Il meglio di IFN
«Pere, copriremo a malapena un terzo dei costi di produzione»
Vernocchi (Alleanza Cooperative): «Insufficienti i 10 milioni, ne servono almeno altri 70»
“Quest’anno i produttori di pere copriranno mediamente fra il 25 e 30% dei costi di produzione che nel frattempo sono schizzati a circa 20 mila euro ad ettaro. Inutile dire che senza un sostegno economico adeguato il comparto rischia seriamente il collasso”. Non usa mezzi termini Adriano Aldrovandi, Presidente della Società Consortile UNAPera e del Consorzio Opera, nel corso dell’evento “Non una pera in meno – come rilanciare una filiera strategica del Made in Italy”, organizzato dall’Alleanza Cooperative Agroalimentari presso la sede del Ministero dell’Agricoltura, alla presenza del Sottosegretario Patrizio La Pietra.
Aldrovandi analizza la situazione in dettaglio per IFN: “I pericoltori del Nord Italia (dove si concentra il 75% della produzione italiana) sono letteralmente allo stremo perché da cinque anni a questa parte, fra malattie (Maculatura Bruna), insetti alieni (cimice asiatica) calamità naturali di varia sorta (gelate tardive, grandinate e tornado) le abbiamo viste veramente di tutti i colori, e la produttività ad ettaro è letteralmente crollata (quest’anno non supera 7 ton/ha), tant’è che anche la liquidazione più generosa non potrà mai far tornare i conti aziendali. Non a caso in Emilia Romagna, che detiene da sola oltre il 50% della superficie complessiva, dal 2011 ad oggi c’è stato un dimezzamento da 24 a 13 mila ettari e questo inverno stimiamo di perderne altri 2-3 mila.”
Il bilancio della pericoltura è chiaramente in rosso ed è necessario considerare che un pereto non dà reddito solo a chi lo coltiva, ma genera un indotto (dai mezzi tecnici alla manodopera dei magazzini di lavorazione) di primaria importanza economica di interi areali. È evidente, quindi, la drammaticità della situazione che non riguarda solo i frutticoltori ma coinvolge la società civile concentrata in quegli areali.
Le risorse stanziate dal Ministero e le possibilità di rilancio del comparto
“È nostro dovere fare tutto il possibile per salvare quello che fino a poco tempo fa era un vanto della frutticoltura italiana in tutto il mondo – spiega Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta di Alleanza cooperative – tant’è che eravamo fra i leader mondiali di questa coltura. Negli ultimi anni invece le importazioni sono in continua crescita a causa soprattutto del cambiamento climatico che ha dato il via a tutte quella serie di sciagure che ben conosciamo”.
E insiste: “Pertanto, i 10 milioni stanziati dal Ministro sono un primo passo, ma non sufficiente a coprire le perdite. Sulla base delle nostre stime, l’indennizzo per ogni produttore sarebbe pari a meno di 1.000 euro per ettaro che si vanno ad aggiungere a quei 5.000 euro/ha di plv. Per dare un sostegno concreto ai pericoltori per questa annata sciagurata servirebbero 60-70 milioni di euro, in modo da arrivare a pareggiare almeno i costi vivi annuali. Quindi oggi abbiamo chiesto al Ministero di mettere in campo nuovi interventi nel 2024”.
La rinascita? Tecnologia e investimenti, ma ora servono ristori economici
“È evidente l’urgenza di un sostegno economico che dia fiato agli imprenditori in crisi di liquidità, - prosegue Vernocchi – consci del fatto che se si riesce a passare la burrasca c’è la possibilità di rilanciare il comparto utilizzando i fondi disponibili dal PSR e dai contributi OCM per realizzare nuovi impianti ‘resilienti’ al cambiamento climatico in atto. Ad esempio, introducendo nuovi portinnesti più vigorosi oppure adeguando gli impianti esistenti puntando su una difesa attiva attraverso reti anti-grandine o contro gli insetti. Ancora, introdurre sistemi di irrigazione che consentano la climatizzazione dei frutteti razionalizzando il consumo di acqua. Ma nell’immediato, non possiamo prescindere – ha concluso Vernocchi - da forme di sostegno diretto al reddito delle aziende agricole”.
E conclude: Il nostro obiettivo è chiaro, ed eventi come quello di oggi ci permettono di sensibilizzare ulteriormente la politica rispetto alla gravità della situazione del settore pericolo, che ribadisco è come un paziente moribondo: se non si interviene subito rischia di morire, con tutto ciò che ne consegue”.
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