Dal campo
Sos pero: la ricerca batte (più di) un colpo
Sulla difesa passi in avanti tangibili; focus sulle alte temperature
Durante il recente convegno “Metodi innovativi e sostenibili per contrastare le avversità della coltura del pero: maculatura bruna, cimice asiatica e stress abiotici", organizzato da Agrinet e moderato dal socio fondatore Camillo Gardini, si è avuta la netta sensazione che di fronte alla crisi drammatica che coinvolge il pero (clicca qui per approfondire) ci sia finalmente una reazione guidata dal comparto tecnico.
Innanzitutto, l’intervento del Prof. Davide Neri è stato illuminante, non tanto per le soluzioni: “non ho la ricetta miracolosa a portata di mano”, ammette l’accademico, ma per essere ripartito dalle basi della fisiologia arborea, rimodulata alle luci del cambiamento climatico. “Al di sopra di 35°C la foglia non fotosintetizza; quindi, è come se in una macchina si spegnesse il motore. Il problema è che, se fino a pochi anni fa erano poche le giornate al di sopra di questa soglia, l’anno scorso sono state oltre 20. Un danno evidente per l’accrescimento del frutto e lo sviluppo della pianta, ma non dimentichiamoci dell’apparato radicale che, non ricevendo più nutrimento dalle foglie, è destinato a morire nonostante le irrigazioni effettuate.”
“Partendo da questo presupposto, è chiaro ed evidente che un pereto ad alta densità, caratterizzato da una parete vegetativa contenuta (e quindi sovraesposta alla luce) e da un apparato radicale altrettanto ridotto, in queste condizioni è destinato a soccombere. In alcuni casi si possono portare dei correttivi, per esempio aumentando il volume della chioma e guidando l’apparato radicale ad espandersi, altrimenti occorre cambiare totalmente filosofia spostandosi verso portinnesti più vigorosi, come accade negli areali romagnoli con l’utilizzo dell’autoradicato”.
Il professor Neri ha evidenziato come, mai come ora, non ci sia più spazio per l’improvvisazione, soprattutto in fase di impianto di un pereto: le scelte devono essere ponderate nei minimi dettagli alla luce dell’evoluzione dei parametri ambientali.
“È fondamentale sapere “giocare” con l’equilibrio della pianta per orientarne il vigore in funzione delle nostre esigenze. Ripeto, non esiste la bacchetta magica, ma un insieme di azioni ragionate sulla base delle conoscenze di fisiologia arborea. Per esempio, una rete antigrandine di un determinato colore può aiutarci a diminuire l’intensità luminosa anche del 20%, attenuando così lo stress termico a carico della foglia. Oppure, concimare sulla fila non ha senso, perché i peli radicali che assorbono gli elementi nutritivi si concentrano prevalentemente verso l’interfila. Ancora, un astone, caratterizzato da poche radici e molta chioma, se trapiantato in un terreno asciutto rischia di deperire molto velocemente se non viene irrigato; una pratica ritenuta folle fino a pochi anni fa, ma che adesso può fare la differenza fra la vita e la morte del nostro impianto”.
Difatti, il Prof. Neri ha fornito diversi spunti, che resterebbero sulla carta, senza un coordinamento tecnico che illustri le nuove soluzioni ai produttori e ne ricerchi di nuove.
Ed è qui che si vede l’importanza di UnaPera, l'AOP che raggruppa gran parte dei produttori dell'Emilia Romagna, che ha creato al suo interno un team di ricerca, sviluppo e sperimentazione coordinato da Stefano Foschi. Recentemente abbiamo già analizzato i temi salienti affrontati dal gruppo di lavoro di UnaPera (clicca qui per approfondire), ribaditi durante l’intervento di Foschi, che ha ulteriormente approfondito alcuni aspetti troppo spesso sottovalutati dai produttori: “è finita l’epoca degli impianti monovarietali, occorre tornare alle basi dell’agronomia, (i fiori di pero della stessa varietà sono autoincompatibili, ndr) quindi a una impollinazione incrociata fra cultivar diverse che favorisce sia la produttività che la qualità dei frutti. La stessa irrigazione, in termini di efficienza ed efficacia, ha ampi margini di miglioramento a livello aziendale, sfruttando le tecnologie a nostra disposizione. Anche la determinazione del momento giusto della raccolta è un aspetto che incide fortemente non solo sui parametri qualitativi e di conservabilità, ma pure sulle rese produttive in campagna. Su questi aspetti, e tanti altri, grazie alla continua e proficua condivisione di informazioni fra tecnici e ricercatori, riusciremo ad essere più rapidi nel fornire risposte concrete ai nostri pericoltori”.
Un ambito che sicuramente merita un’attenzione particolare è la difesa ecologicamente sostenibile nei confronti dei principali patogeni che attaccano il pero. In questo contesto si inserisce il progetto Geo.Pe.Sos., “Geomateriali per la coltivazione del pero sostenibile” sviluppato da Agrinet, con l’obiettivo di testare i principali geo materiali presenti sul mercato nel controllo, in particolare, contro cimice asiatica e maculatura bruna.
Dai risultati, illustrati da Antonio Russo, Responsabile centro di Saggio AgriNet, emerge come il contributo della zeolite cubana, sia usata da sola che in strategia, abbia ridotto le incidenze di Cimice asiatica (con risultati estremamente interessanti) e Maculatura bruna, senza compromettere l’attività fisiologica delle piante o l’estetica del frutto. Chiaramente saranno necessari ulteriori studi per mettere a punto timing applicativi più precisi e strategie per produzioni integrate e biologiche. (gc)