Attualità
Trump picchia duro: "Dal 1° agosto tariffe al 30% per i prodotti dell'Unione Europea"
I commenti di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Filiera Italia, Confcooperative, Cgia Mestre

La lettera inviata nella giornata di sabato 12 luglio, dal leader americano Donald Trump alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in cui ha annunciato l'inasprimento - a partire dal 1° agosto - delle tariffe doganali al 30% sulle merci europee importate, ha innescato reazioni allarmanti da parte di diversi rappresentanti del mondo produttivo italiano, che hanno già fornito le prime stime dell'impatto dei dazi sul made in Italy.
Dall'agroalimentare ai settori farmaceutico, manifatturiero, moda ed elettronica, sale la fibrillazione per le possibili ricadute negative sull'economia italiana, fortemente ancorata all'export verso gli Stati Uniti. Dopo l'annuncio da Washington, la Cgia di Mestre ha aggiornato in tal senso le sue previsioni al ribasso. "L'introduzione da parte dell'amministrazione Trump di una tariffa doganale del 30%, si stima, in via molto prudenziale, che avrà un impatto economico sulle esportazioni italiane attorno ai 35 miliardi euro all'anno", ha sottolineato l’Ufficio studi dell’associazione artigiani e piccole imprese.
Il commento delle principali associazioni di settore
DAZI: COLDIRETTI, 30% COLPO MORTALE DA OLTRE 2,3 MILIARDI PER CIBO MADE IN ITALY, TROVARE ACCORDO E METTERE FINE A INCERTEZZA
I dazi al 30% annunciati dal presidente Usa Donald Trump sui prodotti europei potrebbero costare alle famiglie statunitensi e all’agroalimentare italiano oltre 2,3 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una stima Coldiretti, effettuata sulla base dell’impatto per le filiere nazionali già sperimentato in occasione delle tariffe aggiuntive imposte dal tycoon nel suo primo mandato, che aveva portato a un calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti. L’impatto in termini di prezzi maggiorati per i consumatori americani si tradurrebbe inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di "sconti" da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi porta inevitabilmente a prodotto invenduto per le imprese tricolori, costrette a dover cercare nuovi mercati. Il tutto senza dimenticare il pericolo falsi, con gli Stati Uniti primo produttore mondiale di falso cibo Made in Italy. L’eventuale scomparsa di molti prodotti italiani dagli scaffali rappresenterebbe un assist per la già fiorente industria del tarocco, stimata in un valore di 40 miliardi.
Al danno immediato in termini di un probabile calo delle esportazioni andrebbe ad aggiungersi quello causato dalla mancata crescita, con il cibo Made in Italy in Usa che quest’anno puntava a superare il traguardo dei 9 miliardi di euro, dopo aver raggiunto lo scorso anno il valore record di 7,8 miliardi di euro, grazie a un incremento delle vendite del 17% rispetto al 2023, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
A pesare è anche il fatto che le nuove tariffe aggiuntive andrebbero a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine, a partire da quelle già sottoposte a dazio. Con il dazio al 30%, le tariffe aggiuntive per alcuni prodotti simbolo del Made in Italy arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini, al 42% per il pomodoro trasformato, al 36% per la pasta farcita e al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate, secondo una proiezione Coldiretti.
"Imporre dazi al 30% sui prodotti agroalimentari europei – e quindi italiani – sarebbe un colpo durissimo all’economia reale, alle imprese agricole che lavorano ogni giorno per portare qualità e identità nel mondo, ma anche ai consumatori americani, che verrebbero privati di prodotti autentici o costretti a pagarli molto di più oltre ad alimentare il fenomeno dell'italian sounding - afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - Purtroppo non possiamo che constatare, laddove dovessero essere confermati i dazi il 1 agosto, il totale fallimento della politica esercitata dalla Von der Leyen a danno dei settori produttivi e delle future generazioni. La Presidente deve spendersi per una soluzione vera, come non ha ancora fatto. In un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici ed economici globali, colpisce la totale assenza di coraggio e di visione strategica da parte dell’Europa. Mentre il mondo si riarma, le filiere si ricompongono e le grandi potenze investono nel rafforzamento della propria sovranità alimentare ed energetica, Bruxelles pensa a tagliare risorse proprio ai settori produttivi più strategici come l’agricoltura e dell'economia reale".
"Dopo la decisione europea di aumentare il proprio contributo alla Nato per superare quello degli Stati Uniti - afferma il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo - la scelta americana di colpire il nostro agroalimentare con dazi punitivi appare profondamente ingiusta e del tutto asimmetrica. Non si può chiedere all’Europa maggiore responsabilità strategica e poi penalizzarla economicamente sul commercio. Serve uno scatto di lucidità da parte di tutti: ci auguriamo che un supplemento di razionalità, non solo diplomatica, riporti la discussione sul terreno del buon senso e dell’equilibrio tra alleati".
DAZI USA, CONFAGRICOLTURA: IL 30% INACCETTABILE, AFFOSSA L’ECONOMIA DI INTERI PAESI. AGIRE UNITI COME EUROPA
“I dazi al 30% all’Europa annunciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump vanno oltre ogni più cupa previsione e sono assolutamente inaccettabili. Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, sarebbero una condanna che va a colpire non solo il settore primario, ma l’economia di interi Paesi”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta la lettera di annuncio dei dazi USA inviata alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Le nostre imprese - aggiunge Giansanti - non potrebbero sopportare un carico di questo tipo, e la questione non riguarda solo la filiera agroalimentare.
Come Europa dobbiamo essere uniti nel negoziato e trovare una soluzione che non affossi l’economia del nostro continente e che non metta in discussione i sistemi produttivi sul tema delle barriere non tariffarie”.
Dazi: Cia, tariffa al 30% è irricevibile, Ue sia unita e non arresti negoziato. Si scongiuri guerra commerciale catastrofica per agroalimentare
“I dazi al 30% minacciati da Trump sono una proposta irricevibile. L’Europa sia unita e non arrresti il negoziato. Bisogna scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, che sarebbe catastrofica per tutto il settore agroalimentare”. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’annuncio dei dazi al 30% da parte di Trump, che metterebbero a rischio un mercato florido per le nostre aziende.
Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco. Nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi, ci sono prodotti tricolori in pericolo molto più degli altri, perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.
“Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”. Secondo Fini, “l’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”. Ecco perché “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. A partire proprio dai prodotti più esposti verso Washington”.
Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, preoccupata la situazione del Pecorino Romano (prodotto al 90% in Sardegna), il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro). Ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.
Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).
Dazi. Scordamaglia (Filiera Italia) : “Non cedere alla ennesima provocazione negoziale, ma continuare a trattare con nervi saldi”
“Non cedere all’ennesima provocazione, che si spera abbia il significato di una nuova mossa negoziale, ma continuare a trattare mantenendo i nervi saldi”: così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia reagisce al nuovo annuncio del Presidente Trump sui dazi per l’Ue. "Dazi al 30% che si andrebbero a sommare alla svalutazione del dollaro e che arriverebbero in totale a pesare ad esempio il 58% su un prodotto come il Parmigiano Reggiano, con effetti devastanti sulle nostre esportazioni agroalimentari, compromettendo la capacità di acquisto di una grande fascia di consumatori americani”, ha proseguito Scordamaglia.
DAZI, DREI (FEDAGRIPESCA): "L'UE AGISCA A SOSTEGNO DELLE PROPRIE FILIERE AGRICOLE. PENSARE DA SUBITO A MISURE PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE
“Occorrerà una posizione ferma e unita da parte della UE nella trattativa con l’amministrazione americana con l’auspicio che si arrivi ad un accordo tra le parti che scongiuri l'imposizione dei dazi al 30%. Comunque si chiuderà la vicenda, tuttavia, è fondamentale pensare da subito a misure compensative sulle esportazioni, affinché le imprese siano messe nella condizione di operare con la migliore competitività possibile”. È questo il commento di Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative (federazione che associa 3000 cooperative agroalimentari e della pesca che fatturano complessivamente oltre 35 miliardi di euro), all'indomani dell'invio della lettera del Presidente Trump all'Unione Europea.
“Quella che inizia lunedì è una settimana decisiva per il futuro delle nostre imprese e di tutto il comparto agricolo”, ammonisce il Presidente. La Commissione si appresta infatti a presentare il prossimo il 16 luglio la prima proposta di bilancio comunitario, delineando il piano finanziario che riguarderà la futura Pac (Politica Agricola Comune).
Secondo il Presidente Drei "è quanto mai urgente, alla luce del quadro internazionale che si sta delineando, prestare la massima attenzione all’ammontare delle risorse e al reale sostegno che si intende dare alle imprese del settore. “L’Europa è chiamata ora più che mai a sostenere le proprie filiere agricole: non farlo sarebbe un errore macroscopico”, conclude il Presidente, che rinnova quindi l’appello all’Europa “per un reale sostegno alla competitività delle imprese, attraverso misure di semplificazione e il progressivo abbandono di decisioni di natura ideologica che non portano a reali benefici”.
Fonte: Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Filiera Italia, Confcooperative, Cgia Mestre



















