Dal campo
Sicilia ed esotico, un idillio che rischia di vacillare
Troppa produzione può compromettere l’appeal del prodotto
La Sicilia non è solo terra di arance e fichidindia ma, negli ultimi anni, le aziende agricole dell’Isola si sono specializzate nella frutta esotica. Le coltivazioni tropicali in Sicilia sembrano estendersi di giorno in giorno e tante realtà hanno deciso di investire in queste coltivazioni che si sono rivelate remunerative e in alcuni casi anche facili da coltivare; Avocado, mango e papaya sono le più diffuse e ci sono degli areali, ormai, specializzati come l’Etna per l’avocado.
Ma questa rapida diffusione delle colture rischia di far perdere appeal commerciale all’esotico km0; anche perché non tutte le aziende riescono a mantenere standard produttivi elevati e la troppo offerta, ovviamente, incrina le quotazioni.
Racconta a IFN il momento dell’esotico siciliano Giovanni Augello Co-titolare dell’omonima azienda biologica, che ha sede a Partanna (Trapani). “Il clima non è stato dalla nostra parte; abbiamo avuto un inverno caldo e dopo Pasqua le temperature sono crollate creando diversi problemi con l’allegagione del prodotto”.
“Siamo, attualmente, in commercializzazione con la papaya, che viene molto apprezzata per le sue caratteristiche nutraceutiche; infatti, è ricca di proteine e betacarotene. Un prodotto che viene tanto richiesto e che finora ci ha dato grandi soddisfazioni nei mercati generali. Purtroppo, le superfici stanno aumentando notevolmente e questo influisce sull’andamento commerciale. Non tutto il prodotto ha le caratteristiche per essere consumato fresco e, per vivacizzare i mercati, sarebbe opportuno creare un indotto destinato all’industria e alla IV gamma. Attualmente i prezzi di mercato di aggirano sui 2-2,50 €/kg. Ma i costi di produzione sono elevati, la singola pianta costa tra i 20 e i 25 euro e per coprire la serra l’investimento si aggira sui 7 mila euro a ettaro”, chiosa il produttore.