Solo un italiano su quattro fa la stessa vita di qualche anno fa

Dal Rapporto Coop Italia 2023 emergono anche tutte le difficoltà dell'ortofrutta

Solo un italiano su quattro fa la stessa vita di qualche anno fa

“È un futuro multiplo quello che abbiamo davanti, con innumerevole quantità di variabili che possono mescolarsi e creare improvvisi punti di rottura a deviare il corso della storia”. Così Albino Russo, direttore generale Ancc Coop (associazione nazionale cooperative di consumatori) ha aperto ieri la presentazione dell’anteprima digitale del “Rapporto Coop - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, di cui è anche curatore.

E tra le tanti variabili in gioco citate, vale la pena soffermarsi sul climate change (cambiamento climatico, ndr):  “Una catastrofe annunciata che ha fatto registrare solo nel corso dell’anno passato 2300 eventi estremi (erano stati 146 nel 2010). Il mondo si dividerà sempre più tra quanti sono preoccupati (in Italia l’85% del campione), quanti intendono impegnarsi (in Italia 1 su 4 ha adottato uno stile di vita sostenibile in ogni ambito della propria quotidianità e 14 milioni sono gli italiani pronti a battersi in prima persona per la tutela dell’ambiente), e coloro che negano il riscaldamento climatico o pensano sia un’esagerazione (15%) o che abbia cause indipendenti dall’attività antropica (19%).  Anche tra quanti lo riconoscono, il 14% degli italiani pensa comunque non ci sia più nulla da fare. Peraltro, per gli italiani i responsabili di questa situazione sono soprattutto le imprese, l’Asia e il Nord America, le classi più agiate. Sempre alle imprese, alle istituzioni nazionali e internazionali ma anche ai cittadini spetta porvi rimedio”.

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Ad impressionare, dei numeri del rapporto Coop, è in particolare il cambio dello stile di vita degli italiani. Se negli ultimi anni c’è stata una vera e propria riscoperta del tempo libero, con conseguente limitazione del tempo dedicato al lavoro, ora la situazione sembra essere pronta a capovolgersi: “Anche se il lavoro sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008) – si legge nel rapporto - è un lavoro che non paga quanto dovrebbe, considerato che il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Ne deriva la tendenza sempre più evidente a aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita. A dispetto di questo ulteriore impegno, comunque l’impatto devastante dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di strisciante disagio. E solo un italiano su 4 dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa”.

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Nonostante le difficoltà della situazione economica della società italiana, i suoi abitanti continuano ad essere “ammirevoli per la tempra emotiva che continuano a manifestare e la sorprendente assenza, almeno sino a qui, di sentimenti di rabbia o rancore sociale”.
La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 è la seguente: un Paese certamente inquieto (il 30% si dichiara tale, +6% sul 2022) e dove crescono i timori (dal 20% al 32%), ma che complessivamente vede rafforzarsi i sentimenti di fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%).
Ciononostante è doveroso fare una riflessione sull’utilizzo degli psicofarmaci. Secondo il rapporto Coop “1 italiano su 3 dichiara anche sporadicamente di aver fatto uso di psicofarmaci mentre 1 su 5 ne fa un uso più o meno abituale. Infine sono 2 su 3 gli italiani impegnati a praticare tecniche per la gestione dello stress: lo dimostrano le vendite record di farmaci per l’ipertensione, per la gastrite e lo stress.

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Venendo ai carrelli degli italiani, stanno diventando sempre più ‘leggeri’: -3,0% la variazione delle vendite a prezzi costanti nei primi 7 mesi dell’anno e in previsione 2024 su 2023 il 60% dei manager intervistati si aspetta un risultato in ulteriore seppur modesto calo (-0,5%).
Il rapporto sottolinea come la spesa diventi sempre più frequente, l’attenzione al risparmio faccia piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto tant’è che discount e Mdd sembrano ancore di salvezza.
Inoltre otto italiani su 10 indicano nel discount il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale.

E, se da un lato è sempre più articolata l’identità alimentare della parte economicamente e culturalmente più attrezzata del Paese, nell’ultimo anno sono raddoppiati quanti (oramai 1 italiano su 5) dichiarano di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio.
Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura: se i consumi sono scesi negli ultimi due anni del 15,2%, c’è ancora un 16% degli italiani che pensa di ridurli ulteriormente.

A termine della presentazione del rapporto, curata da Albino Russo, sono intervenuti anche Maura Latini, Presidente Coop Italia e Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop).

“Siamo di fronte a un momento davvero complesso che il Rapporto Coop rappresenta nelle sue varie articolazioni e che si ripercuote con estrema coerenza sul mercato del largo consumo. In sintesi, il primo giro di vite sui consumi già partito prima dell’estate sembra ulteriormente inasprirsi e si ripercuote sui volumi delle vendite – è il commento di Maura Latini, Presidente Coop Italia- Fare il mestiere che è proprio di un insieme di cooperative di consumatori ovvero tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, coniugare prezzi e qualità dell’offerta è sempre più difficile, ma è per noi la sfida da vincere. Come Coop siamo impegnati su due fronti: recupero dell’efficienza sia all’interno delle cooperative che nelle filiere produttive a noi vicine e portare a compimento ciò che abbiamo chiamato la rivoluzione del nostro Prodotto a Marchio, garantendo con ciò la sicurezza, l’innovazione, la sostenibilità al giusto prezzo. A due anni di distanza dall’avvio del progetto con 74 categorie revisionate su 114 (quasi il 70% dell’obiettivo dato) possiamo iniziare a tirare le fila e a enunciare i primi dati positivi. Questa strategia infatti aveva già iniziato a dare buoni risultati nel 2022 e in questa prima parte del 2023 con un aumento complessivo della quota MDD all’interno di Coop facendo diventare in tanti casi il nostro prodotto a marchio leader di categoria. Il forte aumento della quota a valore e a quantità del Prodotto Coop (nei primi 8 mesi del 2023 30% a valore (+5% agosto 2023 su agosto 2021) e 34% a volume (+4,0), ha generato così il contenimento del costo del carrello della spesa”.
E sui rapporti con l’industria di marca, Latini ha specificato come non sia ancora stato avviato nessun tavolo negoziale e ha anzi invitato tutti ad assumersi le proprie responsabilità, improntando il proprio atteggiamento verso la propositività e alla moderazione nelle richieste. “I dati del Rapporto confermano i rischi che anche l’industria di marca sta correndo con un segno costantemente negativo sulle vendite oramai da tempo. C’è la necessità di un confronto serio e costruttivo proprio per dare una risposta a larga parte della popolazione italiana in difficoltà” ha detto.
E sulla competizione con i discount ha commentato: “Ritengo possa essere un solido obiettivo comune lavorare per recuperare volumi di vendita che al momento i clienti stanno dirottando sui discount. Come Coop negli ultimi 18 mesi abbiamo trattenuto una parte importante dell’aumento dei listini industriali senza riversarli sui consumatori, ma i bilanci delle nostre cooperative ormai limitano la possibilità di impegni ulteriori se non nell’ambito di una fattiva collaborazione fra le parti, che peraltro anche le istituzioni stanno chiedendo”. 

A seguire è intervenuto Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop): “Il Rapporto Coop 2023 disegna un Italia in difficoltà e resistente. L’inflazione erode il potere di acquisto, le diseguaglianze si accentuano, una parte della classe media è spinta verso il basso e ritiene di non avere le condizioni per una vita dignitosa. Il rischio della recessione è oggi molto più concreto e le politiche pubbliche sono incerte nel sostenere la domanda, anche per i concreti vincoli di bilancio. Il Pnrr stenta a decollare. L’occupazione va bene ma il lavoro povero, soprattutto dei giovani, ha raggiunto livelli allarmanti”.
Un quadro davvero poco ottimistico, lo ha definito Pedroni, ricordando l’impegno di Coop nel sostenere il potere di acquisto dei nostri soci e consumatori, ampliare l’offerta di un prodotto a Marchio Coop molto conveniente e sostenibile, attivare iniziative straordinarie di sostegno ai consumatori. 
“Abbiamo aderito prima all’iniziativa della carta ‘Dedicata a te’ promossa dal Masaf – ha sottolineato - e ora all’invito del Governo, attraverso il Mimit, per una stagione di contrasto all’inflazione perché è nella nostra natura di cooperative che difendono le persone, soprattutto quelle più in difficoltà. Speriamo che tutte le imprese del largo consumo possano aderire. Ed è al Governo che chiediamo azioni molto concrete, non per noi ma per gli italiani: in primis di mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori attraverso il taglio del cuneo fiscale e con la detassazione degli aumenti salariali,  poi di aiutare la parte più debole del Paese non solo attraverso la social card per gli indigenti ma anche attraverso il sostegno all’introduzione del salario minimo. Con un’inflazione che erode più del 15% del potere di acquisto la metà delle famiglie è in difficoltà, la domanda interna è destinata a ridursi ed i risparmi non potranno a lungo sostenere un livello significativo dei consumi. Un grande Paese come il nostro ha il dovere di reagire. E’ interesse anche delle imprese, di tutte le imprese”.