Dal campo
Patate, campagna 2024 iniziata in salita nel bolognese
Venturi (Confagricoltura): «Superfici dimezzate in due anni, serve sostegno alla filiera»
La campagna 2024 della patata non è iniziata nel migliore dei modi nel Bolognese, uno degli areali italiani più vocati a questa coltura. Diverse sono infatti le cause secondo l’analisi di Confagricoltura Bologna: difficoltà nel reperimento delle patate da seme, il cui prezzo è aumentato del 30%, oltre ai continui problemi fitosanitari che da anni colpiscono le produzioni pataticole. E poi le importazioni: tanta merce estera finisce sui banchi della distribuzione italiana, determinando una competizione – soprattutto sul prezzo – difficile da sostenere per i produttori bolognesi. Questo ha portato a un continuo calo dei terreni coltivati: stando ai dati elaborati dai tecnici di Confagricoltura Bologna la superficie adibita alla coltivazione della patata è calata del 50% negli ultimi due anni. Entrando ancor più specifico, dal 2022 al 2024 si è passati da 1102 ettari ai 523 coltivati di questa campagna per quanto riguarda, invece, i produttori affiliati ad Agripat, che rappresenta il 95% della produzione pataticola regionale.
“La situazione non è delle più rosee, inutile girarci intorno - commenta Davide Venturi, presidente di Confagricoltura Bologna – La campagna sta muovendo i primi passi, non è certo il momento di stilare bilanci, ma le criticità della filiera sono evidenti e le imprese agricole specializzate nella produzione delle patate sono in difficoltà. Se le cose non cambieranno la coltura della patata, da sempre motivo di vanto dell’agricoltura bolognese e regionale, rischia di ridursi ai minimi termini”.
Come detto, per questa campagna le difficoltà si sono manifestate sin dal reperimento del se-me: l’inverno piovoso in Nord Europa ha infatti influenzato la sua disponibilità e, vista la scarsa quantità, ne ha aumentato il costo fino al 30%. Inoltre, da un punto di vista fitosanitario, le minacce arrivano dalla peronospora, senza tralasciare il ferretto.
“Oltre a questi fattori, che stanno condizionando l’inizio della campagna - commenta Luca Mattei, nuovo membro di giunta di Confagricoltura Bologna e vicepresidente di Agripat - è importante evidenziare anche l’importazione eccessiva. Se lo scorso anno il settore italiano era stato in grande difficoltà a causa del maltempo ed era stato necessario aprire le porte ai tuberi egiziani o francesi, ora bisogna cercare di porre un freno a tutto questo e di valorizzare maggior-mente la filiera nazionale, di cui quella bolognese ricopre un ruolo di primo piano. Difficilmente riusciremo a essere autosufficienti, ma è fondamentale contrastare le importazioni massicce e vigilare sulla corretta vendita del prodotto italiano e di quello importato”.
In questo percorso di rilancio della filiera pataticola, le Istituzioni – nei vari livelli – possono giocare un ruolo fondamentale: i produttori devono essere messi in condizione di poter essere competitivi, una coltura strategica come la patata deve essere tutelata, anche rispetto al pro-dotto importato.
Confagricoltura Bologna rivendica quindi un supporto per gli imprenditori agricoli, “tenendo conto che la coltura della patata richiede circa 10-12 mila euro di spesa ad ettaro. Una cifra importante - spiega il presidente Venturi - che ovviamente l’agricoltore valuta attentamente se investirla per poter avere il giusto ricavo. È fondamentale intensificare i tavoli di incontro con le Istituzioni locali e non solo, con focus specifici sulle criticità di mercato e agronomiche, affinché la coltura della patata possa continuare ad essere una delle colonne portanti dell’agricoltura bolognese”. (aa)
Ufficio Stampa Confagricoltura Bologna