Dalla distribuzione
Ortofrutta a 0,99 euro al chilogrammo: «È concorrenza sleale»
L'intervento di un operatore sul fenomeno che è assolutamente «da limitare»
L’articolo della scorsa settimana in merito alla cattiva pratica di vendere ortofrutta a 0.99 euro al chilogrammo (clicca qui per leggerlo) - in barba alle norme igienico-sanitarie, sulla qualità commerciale e sulla legislazione fiscale - ha generato un acceso dibattito sulle nostre pagine social.
In particolare, l’articolo ha catturato l’attenzione dei dettaglianti che si sono divisi un due fazioni: quelli che biasimano questi esercenti e quelli che in qualche modo li giustificano affermando come sia nella facoltà del commerciante potere vendere un prodotto di bassa qualità ad un prezzo popolare.
Entrambe le posizioni sono accettabili, a patto che vengano rispettate le norme di commercializzazione; viceversa si giustifica chi lavora e commercializza ortofrutta nell’illegalità.
A tal proposito sono interessanti una serie di considerazioni che sono giunte alla redazione di IFN da parte di un fruttivendolo del Nord Italia che ha preferito rimanere anonimo.
Il tema dello 0.99 selvaggio va purtroppo avanti da diversi anni e, la cosa che più mi stupisce, è come sia possibile che nessuno intervenga per limitare il fenomeno che è, a tutti gli effetti, concorrenza sleale nei confronti di quei dettaglianti che operano nella totale legalità. Per esempio, nel mio negozio ho realizzato un piccolo laboratorio per la preparazione dei piatti pronti (non mi dilungo sul tipo di investimento sia in termini economici che burocratici) che mi comporta l’ispezione da parte dell’ASL almeno quattro volte all’anno. Per carità, è una procedura giustissima visto e considerato che somministro prodotti alimentari al pubblico, ma perché non ispezionano anche i negozi che vendono della merce che sarebbe da buttare nel bidone dell’immondizia?”
L’operatore continua con il suo commento, domandandosi come certi dettaglianti riescano a vendere merce a 0,99 euro al chilogrammo.
Sicuramente saranno molto abili a comprare ma nella mia attività - considerando i salari dei dipendenti, tasse, bollette e vari adempimenti per starci dentro - devo applicare un ricarico del 70-75% per poter pagare tutti i miei costi ed avere un minimo di guadagno. Poi, è nella logica commerciale proporre prodotti civetta a prezzi competitivi, a patto di rispettare le regole. Nel mio caso, se l’esposizione esterna al negozio (per la quale pago il canone al Comune) supera di poco lo spazio prefissato, rischio di incappare in una multa. Quindi mi sembra che ci sia una sperequazione fra chi lavora nella legalità ed è iper-controllato e fra chi non rispetta le regole come se nulla fosse”.
La cosa anomala è che questo malcostume è particolarmente diffuso nel settore ortofrutticolo mentre negli altri generi alimentari, come la macelleria, non si verificano queste anomalie, o per lo meno non con questa frequenza. È proprio vero che nell’ortofrutta nulla è impossibile.
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