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Pesche: fra i due litiganti, la Turchia gode
Mentre Italia e Spagna si guardano in cagnesco, un nuovo competitor avanza
La Spagna Leader in Europa (ma il Paese iberico è in difficoltà), la Campania che primeggia in Italia (che conferma la meridionalizzazione della produzione nazionale), il commercio estero che vive di alti e bassi (e tutto dipende dalla Spagna, ma occhio alla Turchia) e nei consumi domestici si nota una disaffezione per le pesca a discapito della nettarina, e comunque, a prescindere dalla tipologia, discount in grande spolvero. Poche righe per sintetizzare il comparto pesche-nettarine, certamente una delle colture più importanti per il nostro settore, nonostante le diverse crisi che ha vissuto negli ultimi anni. Ma entriamo nel dettaglio dei numeri per comprenderne lo stato di salute.
Produzione Europea: in calo Italia e Spagna, cresce la Turchia
In Europa la Spagna è leader sia in termini di superfici (quasi 70 mila ettari coltivati nel 2022) che di volumi (mediamente 1,3 milioni di tonnellate raccolte), seguita dall’Italia, che è l’unico degli inseguitori che si posiziona attorno a 1 milione di tonnellate annue. Tuttavia, per entrambi i contendenti si registra un calo delle superfici negli ultimi 5 anni di circa il 15 %, con la Spagna che ha perso oltre 17 mila ettari e l’Italia “solo” 13 mila. In pratica, se Atene piange Sparta non ride e questo proverbio ci fornisce l’assist per discutere del paese ellenico che, esprime valori tutto sommato lineari in termini di produzione e superficie, che ne fanno di fatto il terzo competitor dell’Unione Europea. Se estendessimo il quadro a tutti i paesi Europei, noteremmo una progressione irresistibile da parte della Turchia, che l’anno scorso ha superato per la prima volta nella sua storia il milione di tonnellate e che, a livello di superfici, tallona l’Italia. Una crescita dettata dall’embargo russo ma che ne fa comunque un competitor pericoloso anche sui mercati europei.
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Previsioni 2023: balzo della Spagna, in calo l’Italia
L’anno scorso l’Italia ha beneficiato del crollo produttivo della Spagna ma, quest’anno, secondo le stime Europech, assisteremo ad un'inversione: il paese iberico, infatti, cresce di quasi l’80% e supererà probabilmente 1,5 milioni di tonnellate, mentre l’Italia è in contrazione di circa il 20%, con poco più di 900 mila tonnellate. La Grecia è anch’essa in calo, (-24%, con 665 mila tonnellate), mentre la Francia rimane stabile. Sembrerebbe un dominio spagnolo ma, come spesso accade, il clima ci sta mettendo lo zampino e questo potrebbe cambiare le carte in tavola. Infatti, il paese iberico è alle prese con una siccità senza precedenti e questo potrà avere ripercussioni sulla capacità produttiva durante il periodo medio-tardivo, tant’è che sono probabili buchi produttivi (Clicca qui per approfondire).
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IMPORT-EXPORT: tutto dipende dalla Spagna
Sul fronte del commercio con l’estero, per il Belpaese il 2022 è stato senza ombra di dubbio la migliore stagione commerciale da 5 anni a questa parte, con quasi 200 milioni di euro di pesche/nettarine esportate in tutto il Mondo.
Tutto il Mondo è esagerato, poiché il Vecchio Continente assorbe ancora buona parte dei volumi esportati, con la Germania che rimane salda al primo posto come destinazione e vale, da sola, ¼ del totale. È ovvio, però, che questi risultati record siano dovuti in larga parte al drastico calo produttivo spagnolo.
Per quanto riguarda i volumi importati, ci sono state due annate, il 2020 e 2021, dove sono stati superiori a quelli esportati, portando così in negativo la bilancia commerciale. In linea generale, però, importiamo circa il 10% di quanto produciamo, quindi all’incirca 100 mila tonnellate, provenienti per oltre il 30% dalla Spagna.
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Produzione Italiana: in calo ovunque, più al Nord che al Sud
I Dati Istat sono impietosi: la superficie di pesche e nettarine, dal 2017 al 2022, è diminuita del 13%, passando da 68 a 58 mila ettari. Più contenuto il dato produttivo che mostra una diminuzione di solo 8 punti percentuali.
Gli espianti si sono concentrati al Nord Italia, tant’è che Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto hanno perso oltre il 30% della superfice peschicola. Al contrario, i grandi produttori del Sud Italia, ovvero Campania, Sicilia e Puglia “resistono”, con i primi due che perdono fra il 2-3% e la Puglia che addirittura ha incrementato gli ettari di quasi il 20%. Da notare, come la Campania sia leader incontrastato lungo la Penisola, soprattutto da quando l’Emilia-Romagna ha iniziato a disinvestire, valendo da sola 1/3 delle superfici.
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Consumi domestici: stallo dei volumi, in crescita a valore.
Dall’analisi dei consumi domestici, prendendo in particolare la media dei diversi canali di vendita, si osserva un preoccupante calo a volume di 10 punti percentuali nell’arco di 5 campagne, che è più che compensato da un incremento a valore del 16%. Da notare come il discount sia il canale più performante, soprattutto a valore (+34%), mentre il dettaglio tradizionale crolla a volume (-18%) e rimane invariato a valore. Com’era prevedibile, splittando il dato fra le due tipologie principali, si nota una diminuzione costante nei volumi consumati di pesche, mentre le nettarine crescono, seppur di poco.
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Ha collaborato Giorgia Cifarelli
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