Dal campo
Pioggia di cenere dell’Etna, croce e delizia per l’agricoltura
Dall’arricchimento minerale dei terreni al rischio ragnetto rosso
Anche quest’anno l’Etna ha offerto il suo spettacolo con una forte eruzione seguita da una pioggia di cenere che ha ricoperto l’hinterland etneo. Da domenica scorsa si sono avvertiti forti boati e una fitta nube ha avvolto il vulcano; nube che, poco dopo, si è trasformata in una battente pioggia di cenere vulcanica e lapilli che si sono riversati sia nei centri abitati che nei campi coltivati.
Sono piovuti lapilli di notevoli dimensioni, anche di 5 centimetri che hanno creato parecchi disagi. Ovviamente, anche l’agricoltura guarda l’Etna con grande timore visti i danni delle scorse stagioni, causati soprattutto agli agrumeti ancora con il prodotto da raccogliere. Negli scorsi anni, infatti, questi fenomeni eruttivi hanno causato alle aziende agricole decine di migliaia di euro di danni, costringendo a manutenzioni straordinarie per la pulizia dei frutti e delle strutture.
L’Op Esperidio, l'organizzazione di 54 produttori siciliani, racconta a IFN l’eruzione di questi giorni. “Fortunatamente è una fase dell’anno – afferma Martina Campisi, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda – in cui tutto il prodotto è stato raccolto quindi non abbiamo riscontrato un danno diretto. Anzi, la cenere vulcanica è un fertilizzante naturale di cui l’ecosistema ha bisogno e che rende i terreni dell’Etna tra i migliori in assoluto per l’agricoltura, sia per produttività sia per qualità dei prodotti agricoli”.
“Ma anche se non c’è un danno sul frutto, si possono comunque riscontrare altre problematiche nelle foglie, come stimolare l’attività e la proliferazione del ragnetto rosso. Inoltre, tanti danni sulla pianta si vedono a lungo termine e possono compromettere lo sviluppo del frutto. Purtroppo, come testimoniato da altre aziende che si trovano in altri versanti con i prodotti in campo, i danni sono stati considerevoli, per cui ci auguriamo che si possano riprendere presto”.