Dal campo
«Per sviluppare i frutti di bosco occorre cambiare approccio»
Barbara Allisio (Berryway): «Senza programmazione con la Gdo è impossibile gestire la complessità»
“Per i frutti di bosco è stata una annata complicata, soprattutto per quanto riguarda il prodotto di importazione a causa dei noti problemi di carattere climatico – a partire da El Niño – che hanno provocato una carenza cronica di prodotto. Questa situazione, già di per sé difficile, non è stata certamente agevolata dalla Gdo italiana”. Così, in sintesi, dichiara Barbara Allisio responsabile acquisti e vendite di Berryway, azienda con sede a Saluzzo (Cuneo) specializzata nella produzione e commercializzazione dei frutti di bosco.
Effettivamente i dati complessivi del 2023 relativi alle vendite nei canali Iper+Super, mostrano un calo a volume di circa il 4% a fronte di una crescita a valore dell’11%. Difatti un forte effetto inflattivo comune a diverse altre categorie del reparto. Entrando nel dettaglio, nell’ultimo quadrimestre si evidenzia una diminuzione significativa dei volumi, mese dopo mese, a causa di un aumento notevole dei prezzi al pubblico (oltre il 40%) rispetto all’anno precedente.
“I dati, in un settore dove la totalità del prodotto è venduto confezionato, sono attendibili – sottolinea Allisio – e confermano le dinamiche commerciali che abbiamo dovuto affrontare. Era difficile prevedere che gli effetti del Niño nei confronti delle produzioni del Sud America fossero così nefaste, ma occorre sottolineare come diverse realtà distributive abbiano continuato a sottovalutare la situazione nonostante gli avvertimenti. Infatti, c’è ancora la tendenza a evitare di programmare le forniture privilegiando, invece, acquisti spot da diversi produttori. Nei mercati maturi come quello anglosassone è l’esatto contrario. I buyer appena hanno capito l’entità della situazione hanno chiuso i contratti, per non rischiare di rimanere con gli scaffali vuoti, anche a discapito di alcuni punti di marginalità per contenere il prezzo al consumo”.
“In Italia, invece, il prezzo di partenza, in mancanza di una accurata programmazione, è stato più alto e la maggior parte delle catene ha riversato gli aumenti al consumo. Inevitabilmente le rotazioni sono diminuite, mentre gli sfridi sono aumentati e di conseguenza lo spazio espositivo, già di per sé risicato, in diverse realtà si è ridotto ulteriormente. Un effetto domino che rischia di disaffezionare i consumatori abituali che corrono il rischio di acquistare un prodotto ‘stanco’ alle scarse qualità organolettiche. Se si prosegue per questa strada invece che fare un passo in avanti ne faremo due indietro”.
Una situazione che avevamo analizzato attraverso un recente articolo (clicca qui per leggerlo) e che va contro ogni logica se si considera che siamo di fronte ad una delle categorie in grado di sviluppare fatturati importanti a fronte di una spazio espositivo contenuto (clicca qui per approfondire).
“Sono poche le catene che stanno sviluppando la categoria inserendo, per esempio, una linea premium – specifica Allisio – che è il core business di Berryway. Non a caso i risultati ottenuti sono molto interessanti a dimostrazione di come i frutti di bosco abbiano enormi potenzialità di sviluppo, impossibili da cogliere se non si investe in programmazione e gestione a negozio”.
Volgendo uno sguardo al futuro non mancano le incognite: “Storicamente i primi mesi dell’anno sono i più complicati perché dipendiamo totalmente dal prodotto d’importazione, e, al netto di imprevisti climatici, i prezzi nei prossimi anni saranno mediamente più alti rispetto alle ultime stagioni caratterizzate da valori eccessivamente bassi che non coprivano i costi di produzione. Per quanto ci riguarda, manterremo il focus nell’offrire un prodotto di alta qualità estendendo più possibile la campagna italiana”.
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