Pesca di Puglia IGP, ecco il debutto ufficiale

Dal Macfrut parte il percorso per il riconoscimento europeo: un progetto che unisce storia, territorio ed economia

Pesca di Puglia IGP, ecco il debutto ufficiale

Dalla valle dell’Ofanto a Rimini, il passo è breve quando si porta con sé una storia agricola solida, un presente produttivo dinamico e una visione chiara per il futuro. È quanto emerso a Macfrut 2025 nel corso dell’incontro dedicato alla Pesca di Puglia IGP, dove il comitato promotore, composto produttori, tecnici e rappresentanti della filiera, ha mostrato agli addetti come tutta la filiera stia lavorano all’unisono per ottenere un riconoscimento che darebbe ulteriore slancio a un prodotto che negli ultimi anni ha conosciuto una progressione irresistibile.
“La pesca per la Puglia non è solo un prodotto agricolo, ma parte integrante della nostra cultura rurale e identità produttiva – ha spiegato Nereo de Angelis, rappresentante del gruppo di produttori promotori dell'IGP Pesca di Puglia. La proposta dell’IGP nasce per dare finalmente un nome riconosciuto alla qualità che da decenni esprimiamo su questi campi, con varietà eccellenti, tecniche di coltivazione all’avanguardia e un impegno quotidiano che muove un’economia da oltre un miliardo di euro”.

Una storia radicata nel tempo
La storia della pesca in Puglia affonda le radici nel secondo dopoguerra, con i primi impianti specializzati nella zona di Trinitapoli (BAT), San Ferdinando di Puglia (BAT) e Cerignola (FG), grazie all’intuizione di pionieri come il cav. Giuseppe Formentini. “Da allora, la coltura si è evoluta in un vero distretto produttivo che oggi copre circa 7.500 ettari, con una produzione stimata in oltre 260 mila tonnellate di pesche, nettarine e percoche – ha evidenziato Luigi Catalano, agronomo e consulente tecnico del Comitato promotore – Le varietà coltivate, oltre 60 tra le più pregiate, assicurano una presenza sui mercati per oltre cinque mesi l’anno, da maggio a ottobre, con un disciplinare di produzione che racchiude tutto ciò che deve essere fatto per ottenere un prodotto di alta qualità. Non a caso, il disciplinare in fase di riconoscimento prevede requisiti stringenti di varietà, tracciabilità, tecniche agronomiche e sostenibilità ambientale”.

Un volano economico da oltre un miliardo di euro
Il valore della filiera non è solo storico e culturale, ma anche profondamente economico: 1,1 miliardi di euro è il valore complessivo generato dalla peschicoltura pugliese ogni anno, considerando produzione, lavorazione, logistica e servizi. “Questa è un’agricoltura che dà lavoro a circa 15.000 persone, con aziende specializzate, impianti moderni e un sistema logistico efficiente – ha sottolineato Giacomo Suglia Presidente di APEO –. Ma per fare il salto di qualità servono strumenti di riconoscimento forti e condivisi, come l’IGP. La Grande distribuzione organizzata ci chiede identità, tracciabilità e valore aggiunto: dobbiamo essere uniti per offrire un prodotto di vera eccellenza”.

L’importanza dell’identità territoriale
Nel corso dell’incontro si è ribadita l’unicità del contesto pedoclimatico del nord della Puglia, dove la vicinanza al mare, la luce intensa e la qualità dei suoli concorrono a generare frutti di grande gusto, colore e consistenza. “Il marchio IGP non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza – ha ribadito De Angelis –. Significa entrare in una nuova fase: più controllo, più qualità, più mercato. E soprattutto, significa costruire una narrazione autentica e coerente di ciò che la nostra pesca rappresenta per il territorio”.

Strutture e filiera già pronte alla sfida
Nel territorio compreso tra Barletta, Canosa, San Ferdinando, Trinitapoli e Cerignola, operano già 53 strutture di lavorazione, molte delle quali moderne, automatizzate e in grado di movimentare oltre 250.000 tonnellate di prodotto all’anno. Un’infrastruttura che, grazie a investimenti pubblici e privati, è pronta per accogliere le sfide di un’agricoltura sempre più orientata alla qualità certificata e alla sostenibilità.

Una prospettiva di filiera
Nel corso del dibattito, è emersa anche l’urgenza di fare sistema: unire produttori, confezionatori, tecnici e istituzioni per costruire una filiera coesa e competitiva. L’obiettivo non è solo ottenere il riconoscimento IGP, ma renderlo efficace, riconosciuto e cercato dai consumatori. “Le Identificazioni Geografiche sono uno strumento straordinario – ha ricordato Leonardo Odorizzi, Presidente Pesca IGP di Verona – ma funzionano solo se alle spalle c’è una comunità produttiva compatta e una visione comune. Non basta scrivere ‘Puglia’ sull’etichetta: dobbiamo far sì che quella parola significhi qualità, origine e valore”.

I rappresentanti del Comitato Tecnico Scientifico della Pesca di Puglia IGP

E a chiudere i lavori è intervenuto Luigi Trota dirigente sezione competitività delle filiere agroalimentari della Regione Puglia, che ha ribadito il pieno sostegno istituzionale a un percorso ritenuto strategico per l’intero comparto ortofrutticolo regionale: “La Pesca di Puglia IGP rappresenta un’opportunità concreta per rafforzare il legame tra territorio, qualità e mercato. La Regione è al fianco dei produttori in questo cammino di valorizzazione, perché crediamo fermamente che l’identità agricola pugliese debba essere tutelata e promossa, con strumenti che creano sviluppo vero e duraturo.”
La sfida è aperta. Ma la pesca di Puglia ha tutte le carte in regola per vincerla. E da Rimini, il messaggio lanciato è chiaro: il territorio è pronto, i produttori anche. Ora serve solo l’ultimo passo per trasformare un frutto in un simbolo.

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