Ortofrutta a residuo zero, italiani sempre più attenti e la Gdo può aiutare

Il Monitor Ortofrutta di AgroTer conferma il trend: l’esempio lampante è il pomodoro

Ortofrutta a residuo zero, italiani sempre più attenti e la Gdo può aiutare

Lanciato il brand “Paniere Zero Residui” per valorizzare l’offerta del segmento in Gdo: una rete di imprese pronta a mettersi in gioco per costruire una nuova categoria di frutta e verdura. Paniere Zero Residui parte con 14 famiglie di prodotti: pomodoro, cocomero, frutti di bosco, zucca, carota, melone, agrumi (limoni, arance, clementine), radicchio, funghi, finocchio, fiori commestibili, baby leaf, insalate, zucchine. La rete di imprese è in grado proporre al retail anche un’isola dedicata a punto vendita, dove il cliente può trovare tutti gli articoli con il brand Paniere Zero Residui. Un modo per dare visibilità all’allestimento, trasmettendo il valore di una proposta commerciale innovativa e sostenibile.

Si tratta di un contratto di rete tra operatori del settore, che è un progetto ancora aperto ad altre realtà che, grazie al nuovo brand, ha l’obiettivo di veicolare in distribuzione l’offerta a residuo zero. La presentazione ufficiale è avvenuta a Fruit Logistica, dove Marco Pacifico, presidente della rete d’imprese Paniere Zero Residui, e Sara Menin, membro del comitato esecutivo, hanno alzato il sipario sul nuovo marchio.

Da sinistra verso destra: Marco Pacifico, Roberto Della Casa e Sara Menin

Come emerge da una recente indagine del Monitor Ortofrutta di AgroTer, il residuo zero piace agli italiani. Esempio eclatante il pomodoro: i consumatori potendo scegliere un solo attributo garantito, chi fa la spesa propende nel 27% dei casi per “l’assenza di residui di pesticidi” (era il 22% nel 2018), opzione seconda solo al “gusto in linea con le mie aspettative” (38%) e davanti a provenienza (16%), tracciabilità di filiera (8%) e prezzo più basso a parità di qualità (7%). Segnali incoraggianti che hanno spinto L’Insalata dell’Orto ed Evergreen Group a lanciare il progetto Paniere Zero Residui. 

Da sinistra verso destra: Cinzia Busana, Raffaella Busana (Insalata dell'orto) e Marco Pacifico

Le evidenze della ricerca
Illustrata da Roberto Della Casa, direttore scientifico del Monitor Ortofrutta di AgroTer, ha approfondito la percezione del consumatore rispetto all’offerta a residuo zero. A parità di prezzo e qualità, una produzione in cui sia garantita l’assenza di residui di sostanze chimiche al momento della vendita è preferita dall’8,3% dei consumatori italiani e sono soprattutto le donne ad essere sensibili a questo aspetto (9,3%). Inoltre, il 60% dei consumatori sostiene di preferirebbe trovare tutti i prodotti a residuo zero in un’apposita area dedicata all’interno del punto vendita.

Plauso all'iniziativa è arrivato anche da Giovanni Sansone, responsabile acquisti ortofrutta di Dimar, che intervenuto in collegamento ha evidenziato la chiarezza della proposta, anche con riferimento alla garanzia sui residui all'atto della raccolta, corroborata dalla aggregazione sul sul piano delle regole che dell'interlocuzione commerciale. Relativamente all'esposizione, Sansone ha sottolineato come Dimar da tempo prediliga l'affiancamento alle referenze della stessa famiglia piuttosto che il raggruppamento in aree dedicate, come già avvenuto per il biologico, mentre, relativamente a quest'ultima categoria, ha evidenziato la necessità di rendere il residuo 0 complementare nella formulazione dell'offerta, cercando di superare le difficoltà incontare in un binomio per certi versi analogo, come quello fra IV gamma e vertical farm.

Perché investire nel residuo zero
“Il consumatore cerca messaggi chiari e immediati, crediamo che il residuo zero sia una risposta valida, che possa promuovere una filiera sempre più sostenibile – spiegano Pacifico e Menin -. Crediamo nella creazione di un nuovo segmento di mercato che raccolga i prodotti ortofrutticoli che al momento della raccolta non hanno trattamenti chimici. Una nuova garanzia certificata da comunicare in modo sinergico al consumatore: per questo vogliamo fare squadra in primis tra i produttori, aggregando l’offerta, e poi lavorare assieme alla Gdo per aumentare la visibilità di questi prodotti al consumo. Noi come Paniere proponiamo uno step in più: oltre alla propria certificazione, un’impresa per entrare nel Paniere Zero Residui deve accettare il disciplinare interno, in modo da rendere uniformi gli standard e poter dare al consumatore la certezza di ciò che sta acquistando”.