà provocate dal maltempo che da un mese a questa parte non sta dando tregua ai principali areali di produzione in Italia.
Proprio il meteo, o meglio la pioggia, sembra essere l’ago della bilancia fra una buona e cattiva annata, con ripercussioni sull’intero comparto, come mostrano i principali numeri analizzati da IFN.

Produzione Mondiale: Turchia Leader incontrastato. In Europa testa a testa fra Spagna e Italia
I dati Faostat, aggiornati al 2021, relativi ai maggiori produttori di ciliegie a livello planetario vedono la Turchia primeggiare incontrastata grazie a poco più di 80 mila ettari, per una produzione media annua di circa 680 mila tonnellate; seguono, appaiati, Usa e Cile. In particolare, il Paese Sudamericano ha conosciuto negli ultimi 5 anni un vero e proprio exploit con i volumi, che dal 2017 al 2021 sono triplicati e destinati in larga parte al commercio estero (prima destinazione la Cina). Scorrendo la classifica troviamo due nazioni asiatiche come Uzbekistan e Iran, seppur poco interessanti ai fini della nostra analisi, che precedono il terzetto europeo composto da Spagna, Italia e Grecia, che nell’ultima annata disponibile hanno raccolto, rispettivamente, 125 mila, 93 mila e 80 mila tonnellate. Da notare la continua alternanza di produzione da un anno all’altro che affligge in particolar modo Spagna e Italia, a causa soprattutto delle condizioni poco favorevoli del meteo. Ad ogni modo due Paesi sono stabilmente in testa nel Vecchio continente come dimostrano le superfici costantemente sopra 25 mila ettari ciascuno.

Italia: domina la Puglia, segue la Campania; Emilia-Romagna e Veneto appaiate.
Storicamente, nel nostro Paese, esistono pochi distretti produttivi altamente specializzati sulle ciliegie: le prime 5 regioni valgono da sole il 91% dell’intera superficie italiana, pari a 29.279 ettari nel 2022. La Puglia è di gran lunga la prima regione, con oltre 18 mila ettari al suo attivo; seguono, a lunga distanza, Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. In termini di volumi raccolti, il gap fra la Puglia e i suoi inseguitori diminuisce notevolmente, a dimostrazione di come la cerasicoltura pugliese latiti in termini di produttività ed efficienza dei propri impianti. 
A livello complessivo, l’annata appena passata ha registrato il picco nazionale in termini di superfici negli ultimi anni, di poco inferiore a 30 mila ettari. Come anticipato, le produzioni raccolte oscillano notevolmente e si passa da quasi 120 mila tonnellate nel 2017 a 93 mila tonnellate nel 2021.

Commercio estero: l’export supera l’import
La bilancia commerciale sorride all’Italia nonostante le differenze marcate da una campagna all’altra. Mediamente i nostri operatori esportano 7-10 mila tonnellate all’anno di ciliegie per un valore di circa 30 milioni di euro.

L’import, spesso accusato di nuocere alle produzioni italiche, a onore del vero non dovrebbe destare preoccupazione, sia perché in termini assoluti l’incidenza rispetto a quanto produciamo è bassa (meno del 10%), sia perché il trend è tendenzialmente statico. Sicuramente si potrebbero esplorare mercati più lontani, ma occorre un netto cambio di passo.

Consumi: vola il discount, in calo il dettaglio tradizionale
Per quanto riguarda i consumi domestici, dal 2018 al 2022, in Italia si nota una sostanziale stabilità a volume e un deciso aumento a valore (di quasi 10 punti). 
Entrando nel dettaglio dei canali di vendita, il discount è l’unico canale che nell’ultimo biennio è cresciuto in doppia cifra sia a volume che a valore. Buona per performance per supermercati e ipermercati, mentre il canale tradizionale è in sofferenza soprattutto per quanto riguarda i volumi venduti.

Come proseguirà la campagna 2023?
La prima parte è stata ampiamente negativa per tutti gli areali, tanto che si sono verificati danni da cracking anche nei ceraseti con copertura antipioggia. Se le piogge cessassero ci potrebbe essere la possibilità di limitare i danni, ma le previsioni non sono delle più incoraggianti.

Tutta da scrivere, invece, la campagna commerciale della produzione di montagna che dovrebbe iniziare verso metà giugno.

Hanno collaborato Giorgia Cifarelli e Alfonso Bendi