Attualità
«Programmazione, qualità e prezzi fissi riducono i problemi»
Odorizzi (La Grande Bellezza Italiana) identifica i fattori vincenti per il settore
Il nostro ragionamento sul valore della frutta (clicca qui per approfondire) ha destato molta attenzione tra i nostri lettori. E dagli spunti che ci sono arrivati, capiamo che i fattori su cui lavorare sono molteplici e vanno molto al di là dei singoli ragionamenti su prezzo e comunicazione dedicata.
Ne abbiamo parlato con Leonardo Odorizzi, socio della rete di produttori La Grande Bellezza Italiana. “Dover spiegare ai consumatori il prezzo dei prodotti ortofrutticoli, è già di per sé un problema – spiega a IFN – perché significa che nel passaggio dalla produzione al consumatore sono andati persi una serie di valori fondamentali come qualità del prodotto, conoscenza dei territori e funzionamento del mercato”.
Odorizzi porta l’esempio della Cipolla Bianca di Margherita Igp: “Si tratta di un prodotto di qualità che abbiamo nel nostro assortimento da tre mesi e che offriamo sempre con prezzo fisso, ottenendo un ottimo riscontro da parte del consumatore. Si tratta della stessa politica del prezzo fisso che abbiamo già utilizzato per uva e clementini, un prezzo che è adeguato alla qualità che si propone. Questo significa che per tutta la durata della campagna i prodotti devono sempre avere qualità e calibri costanti. E i consumatori hanno imparato a conoscere questo approccio: sanno che il prezzo pagato non è eccessivo ma semplicemente quello giusto per poter gustare un prodotto di qualità”.
“Per poter fornire un prezzo fisso ai consumatori, dobbiamo fare altrettanto in campagna – aggiunge - e ancora una volta il problema non è dei produttori in prima persona (che devono già lottare con problemi climatici, rincari dei costi di produzione e scarsità di manodopera) ma dell’intero sistema: troppo spesso ragioniamo di valorizzare i prodotti solo in determinati momenti dell’anno ovvero quando è conveniente per tutti. Ma non possono essere questi i presupposti per valorizzare l’intera filiera; servono ragionamenti a lungo termine”.
Odorizzi sostiene la necessità di fornire i giusti messaggi al mercato. “Noi distributori – dice - dobbiamo esser bravi a classificare il prodotto italiano esprimendo le caratteristiche giuste. Attualmente stiamo collaborando con una catena del sud Italia per valorizzare la nettarina e veicoliamo solo i frutti al giusto grado di maturazione. È un modo come un altro per esprimere la qualità intrinseca delle nettarine”.
E aggiunge: “Il prezzo è giusto solo se la qualità è giusta, quando c’è un disallineamento di questi concetti si inizia a discutere il prezzo. In questo caso il prodotto va identificato come italiano solo quando la qualità è giusta ma se uso la marca in maniera discriminante significa che sto sbagliando”.
Il ragionamento di Odorizzi va a toccare anche quella fetta crescente della popolazione con un limitato potere di acquisto: “Per questi consumatori posso calibrare i prodotti e allinearli al loro tipo di richiesta. Ma lo posso fare solo tenendo conto del fatto che quando dico ‘made in Italy’ devono sempre essere rispettate delle caratteristiche minime di qualità, come se esistesse un disciplinare”.
Ma nessun punto di questo ragionamento può essere affrontato se "non raccogliendo le esigenze del mercato e spronando la filiera: è l’unico modo per offrire continuità e qualità dei prodotti”.
Sulla capacità di marketing del settore, Odorizzi commenta: “Per fare marketing devono esserci prima di tutto elementi tangibili da comunicare, utilizzando tutte le leve perché il consumatore sia contento, si affezioni e torni ad acquistare”. E conclude: “Dato che clima e mercato non aiutano, è ancora più necessario mettere in pratica questi fattori per recuperare consensi”.
Ha collaborato Fabrizio Pattuelli