Pere, la Grande Bellezza Italiana rilancia sulla qualità percepita

Odorizzi: “Conservazione naturale e comunicazione innovativa per riconquistare il consumatore”

Pere, la Grande Bellezza Italiana rilancia sulla qualità percepita

Puntare sulla qualità percepita per riconquistare il consumatore: è questa la strategia – più facile a dirsi che a farsi – che la rete de La Grande Bellezza Italiana sta portando avanti per valorizzare uno dei prodotti più complessi del reparto ortofrutta: la pera. A raccontarlo è Leonardo Odorizzi, socio fondatore della rete, che spiega come l’obiettivo sia quello di «alzare il livello dei consumi lavorando su gusto, soddisfazione e comunicazione».
Un nodo cruciale, secondo Odorizzi, è la conservazione: «Abbiamo scelto di utilizzare celle a conservazione dinamica naturale per le pere, anziché l’impiego del 1-MCP, noto per rallentare troppo il ciclo di maturazione e per aver dato negli anni una cattiva reputazione al prodotto dal punto di vista organolettico. Il nostro metodo, invece, consente alla pera di riprendere naturalmente il suo ciclo post-vendita, offrendo un’esperienza di consumo appagante».

Da sinistra, per la Grande Bellezza Italiana: Fabio Bergonzoni, Chiara Gaiardoni e Leonardo Odorizzi

Nel progetto sono coinvolte aziende altamente specializzate nella coltivazione e gestione del prodotto, come Bergonzoni Frutta fra le aziende della rete, che ha investito anche nei momenti difficili. «Oggi possiamo contare su oltre 10.000 tonnellate in conservazione dinamica – sottolinea Odorizzi – il che ci consente di lavorare con continuità per riportare le persone a mangiare le pere e, soprattutto, ad apprezzarle».
Il focus della rete è sulla William, varietà storica che Odorizzi ritiene ancora ricca di potenziale, anche per attrarre le nuove generazioni. Da qui è nata un’idea innovativa: un vassoio “autoparlante”, realizzato in cartone, con un pupazzetto illustrato generato con l’intelligenza artificiale e studiato per rendere il prodotto più friendly e coinvolgente. «È un approccio di comunicazione giocosa, sviluppato con la nostra Academy in questa primavera, che abbiamo già testato in alcuni punti vendita, dotati di monitor e strumenti digitali per animare il reparto. La prossima fase sarà estendere l’iniziativa alle catene interessate», racconta.

Secondo Odorizzi, il punto vendita è la nuova frontiera: «Il consumatore lo devi andare a cercare. Non è più scontato. La chiave è la collaborazione tra produttori e distributori: io preparo le pere buone, la catena le valorizza. Quando questo succede, il prodotto gira, funziona. E molti clienti ci dicono che sembra di tornare a mangiare le pere di una volta: si riscoprono profumi, aromi, la soddisfazione dei sensi. È un ritorno al passato in chiave moderna».
L’obiettivo è colpire anche il pubblico più giovane, stimolando curiosità e coinvolgimento attraverso una comunicazione integrata e un reparto che “parla”. «È uno schema nuovo, completamente diverso, ma che sta dando risultati incoraggianti. I test con diverse insegne hanno portato a un’impennata nei consumi e questo può essere uno stimolo anche per quei produttori che stanno perdendo fiducia nella pericoltura. Noi crediamo che questo comparto abbia ancora un futuro».

In particolare, la William, nonostante l’età continua a rappresentare un valore aggiunto sui banchi, ma ha bisogno di nuove chiavi di lettura per essere compresa e scelta.
«Lavorare su produzioni tipiche e consolidate offre un vantaggio agronomico e commerciale – conclude Odorizzi – perché si tratta di varietà che conosciamo in tutte le loro fasi, e per gestirle al meglio serve esperienza. Accorciamo i passaggi della filiera e li controlliamo con attenzione per garantire un risultato finale all’altezza delle aspettative. Solo così possiamo restituire valore alla pera e alla sua storia».