Il meglio di IFN
Pere: dalla giungla alla selva oscura il passo è breve
In alcune catene, indicare la corretta provenienza sembra un optional
Speriamo che Dante Alighieri non si rivolti nella tomba per aver preso in prestito una parte dei suoi versi più noti della Divina Commedia per il nostro corsivo. Ma dopo un mese di visite nei negozi della Gdo per capire cosa accadesse per il comparto pericolo nazionale, travolto dalle emergenze, non abbiamo potuto farne a meno. Infatti, dopo un anno, la giungla che avevamo rilevato sui mercati (per approfondimenti clicca qui) si è infittita e richiama lo smarrimento dantesco.
Continuando a parafrasare il Sommo Poeta è lecito affermare che “la diritta via è smarrita” o, meglio, la via della legalità, in quanto non è difficile imbattersi in situazioni che violano le norme di commercializzazione, soprattutto per quanto riguarda l’origine dei frutti posti in vendita.
Il caso più eclatante è spacciare prodotto straniero per italiano, una svista che potremmo giudicare come atto di buona fede a inizio campagna, quando nella frenesia dei nuovi allestimenti si possono perdere dei pezzi per strada, ma a fine novembre è inaccettabile.
Nella fattispecie, in un negozio Decana e Abate descritte come italiane nel cartellino segnaprezzi, nell’etichetta dell’imballaggio riportavano invece, rispettivamente, la provenienza di Belgio e Spagna. Stesso film in un altro punto vendita, con la Conference dichiarata italiana, ma in realtà proveniente dal Belgio. Per non dire nel cartellino “bipolare” che cita: “Pere Decana del Comizio 100% italiano” salvo poi essere smentito dalla scritta a fianco che specifica come l’origine in realtà siano i Paesi Bassi.
Per non sbagliare, in alcuni negozi nemmeno viene indicata l’origine per il prodotto sfuso (e, guarda caso, se si legge l’etichetta è sempre prodotto straniero) ma così facendo si viola la legge che obbliga ad esporre il Paese di provenienza.
In altre circostanze abbiamo nutrito forti dubbi che il prodotto esposto sia effettivamente italiano, soprattutto per quanto riguarda le varietà Decana, Abate Fétel e Conference, poiché le caratteristiche estetiche dei frutti sono diverse da quelle tipiche dei prodotti realizzati negli areali di produzione nazionale, ma fino a prova contraria sono solo congetture. Di certo trovare una cassetta senza nessuno tipo di etichetta ci fa sorgere qualche sospetto.
Chiaramente non vogliamo fare di tutta un’erba un fascio, perché nella maggioranza dei punti vendita visitati c’è massima trasparenza e concordanza fra segna prezzo ed etichetta. Tuttavia, certe pratiche, oltre che essere non conformi, sono irrispettose nei confronti di un intero comparto produttivo che sta attraversando una delle crisi più gravi di sempre e sarebbe interesse di tutti, in primis dei produttori, agire per far cessare queste pratiche.