Attualità
Pomodori arricchiti di iodio, sorprendenti i risultati di uno studio dell’Università di Bari
Questo minerale è un elemento essenziale per la salute umana
Come ottenere pomodori da mensa ad elevato valore nutrizionale, ovvero arricchiti in iodio, elemento essenziale per la salute umana. La rivista scientifica internazionale Scientia Horticulturae ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dal Gruppo di Ricerca in Orticoltura dell’Università di Bari, in collaborazione con Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Centro Nazionale delle Ricerche (ISPA-CNR) e Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria (DAFNE) dell'Università di Foggia, dal titolo “Localized foliar application of iodine on tomato: an effective approach for targeted agronomic biofortification” (“Applicazione fogliare localizzata di iodio su pomodoro: un approccio efficace per la biofortificazione agronomica mirata”).
Obiettivo della sperimentazione è stato la produzione di pomodoro da mensa ad elevato valore nutrizionale, ovvero arricchito in iodio, elemento essenziale per la salute umana. Questo minerale è costituente di ormoni tiroidei, coinvolti in processi di crescita e sviluppo, e la carente assunzione dell’elemento determina l’insorgenza di disordini e malattie, che si manifestano in tutto il mondo. Tra le strategie per favorire l’acquisizione dell’elemento attraverso la nutrizione figura il consumo giornaliero di prodotti vegetali freschi, come il pomodoro, ad alto contenuto in iodio (in alternativa al sale iodato). Questi possono essere ottenuti attraverso la biofortificazione agronomica, consistente nell’applicazione di apposite tecniche agronomiche che permettono l’accumulo spontaneo del minerale nell’organo vegetale di interesse alimentare.
Lo iodio non è essenziale per la crescita delle piante, che tuttavia sono in gradi di assorbirlo e accumularlo in piccolissime quantità, tali da non determinare tossicità. In sistemi senza suolo a ciclo chiuso, anche bassissime concentrazioni di iodio nella soluzione nutritiva ricircolante possono determinare fitotossicità. Questa criticità potrebbe essere superata con la somministrazione spray per via fogliare e localizzata sulla vegetazione. Infatti, la sperimentazione ha riguardato l’applicazione localizzata per via fogliare di iodio in tre concentrazioni (0, 1, 5 mM), valutando due siti di applicazione (apice vegetativo dello stelo e tre foglie sovrastanti il grappolo target), su due ibridi di pomodoro, tipo ciliegino e datterino, in quattro applicazioni distanziate di dieci giorni e raccolta a maturità commerciale. Sono stati analizzati: stato di salute e di crescita della vegetazione, produzione e qualità commerciale (forma, calibro, colore, acidità titolabile e pH del succo, solidi solubili totali), profilo nutrizionale (contenuto in carotenoidi, tra cui licopene e β-carotene, polifenoli totali) e l’accumulo di iodio in frutti target e foglie trattate.
L’applicazione alle tre foglie sovrastanti il grappolo target è stata la più efficace nell’accumulo per entrambe le tipologie di pomodoro. Le dosi impiegate non hanno causato sintomi di tossicità e i trattamenti non hanno influenzato produzione e qualità commerciale e nutrizionale del frutto, ad eccezione di un incremento di carotenoidi totali e licopene all’aumentare della dose somministrata. Il consumo di 100 g di pomodori freschi biofortificati con dose 1 mM sono risultati i più idonei al parziale soddisfacimento del fabbisogno giornaliero in iodio indicato dalle organizzazioni per la salute a livello mondiale, senza tossicità per pianta e consumatore, oltre che i più ricchi in polifenoli totali nel caso del datterino.
L’attività di ricerca è stata svolta presso l’Azienda agricola “F.lli Lapietra” (Monopoli, BA), specializzata nella produzione di pomodori da mensa in serra in sistema di coltivazione senza suolo a ciclo chiuso.
Questo importante risultato fornisce nuove prospettive per la produzione di alimenti ad alto contenuto in iodio e incentiva all’approfondimento della tecnica agronomica anche su altre colture orticole.
Fonte: Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti - Università degli Studi di Bari Aldo Moro