Pere Abate: meglio non sottovalutare l’impollinazione

Ecco le strategie per evitare il Deficit di impollinazione

Pere Abate: meglio non sottovalutare l’impollinazione

Da anni stiamo affrontando la crisi della pericoltura in Emilia-Romagna, regione che ancora appresenta oltre il 60% della produzione nazionale. Le tematiche che si affrontano in termini di avversità sono svariate: dagli insetti alieni alle fitopatologie più nefaste, come la maculatura bruna. Spesso, però. non si dà la giusta importanza all’impatto dell’impollinazione sulla produttività dei pereti. 

Come ci si approccia all’impollinazione?
Intanto, bisogna evidenziare che la pericoltura italiana adotta sistemi di coltivazione basati sul monovarietale. Questo tipo di allevamento necessita di regolatori di crescita a base di gibberelline per favorire l’allegagione partenocarpica che non sempre porta a risultati positivi. Per questo conoscere, ad esmpio, l’impollinazione nelle diverse varietà di pero, a partire dall'Abate Fetel, diventa imprescindibile.

Ma chi sono i principali impollinatori del pero?
I pronubi osservati sui fiori sono api, sia domestiche - come Apis mellifera e Osmia cornuta - sia selvatiche che i ditteri sirfidi. Di frequente si nota, però, che il numero di insetti sul pero è inferiore rispetto ad altre colture, con conseguenze negative sull’impollinazione. Questo accade perché i fiori di pero hanno una concentrazione zuccherina bassa (circa 10%) e questo non aiuta ad attrarre gli insetti; ad esempio, il melo ha una concentrazione del 36% e il ciliegio anche del 50%. Quindi, se attorno ai pereti ci sono altri frutteti, i pronubi tendono a snobbare il pero. 

Altro aspetto limitante è il breve periodo di fioritura, che dura tra 10 e 15 giorni, e coincide con l’inizio di aprile, periodo che nelle ultime stagioni ha fatto registrare basse temperature, mentre le temperature miti sono quelle ideali per gli impollinatori, che sono infatti attivi a partire da circa 15°C.
Quando le condizioni non sono ideali, il rischio è di andare incontro a deficit di impollinazione. Nel 2023, nell’ambito del progetto Agritech finanziato con i fondi Pnrr NextGenerationEu, i ricercatori del Distal dell’Università di Bologna, in collaborazione con UnaPera, hanno studiato il deficit di impollinazione del pero Abate Fetel in Emilia-Romagna. Lo studio è stato svolto in 16 aziende dislocate sul territorio delle province di Modena, Ferrara e Ravenna, tre importanti aree di produzione per la Pera Igp dell’Emilia-Romagna, come riporta la rivista di frutticoltura ed ortifloricoltura. I risultati evidenziano in media un deficit di impollinazione di circa il 20%. Un dato che, correlato agli andamenti produttivi, evidenzia chiaramente come la mancanza di una adeguata impollinazione porti ad un calo significativo della produzione.

Come si può limitare il deficit di impollinazione?
Intanto è fondamentale aumentare il numero di pronubi selvatici creando spazi verdi ideali, come siepi e rovi. E, successivamente, introdurre api allevate per aumentare le possibilità di impollinazione, cosiderando che queste ultime sono in grado di volare anche in condizioni climatiche più avverse.
 

Fonte: Rivista di frutticoltura e ortofloricoltura; L. Lenzi, F. Sgolastra