Dal campo
Puglia, l’estate infinita interrotta dal freddo polare. Rischi per le colture
Neve in campagna, un beneficio solo per gli agrumi
Sino a qualche settimana fa i produttori pugliesi lamentavano il caldo prolungato che metteva il bastone tra le ruote ai prodotti di stagione come broccoli, carciofi e agrumi. Addirittura, sino a fine ottobre, le temperature quasi estive indirizzavano la domanda sui prodotti tipici dell'estate (clicca qui per approfondire).
Ma il caldo non disorientava solo i consumatori; infatti, anche le colture erano impazzite con fichi ancora in produzione e ciliegi in fiore. Ma nel giro di poche ore tutto è cambiato, il tiepido autunno ha lasciato il passo a un freddo polare con piogge, vento di burrasca e neve a bassissima quota che ha interessato anche le campagne. Con la prima irruzione dell’inverno, il ciclone Attila ha fatto precipitare le temperature anche al di sotto dello zero. Questo crolla repentino della colonnina di mercurio crea apprensioni tra i produttori che temono ripercussioni sulle colture che hanno subito uno shock termico.
Il rischio è di avere perdite di produzione a causa del gelo, soprattutto per gli ortaggi, come i carciofi e i broccoli, dove c’è apprensione. Ma non per tutte le produzioni il freddo è un male, tutt’altro. Ad esempio, per gli agrumi il calo termico è il benvenuto.
Da un estremo si è passati a quello opposto.
Siamo di fronte – precisa Coldiretti Puglia – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo, con effetti devastanti. Il risultato – sottolinea sempre Coldiretti – è che il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura, con la maturazione precoce di prodotti, come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno e brusche variazioni climatiche, con ingenti danni in campagna. Sono disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione, che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori, che perdono produzione e - al contempo - subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante.