Il meglio di IFN
Se si "confonde" l'estero con l'Italia, a rimetterci è tutta la filiera
L'errore avviene troppo spesso nei supermercati, è sos formazione repartisti
Il passaggio dalla stagione invernale a quella estiva è sicuramente impegnativa per un caporeparto della Grande distribuzione organizzata, perché in poco tempo l’assortimento viene stravolto ed è facile incappare in qualche errore durante l’allestimento del banco ortofrutta.
Tuttavia, ci sono alcune sviste quanto meno sospette, perché si ripresentano ogni anno, come emerge dalle nostre periodiche rilevazioni nei punti vendita della GDO. Una di queste è confondere la provenienza “spacciando”, quindi, il prodotto estero per italiano (quasi mai il contrario).
Nell’ultima rilevazione effettuata pochi giorni fa, il punto vendita in questione – classico supermercato di vicinato – si è sbizzarrito. Infatti, presentava più di un “lapsus” per quanto riguarda la provenienza: albicocche spagnole confezionate, pesche sfuse sempre spagnole, e, infine, kiwi giallo cileno. Ben tre referenze che nel segnaprezzo indicavano erroneamente l’origine nazionale come se nulla fosse.
Se, come diceva la celebre giallista Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, siamo di fronte alla prova che occorra più attenzione all’interno del reparto ortofrutta nell’indicare l’origine del prodotto in vendita. Oltretutto, inserire l’origine sbagliata nel cartellino segnaprezzo di un prodotto confezionato (che ha l’indicazione corretta in etichetta) è un autogoal nei confronti del cliente, che potrà notare il tentativo di raggiro con facilità e di certo non ne sarà contento.
Non a caso le catene più “smaliziate”, in questi casi, inseriscono nel cartellino segna prezzo “vedi etichetta confezione” in modo da evitare di porre l’attenzione sull’origine straniera anziché italiana.
Di certo lo sfuso si presta maggiormente a simili bassezze, soprattutto se è posto all’interno dell’imballaggio con sponde abbattibili dove non è possibile intuire la provenienza nemmeno dalla grafica del packaging.
Cercando di scoprire l'origine del problema, sarebbe semplicistico affermare che alla radice vi è il distributore che cerca di fregare il consumatore che compra ne suoi negozi. Certo, ci sono situazioni dove il sospetto della malafede è alto, ma spesso si ha la sensazione che sia proprio il repartista a fare confusione nel “cambio stagione”, proprio per mancanza di competenza.
Qui torniamo ad uno dei problemi più gravi del comparto, ovvero la mancanza di professionalità da parte degli operatori del reparto ortofrutta (clicca qui per approfondire) che invece di valorizzare il prodotto combinano pasticci, come lo scambio della provenienza, che di certo non aiutano ad incentivare i consumi.