Dal campo
«Pesche, è ora di aggiungere valore»
Con Odorizzi (La Grande Bellezza Italiana) focus su criticità e punti di forza della stagione
Quest’anno il mercato italiano ed europeo di pesche e nettarine ha registrato un andamento tutto sommato positivo. A sostenerlo è Leonardo Odorizzi, uno dei sei soci della rete di produttori veronese La Grande Bellezza Italiana.
“Dopo due anni in cui i problemi climatici hanno ridotto la produzione, quest’anno i volumi sono tornati alla normalità in quasi tutti gli areali – spiega Odorizzi a IFN – e abbiamo avuto un riscontro positivo dal mercato, che ci ha confermato l’uscita dal tunnel in cui ci trovavamo fino a poco tempo fa, nonché causa primaria degli espianti’”.
E aggiunge: “Nonostante il trend di quest'anno, la remunerazione da parte dei produttori è ancora troppo bassa considerati gli alti costi di produzione in campagna. C’è stato un piccolo aumento delle quotazioni ma si fa ancora fatica a sopperire ai rincari che sono scoppiati in questi ultimi due anni. Basti pensare che nel nostro areale veronese, il costo dell’acqua incide per 0,03 euro al chilogrammo, a cui vanno aggiunti i costi degli impianti e tutti gli altri costi delle materie prime”.
Ma se il contesto commerciale tra i Paesi produttivi europei quest’anno si è allineato, che cosa si può fare per migliorare la prossima campagna? Ha le idee chiare Odorizzi: “Dobbiamo dare valore al prodotto e lo possiamo fare solo mettendo al centro la nostra italianità. Questo significa anche lasciare più spazio alle certificazioni come l’Igp, di cui i consumatori sono affamati”.
Attualmente le certificazioni Igp per le pesche italiane sono quattro: la pesca di Bivona Igp, la pesca di Leonforte Igp, la pesca e nettarina di Romagna Igp e la pesca di Verona Igp.
Secondo Odorizzi, puntare su una strategia di ampliamento delle Igp significa dare in primis valore aggiunto al prodotto quindi al consumatore ed anche soddisfare il produttore. “Noi lavoriamo da tempo con l’italianità ed è strategico continuare in quest’ottica – specifica Odorizzi - abbiamo già in paniere diversi prodotti Igp grazie ai quali alimentiamo gli scaffali dedicati della moderna distribuzione, alternando l’offerta con i diversi prodotti Igp (ad esempio dopo le pesche, possiamo proporre l’uva e poi le mele). Questo significa che il consumatore trova sempre un prodotto di stagione Igp che rispetta determinati requisiti qualitativi”.
Ora l’obiettivo è ampliare i più possibile l’estensione della certificazione e creare massa critica per garantire una fornitura continua ai retailer. “Nel caso della pesca di Verona Igp – dice il socio de La Grande Bellezza italiana - sta a noi promotori allargare la diffusione della coltura al maggior numero di produttori ma sempre rispettando le logiche di qualità del disciplinare”. E aggiunge: “Per noi Igp non rappresenta solo l’origine dei prodotti ma è in sé garanzia di alta qualità perché frutto di disciplinari dove sono contenute puntualmente tutte le indicazioni relative a grado Brix ed indice di maturità (rapporto tra Brix e acidità). Questo significa per noi garantire qualità".
E conclude: “L’italianità unita alla qualità non può che generare la garanzia per il futuro delle aziende agricole italiane. Ne è esempio l’esperienza con la pesca di Verona Igp: in 40 giorni di test abbiamo avuto un enorme successo, parliamo fino a 300 colli di prodotto consegnati giornalmente in un unico punto vendita. L’Igp fa si che la bontà delle pesche sia sempre garantita e che il consumatore trovi soddisfazione nell’acquisto per poi tornare a comprarle. L’unica cosa a cui dobbiamo prestare attenzione è garantire il mantenimento della qualità dell’Igp e quindi valutare l’estensione e la produzione dei singoli areali, evitando il più possibile prodotti standard con relativa perdita di gusto e qualità intrinseche”.